La fotografia Kirlian prende il nome da Semyon Kirlian. In origine nota come elettrografia è una tecnica fotografica conosciuta già dal 1899 da Czech B. Navratil che ne coniò il nome. In seguito, nel 1896 uno sperimentatore francese, H. Baravuc, realizzò elettrografie di mani e foglie.
Nel 1898, l’ingegnere russo Yakov Narkevich-Iodko mostrò l’elettrografia alla quinta mostra della Russian Technical Society. Nel 1939, due cechi, S. Pratt e J. Schlemmer pubblicarono fotografie che mostravano un bagliore attorno a delle foglie.
Nello stesso anno, l’ingegnere elettrico russo Semyon Kirlian e sua moglie Valentina Chrisanovna Kirliana svilupparono la stessa tecnica costruendo un apparato che prese poi il loro nome, dopo aver osservato un paziente che stava ricevendo una cura da un generatore elettrico ad alta frequenza nell’ospedale di Krasnodar. Notarono che quando si avvicinavano gli elettrodi alla pelle del paziente si vedeva un bagliore simile a quello di un tubo di scarico al neon.
Alcuni ritengono che l’immagine ottenuta grazie alla camera Kirlian cosi il nome dato all’apparato, ritragga una sorta di “aura vitale”, un’emanazione energetica che alcune filosofie orientali ritengono circondi tutti gli esseri viventi.
L’ingegnere russo Kirlian nel 1961 pubblicò un articolo dove spiegava come una pellicola poteva essere impressionata ponendola in un sandwich composto da due elettrodi ad alta tensione frapponendo tra di essi l’oggetto da “fotografare”.
Grazie a questo tipo di fotografia, alcuni hanno ipotizzato che si potessero ricavare informazioni sullo stato psico fisico di un soggetto, semplicemente esaminandone l’aura Kirlian. La tecnica utilizzata in campo “paranormale” avrebbe sottolineato la presenza o meno di particolari poteri psichici del soggetto sotto esame ma queste tesi non sono mai state supportate da rigorosi studi scientifici.
L’effetto Kirlian comunque è tutt’altro che sconosciuto, si tratta di una luminescenza che si produce quando un gas, quindi anche l’aria che è una miscela di gas, viene sottoposto a una tensione elettrica elevata che provoca la ionizzazione del gas causando la luminescenza che viene catturata dall’apparato.
La luminosità non viene quindi prodotta dal soggetto analizzato, ma fornita grazie alla scarica di corrente, l’effetto, noto ai fisici, viene chiamato “effetto corona”. Nulla di misterioso o di soprannaturale quindi, non ne abbiano a male i tanti cultori del paranormale.
Fonte: CICAP; Wikipedia; Queryonline