La vita oltre la vita

Una persona su dieci colpita da infarto in ambito ospedaliero racconta di esperienze particolari in uno stato che non è vita né morte

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2027
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Le esperienze ai confini della morte dovute a traumi particolarmente significativi, asfissia, infarti, shock e così via sono più frequenti di quanto si creda. Un paziente su dieci colpito da infarto in ambiente ospedaliero è soggetto a questi episodi che in inglese prendono il nome di near-death experiences (NDE).
I racconti di queste persone quando hanno superato lo stato critico che li ha condotti ai confini della morte sono molto simili tra loro: ci si libera del dolore, si vede una luce intensa alla fine di un tunnel, ci si stacca dal proprio corpo fluttuando (esperienze extra corporee). Si rievocano in una rapida carrellata i ricordi più significativi della propria vita e si vedono le immagini di persone care ancora viventi o defunte.
Le NDE non sono però tutte esperienze di pacificazione interiore, alcune possono essere terrificanti ed ingenerare terrore, angoscia, solitudine estrema e disperazione. Delle NDE angosciose si parla meno in quanto sembrano confliggere con il prototipo mistico-religioso di un’esperienza pre morte “colma di gioia e serenità”.
Con il passare del tempo le persone che hanno vissuto queste esperienze riacquistano una “normalità” emotiva pur ricordando per anni, a volte per tutta la vita, l’esperienza vissuta. Uno studio del 2017 ha coinvolto 122 persone che avevano riferito di aver vissuto una NDE. A loro è stato somministrato un questionario in cui si chiedeva di confrontare i ricordi della NDE con quelli reali, grosso modo risalenti allo stesso periodo.
I risultati ottenuti suggeriscono che i ricordi correlati alle esperienze pre morte non siano altro che rievocazioni più vivide e dettagliate rispetto alle situazioni reali vissute. L’attenzione del grande pubblico sulle esperienze ai confini della morte è cresciuta enormemente nell’ultimo quarto di secolo. Gli scienziati ed i medici hanno avevano iniziato già da qualche hanno lo studio empirico di esperienze ritenute reali e non frutto esclusivo di allucinazioni di una persona in punto di morte. La sfida della scienza è spiegare questi fenomeni in termini naturali e non mistici.
Anche perché esperienze mistiche similari si riscontrano in persone che assumono sostanze allucinogene come LSD, psilocibina, DMT consumate spesso durante pratiche religiose, esoteriche o “ricreative”. La sequenza neurologica di eventi in un’esperienza ai confini della morte è difficile da determinare con precisione per via dell’incredibile varietà di modi in cui il cervello può riportare lesioni.
Ad aggiungere difficoltà a difficoltà le NDE non avvengono quando un soggetto è disteso in uno scanner per la risonanza magnetica. Un’idea di quello che avviene possiamo farcela indirettamente. Quando una persona è vittima di un arresto cardiaco il cuore cessa di battere ma può ricevere una spinta mediante la rianimazione cardiopolmonare.
Se il cervello va in ipossia ed ischemia (senza irrorazione di ossigeno e sangue) il paziente sviene in pochi istanti ed il suo encefalogramma diventa piatto. Questo implica che l’attività elettrica del nostro cervello cessa con una modalità simile ad un black out, ovvero una regione dopo l’altra del cervello smette di funzionare.
In quegli istanti la mente fa quello che è solita fare racconta una storia plasmata dall’esperienza, dalla memoria e dalle aspettative culturali della persona. Questa “storia” generata in quegli istanti formano le NDE che per le persone coinvolte sono reali come ogni altro tipo di esperienza vissuta in stato di veglia.
Quando l’intero cervello cessa di funzionare la mente si spegne definitivamente e così la coscienza. Se la rianimazione ha successo il cervello riprenderà a funzionare ed il flusso narrativo delle esperienze riprenderà. Questi istanti sono stati documentati dagli scienziati in individui particolarmente addestrati: piloti collaudatori statunitensi ed astronauti della NASA.
Sottoposti ad una forza superiore a 5 volte la forza di gravità terrestre questi piloti ed astronauti svengono e dopo una ventina di secondi dalla sospensione di queste “centrifughe” la coscienza ritorna. I soggetti appaiono in stato confusionale e disorientati nonostante la perfetta forma fisica e il duro addestramento e riportano esperienze simili alle NDE di pazienti che hanno sfiorato il confine estremo della vita.
Studiare in laboratorio le NDE è tutt’altro che facile. Alcuni ricercatori hanno seguito vie “traverse” per cercare di approfondirne la conoscenza. Molti neurologi hanno trovato sorprendenti consonanze tra NDE ed alcuni attacchi epilettici conosciuti come “crisi parziali complesse”. Questi attacchi compromettono parzialmente la coscienza e spesso sono localizzati in specifiche regioni cerebrali.
Queste convulsioni sono accompagnate da sapori, odori e sensazioni corporee insolite e possono essere preceduti da un’aurea unica per il singolo paziente e predittiva dell’attacco. Oggi i neurochirurghi sono in grado di provocare queste sensazioni estatiche stimolando elettricamente una parte della corteccia chiamata insula. Questa procedura serve per individuare l’origine delle convulsioni ai fini di un’eventuale asportazione chirurgica.
I pazienti così stimolati riferiscono di un accresciuto stato di benessere e di una maggiore consapevolezza associata ad una più vivida percezione del mondo circostante. Forse queste esperienze estatiche sono comuni a molte forme di morte se la mente non è ottenebrata da sostanze come gli oppiacei somministrate per ridurre il dolore.
La mente irrimediabilmente incatenata ad un corpo morente pare per alcuni istanti esplorare quel confine tra vita e morte, come mirabilmente tratteggia il sommo Shakespeare, nell’Amleto:
“Morire, dormire, sognare forse: ma qui é l’ostacolo, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale, ci trattiene: é la remora questa che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti…….Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore….”
fonte: Le Scienze, agosto 2020, edizione cartacea