di Massimo Zito
Impazza sui social l’immagine delle quattro atlete azzurre, italiane per scelta e sentimento anche se non per nascita, che hanno trionfato nella staffetta 4×400 ai giochi del Mediterraneo. Il grande impatto mediatico che stanno conoscendo le nostre brave e belle atlete è completamemte meritato e legittimo se non fosse che la politica ha subito strumentalizzato il fatto per i propri fini: esponenti della maggioranza e dell’opposizione, intellettuali impegnati o pseudotali aderenti ad una parte o all’altra si sono subito appropriati dell’immagine delle ragazze trionfanti che portano in alto il tricolore per arruolarle a sostegno delle proprie tesi.
Tutti questi personaggi dimenticano che Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo e la campionessa europea Libania Grenot, sono solo una parte di un movimento più vasto, quello della nostra atletica leggere, che dopo anni di umiliazioni sta finalmente rialzando la testa facendoci sperare in un ritorno ai fasti dell’epoca in cui Pietro Mennea e Sara Simeoni erano i simboli di un movimento di tutto rispetto ad ogni livello.
Si, perchè ai giochi del mediterraneo sono molti i nostri ragazzi andati a medaglie, spesso proprio sul gradino più alto del podio, come le ragazze della 4×400. Così ha fatto la staffetta 4×100 uomini guidata dal giovane Tortu, capace, pochi giorni fa, di superare Pietro Mennea dal ruolo di italiano più veloce di sempre, e la 4×400 maschile composta da Davide Re, Giuseppe Leonardi, Michele Tricca e Matteo Galvan. Stesso splendido risultato per Lorenzo Perini nei 110 ad ostacoli mentre arrivano prima e seconda altre due azzurre d’importazione, Yadisleidy Pedroso e Ayomide Folorunso. E, ancora, Sara Dossena ha vinto la mezza maratona mentre la staffetta 4×100 femminile conquista l’argento, così come Roberto Bertolini nel giavellotto.
Insomma, un trionfo di tutto il movimento dell’atletica italiana che pure sta passando sotto silenzio a causa delle intemerate di intellettuali e politici che hanno provato a strumentalizzare le 4 ragazze della 4×400 non per il loro merito sportivo ma per il colore della loro pelle, rischiando di danneggiare il lavoro di tutti i nostri atleti che potrebbero restare vittime degli haters di professione, delle fake news e dell’intolleranza. Bene hanno fatto le nostre ragazze a prendere le distanze da tanto clamore: “Noi non facciamo politica, pensiamo solo ad allenarci in vista dei campionati europei di agosto, siamo orgogliose di essere italiane e di portare in alto il nome della nazione che amiamo“, ha saggiamente risposto la veterana Libiana Grenot, cubana di nascita ma italiana per matrimonio, ad un giornalista che cercava di farla schierare da una parte o dall’altra.
Già, perchè lo sport è, da sempre, trasversale e non guarda al colore della pelle, all’ideologia politica, al credo religioso o ad interessi diversi dai risultati che si possono raccogliere con il sudore ed il sacrificio in allenamento.
Insomma, giù le mani dalle ragazze dell’atletica, lo sport è rivalità nella fratellanza ed è un’oasi di integrazione che va al di là delle meschinità della politica. Atlete ed atleti di colore non sono una novità per l’Italia, tutti ricordiamo quanto ci esaltammo per i goals di Balotelli ai campionati europei di calcio di qualche anno fa e, ancora prima, esultammo per i salti di Fiona May, campionessa di salto in lungo cubana che sposò il nostro astista Gianni Iapichino acquisendo la cittadinanza italiana e che ci rappresentò alle olimpiadi e ai campionati mondiali.
Lo sport l’esempio lo ha sempre dato e chi lo scopre ora è solo un ipocrita.
Saviano, Salvini, Franceschini e Meloni, odiatori da tastiera e propagandisti ideologici, lasciate stare le nostre ragazze.