La vita nell’Universo, quale il ruolo della Fisica?

La vita può essere spiegata attraverso la fisica o il suo mistero non può essere rivelato? E se la fisica dovesse avere questa capacità, essa si dimostrerebbe al passo coi tempi, o avrebbe bisogno di qualcosa di radicalmente nuovo, come nuovi concetti o nuove leggi?

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La vita può essere spiegata attraverso la fisica, o il suo mistero non può essere rivelato? E se la fisica dovesse avere questa capacità, essa si dimostrerebbe al passo coi tempi, o avrebbe bisogno di qualcosa di radicalmente nuovo, come nuovi concetti o nuove leggi? E’ un nome autorevole a porsi queste domande, ovvero Paul Davies, professore di Astrobiologia presso l’Arizona State University.

La vita sulla Terra, come la conosciamo noi, resta da sempre uno dei più grandi misteri che accompagna l’uomo, soprattutto la sua origine e la nebbia che ancora avvolge l’argomento. Allo stato attuale delle cose, nessuno può affermare con certezza come sia avvenuto il passaggio dalla non-vita alla vita sul nostro pianeta, quale sia stato l’elemento di transizione, ed è impossibile fare una stima delle possibilità che essa si potesse sviluppare da qualche altra parte nell’universo. Tutto ciò da cui possiamo partire è la vita sulla Terra, la nostra vita, quella che conosciamo perchè ne abbiamo esperienza diretta.

“Assodato che il divario concettuale tra biologia e fisica è molto ampio, e che le leggi della fisica esistenti al momento forniscono una spiegazione completamente soddisfacente sugli atomi e le molecole che costituiscono gli organismi viventi, appare chiaro come una spiegazione ancor più completa sulla questione vita richieda qualcosa di più profondo: nient’altro che una revisione della natura delle stesse leggi della fisica”, ha detto Davies, autore del libro “The Demon and the Machine”, nel quale osserva che ciò che manca è una serie completa di principi che possano ricomporre e dare senso ai pezzi che compongono il magico puzzle della vita attraverso una teoria che sia unitaria. “La vita”, ha infatti affermato Davies, “apre ad ampi spazi di possibilità inaccessibili ai sistemi “non viventi”.

Davies spiega come durante tutta la sua carriera, si sia passati dal ritenere che l’origine della vita potesse essere trovata in un bizzarro colpo di fortuna unico nell’universo, fino a credere che l’universo stesso sia brulicante di vita. Una bella differenza, verrebbe da dire. Dunque, dove sta la verità? Per decenni gli astronomi hanno scandagliato i cieli con radiotelescopi sperando di imbattersi nel messaggio di qualche E.T. Tutto quello che hanno trovato è solo tanto silenzio.

“Nel frattempo, gli astrobiologi hanno evidenziato come prove dell’esistenza di vita microbica si possano rilevare nel Sistema Solare o anche nelle atmosfere di altri pianeti. Se la vita davvero si forma solo in condizioni simili a quelle che abbiamo sulla Terra, si sarebbe dovuta formare molte volte proprio qui sul nostro pianeta, e quindi dovremmo cercare una “biosfera ombra” di vita, non come la conosciamo noi, proprio sotto al nostro naso”, ha aggiunto lo scienziato.

A Paul Davies spetta il primato di aver proposto per primo l’idea che la vita sulla Terra possa avere avuto origine su Marte, per poi giungere qui sul nostro pianeta attraverso i materiali residui di un violento impatto. Il suo libro “The Demon in the Machine”, è una panoramica sul potere dell’informazione al fine di spiegare la fisica della materia vivente. Portare la vita sotto la lente delle leggi della fisica, “e fornire una valida base alla realtà dell’informazione come elemento fondamentale, richiede una radicale rielaborazione della natura delle leggi della fisica”.

“E’ un pensiero confortante che le leggi dell’universo potrebbero essere intrinsecamente favorevoli alla vita. Questi concetti sono molto lontani dall’idea di una divinità che crea la vita dalla polvere. Ma se l’arrivo della vita”, suggerisce Davies, “e forse della mente, sono scritti nell’intrinseca legittimità della natura, essa conferirebbe alla nostra esistenza di esseri viventi e pensanti una specie di valore di livello cosmico”, ha concluso lo scienziato.