Con la nuova direttiva che l’amministrazione Trump ha impartito alla NASA per tornare sulla Luna e stabilirvi una presenza permanente, i progetti elaborati durante l’era Obama per l’esplorazione umana di Marte hanno necessariamente subito un rallentamento. La NASA ha quindi elaborato un nuovo progetto che salva parzialmente quanto già stabilito per le missioni su Marte, convertendo l’idea del Deep Space Gateway nel Lunar Gateway che sarà una base spaziale in orbita cislunare che funzionerà come piattaforma operativa per l’esplorazione della superficie lunare in attesa di costruire sul nostro satellite una base permanente.
Il Lunar Gateway potrà poi essere facilmente ampliato per divenire il Deep Space Gateway che servirà da base di lancio per le missioni destinate su Marte.
Molti sostenitori delle missioni umane su Marte avevano inizialmente lanciato un grido d’allarme in relazione alle spese necessarie per il ritorno umano sulla Luna, temendo che l’investire cifre significative sul ritorno alla Luna potesse ritardare l’avvio delle missioni esplorative umane del pianeta rosso.
Con l’attuale SPD-1 diramata dall’amministrazione Trump, la NASA si sta impegnando nel portare sul nostro satellite naturale una presenza stabile e, potenzialmente, a lungo termine. L’agenzia ha avviato la progettazione di lander lunari di nuovo genere, compresi i nuovi, grandi lander necessari per le missioni umane sulla superficie lunare previste entro la fine degli anni ’20, oltre alla realizzazione della struttura Lunar Gateway che opererà in orbita cislunare.
Durante una tavola rotonda tenutasi il 13 novembre al National Press Club per discutere della possibilità di portare esseri umani su Marte entro i prossimi 25 anni, sono stati molti coloro che si sono espressi a favore del nuovo programma lunare come palestra per sviluppare e testare le tecnologie necessarie a portare in sicurezza gli astronauti su Marte.
“Ero davvero scettico, ma il progetto presentato dalla NASA contiene sono significativi crossover“, ha detto Rick Davis, assistente al coordinamento nella Direzione della missione scientifica della NASA per la scienza e l’esplorazione. Secondo lui, le missioni lunari potranno affrontare alcune delle sfide tecnologiche che bisogna superare per andare su Marte, dai sistemi di supporto vitale alla costruzione degli habitat.
“Il know how e l’esperienza che acquisiremo durante la campagna lunare potranno portarci su Marte molto prima di quanto la maggior parte della gente probabilmente pensa“, ha detto.
“Oggi è molto più chiaro,” ha spiegato successivamente, ” di quali tecnologie avremo bisogno per andare su Marte, e se pure andare sulla Luna non è un requisito necessario per effettuare il balzo verso Marte, quello che impareremo durante le missioni lunari ci permetterà di minimizzare i rischi di una missione complessa come il primo viaggio umano su Marte.”
Davis ha poi citato, a titolo di esempio, lo sviluppo dei rover, spiegando che, per una serie di ragioni, un rover lunare e un rover marziano non potranno essere identici ma saranno, però, simili al 70 o all’80 percento, quindi l’esperienza compiuta sulla Luna ci aiuterà molto in questo senso. Ovviamente, i sistemi di entrata in orbita, discesa nelle rispettive atmosfere e di atterraggio necessari per le missioni su Marte non potranno essere efficacemente testati date le differenze in termini di gravità e di densità atmosferica.
“La luna è l’unico luogo nello spazio profondo, oltre le fasce di Van Allen, dove possiamo fare pratica” ha commentato James Garvin, capo scienziato presso il Goddard Space Flight Center della NASA, durante il panel. “La Luna ci offre quel terreno di prova e l’esperienza di addestramento necessari per mettere a punto i sistemi in modo che lavorino correttamente con la ragionevole certezza che restino efficienti durante i tre anni necessari ad una missione su Marte.”
Garvin ha illustrato un altro esempio di come le missioni lunari potranno supportare l’esplorazione successiva di Marte sostenendo che, se risorse come il ghiaccio d’acqua possono essere estratte e utilizzate sulla luna, sarà ancora più facile farlo su Marte. “Penso che le missioni sulla Luna saranno strettamente connesse con quelle destinate su Marte“.
Davis ha, inoltre, sottolineato la necessità di un programma “integrato” che tenga conto delle esigenze delle successive missioni su Marte durante la pianificazione delle missioni lunari. “Riteniamo che, dalle missioni lunari, sarà possibile ottenere importanti ma tutto dovrà essere pianificato e gestito, altrimenti rischieremo di impantanarci sulla Luna e rimandare l’esplorazione di Marte a chissà quando.