Gli storici si sono lungamente arrovellati sui motivi che indussero Stalin a sottovalutare le fonti affidabili che anticiparono largamente l’Operazione Barbarossa, ovvero l’invasione dell’URSS da parte delle armate germaniche.
Fin quasi agli ultimi giorni Stalin credette di poter irretire ancora Hitler al punto di confidare all’ambasciatore tedesco che liquidava le informative sulla presunta invasione tedesca come manovre dei servizi segreti occidentali volti a minare il trattato di non belligeranza russo-tedesco.
Eppure i campanelli d’allarme erano stati numerosi ed inequivocabili. Risulta inverosimile che lo Stato Maggiore sovietico ignorasse la presenza di ben 153 divisioni tedesche lungo il confine tra i due paesi, ritenuto sicuro in virtù del trattato d’amicizia in vigore. Centocinquantatré divisioni sono una massa enorme di soldati e mezzi, impossibili da mascherare soprattutto in una situazione morfologica caratterizzata dalle vaste pianure polacche.
Come se non bastasse ancora prima, nell’autunno del 1940, Stalin aveva ricevuto direttamente da Churchill le prime informazioni sui preparativi di invasione nazista.
Erano informazioni di prima mano che l‘Intelligence Service aveva ricevuto da un agente di nazionalità tedesca Paul Thummel. Costui era un amico di infanzia di Himmler e si era fatto reclutare dal servizio segreto britannico non per motivi ideali ma esclusivamente per soldi. Tuttavia le sue informazioni erano risultate sempre molto precise. Un giorno di novembre del 1940, Thummel era stato a pranzo con Himmler e si era lamentato della pessima qualità del pane.
Il potente gerarca nazista aveva sorriso, rispondendo: “Presto risolveremo anche questo problema. Daremo ai nostri panettieri dell’ottima farina. Farina sovietica.” Non c’era bisogno di un genio per capire cosa intendesse esattamente Himmler. E di fatti l’agente A54 (il nome in codice di Thummel) dopo alcuni giorni riuscì a far pervenire a Londra la notizia che l’Operazione Barbarossa sarebbe scattata nella primavera del 1941.
Questa fu l’ultima informazione che Thuemmel passò all’Intelligence Service, qualche tempo dopo infatti fu arrestato dalla Gestapo, internato in un campo di concentramento, dove fu giustiziato con un colpo di pistola alla nuca il 20 aprile 1945, pochi giorni prima che il lager venisse liberato dalle forze alleate. Churchill valutò l’ultima informazione di A54 molto positivamente, da tempo l’Inghilterra era di fatto sola a sostenere la guerra contro la Germania nazista e la possibile apertura di un fronte orientale rappresentava per lo statista inglese l’unica possibilità per non soccombere. Inviò pertanto questa informativa alla diretta attenzione di Stalin che però non ne tenne conto e continuò il suo pericoloso flirt con i nazisti.
Nei mesi che seguirono un altro agente segreto di nazionalità tedesca, ma stavolta al soldo del servizio segreto russo trasmise un nuovo concreto avvertimento di cosa stesse bollendo in pentola sul confine orientale, si trattava di Rudolf Roessler.
Questi contrariamente a Thuemmel era un fervente antinazista che fuggendo dalla Germania si era trasferito in Svizzera, a Lucerna, dove era diventato direttore di una casa editrice specializzata in opere anti naziste.
Era stato reclutato da Alexander Rado, il capo della rete spionistica sovietica che operava in Svizzera. Le informazioni che Roessler passava ai sovietici erano tutte molto affidabili ed egli non volle mai rivelare le sue fonti, probabilmente elementi molto vicini ai vertici politici ed economici del regime nazionalsocialista.
Roessler venuto a conoscenza che Hitler aveva emanato la Direttiva n. 21 per intensificare i preparativi in vista dell’invasione informò Rado che fece rapporto a Mosca.
Ancora una volta Stalin ignorò la preziosa comunicazione. I segnali erano cosi numerosi e diversificati che ancora oggi è strabiliante l’impreparazione dell’apparato militare sovietico nel momento dell’attacco tedesco.
Ancora per citare un ultimo episodio la sera del 19 giugno 1941, cioé due giorni prima dell’attacco tedesco all’URSS, un convoglio ferroviario merci che trasportava 4.000 tonnellate di gomma lasciò Brest Litvosk e si inoltrò nel territorio del Reich.
Si trattava di una fornitura talmente importante che gli Alti Comandi germanici erano intenzionati a posticipare l’ora H di qualche giorno pur di riceverla. Non c’è ne fu bisogno. I russi si lasciarono convincere a consegnare la merce un mese prima di quanto prevedevano gli accordi commerciali in vigore tra i due paesi. Nessun campanello d’allarme invece sembrava scuotere gli stessi russi per le scuse molto spesso banali, con le quali da qualche mese, non venivano inviate le contropartite di materiale bellico per l’URSS previste dagli stessi accordi commerciali.
Insomma segnali militari, di intelligence e commerciali concordavano tutti nella direzione di un’imminente aggressione nazista eppure i vertici militari sovietici si fecero prendere con le mutande abbassate. Una delle ragioni probabilmente era dovuta all’autentico terrore che incuteva Stalin a chiunque osasse contraddirlo ed il dittatore sovietico aveva deciso di non credere ad un’invasione nazista perlomeno in tempi cosi ravvicinati.