Le nuove frontiere dei vaccini

La ricerca di nuovi vaccini è sempre di più l'unica risposta efficace e determinante contro pandemie ed epidemie che si susseguono con ritmi sempre più incalzanti

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Mentre il mondo è in attesa spasmodica di un vaccino sicuro ed efficace contro SARS-Cov-2, in grado di debellare la pandemia che fino ad oggi ha colpito, secondo i dati ufficiali, 35 milioni di persone nel mondo, causando oltre un milione di vittime, il futuro dei vaccini marcia seguendo tre direttrici: universalità, maggiore efficacia e facilità di somministrazione.
E’ ormai in arrivo il primo vaccino anti influenzale che non si avvale del rinforzo di sostanze adiuvanti ma di un maggiore dosaggio della molecola responsabile della risposta immunitaria. Questo vaccino dovrebbe conferire maggiore efficacia e sicurezza facendo diminuire, soprattutto tra gli anziani, i rischi di complicanze e polmoniti.
La ricerca persegue comunque la realizzazione di un vaccino in grado di prevenire tutti i ceppi influenzali senza dover rincorrere ogni anno le mutazioni dei patogeni. Allo studio ci sono anche vaccini che cercano di raggruppare un’unica risposta immunitaria per i diversi tipi di meningite. Per facilitare la vaccinazione, inoltre, si stanno studiando nuove forme di somministrazione come spray e cerotti.
Gli scienziati non demordono nella ricerca, per adesso vana, di un vaccino contro l’HIV o contro l’epatite C, nonostante esista, per quest’ultima, una cura per eradicare la malattia una volta contratta. Un’altra area sempre più importante è quella delle infezioni batteriche resistenti agli antibiotici. Per cercare di prevenire queste infezioni si segue la stessa strada del tetano e della pertosse, ovvero si insegna al sistema immunitario ad uccidere le tossine responsabili dei sintomi, disarmando i batteri anche senza eliminarli.
Una grande attenzione è rivolta anche ad un possibile vaccino contro il virus respiratorio sinciziale responsabile di bronchioliti e polmoniti in circa 60 milioni di persone nel mondo e di almeno 160.000 morti ogni anno. Questa malattia che colpisce soprattutto i bambini potrebbe essere contrastata se i vaccini in fase di studio basati su anticorpi monoclonali si rivelassero efficaci.
Per la verità più che un vero vaccino questa soluzione rappresenterebbe una protezione passiva sufficiente a superare senza rischi il periodo nel quale la malattia è più pericolosa. Non meno importante è il fronte dei cosiddetti “vaccini terapeutici” che potrebbero riuscire ad estirpare malattie come le epatiti croniche da virus B oppure le recidive di herpes simplex. Per entrambi questi vaccini siamo già nelle prime fasi della sperimentazione.
Le nuove frontiere dei vaccini però non si limitano alle malattie infettive ma esplorano percorsi di protezione per malattie neurologiche e cardiovascolari. Un successo in questi campi rappresenterebbe una vera e propria svolta epocale per le strategie di prevenzione. Le nuove tecnologie giocano un ruolo fondamentale nei vaccini del futuro. Allo stato attuale però le vecchie tecnologie sono tutt’altro che superate e quando ci si appresta ad ideare un nuovo vaccino i ricercatori si basano su piattaforme già collaudate.
Una di questa è estrarre gli antigeni ovvero una proteina in grado di essere riconosciuta dal sistema immunitario come estranea o potenzialmente pericolosa scegliendo le componenti più adatte per una risposta efficace e persistente. Un’altra tecnica ampiamente consolidata da quasi trenta anni è il DNA ricombinante. In questo caso si intende una molecola di DNA creata artificialmente. Il primo risultato in questo senso lo ottiene nel 1972 Paul Berg, il quale ricombina due sezioni di molecole prese da due diversi virus: un evento che influenzerà profondamente lo sviluppo della biologia molecolare negli anni a venire.
Antesignano di questa strategia è stato il vaccino contro l’epatite B. La tecnologia a DNA ricombinante è usata anche contro l’influenza mentre ci sono studi per elaborare con questa piattaforma vaccini contro malattie endemiche ed insidiose come la malaria e la dengue.
Un cambio di paradigma nell’ideazione di vaccini si deve negli ultimi anni ad uno scienziato italiano Rino Rappuoli, attualmente  direttore scientifico e responsabile della attività di ricerca e sviluppo esterna presso GlaxoSmithKline (GSK) Vaccines di Siena. Rappuoli ha abbattuto il muro tra vaccinologia e genomica riuscendo a realizzare, tra l’altro, il vaccino contro il meningococco B che nonostante ricerche decennali sembrava inarrivabile.
E’ indubbio che una forte spinta all’innovazione nell’ambito dei vaccini è avvenuta in seguito allo scoppio di importanti epidemie (ebola, zika, SARS e MERS). Lo stesso sta accadendo oggi a causa della pandemia di Covid19. Queste crisi ha messo in luce l’esigenza di avere vaccini in tempi rapidi, abbattendo drasticamente i 5-10 anni normalmente necessari per la messa a punto e la produzione industriale di un vaccino efficace e sicuro.
Rimangono però intatte le difficoltà di una produzione industriale su larga scala, particolarmente necessaria quando dobbiamo rispondere ad una pandemia e soprattutto ad un’equa distribuzione di questa risorsa anche nei paesi meno sviluppati e poveri che non possiedono il know how e le risorse finanziarie per “iscriversi” alla gara della ricerca del vaccino giusto e sicuro.
fonti: Le Scienze, ottobre 2020, edizione cartacea; alcune voci di Wikipedia

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