- Questa pagina delle spese della Chiesa di Notre-Dame di Neaune, rivela le date in cui i vendemmiatori hanno lavorato nel 1385. Archivi dipartimentali della Costa d'Oro, 2918/24, Thomas Labbe.
- I vigneti della Borgogna sembrano idilliaci, ma rivelano la velocità dei cambiamenti climatici allo stesso modo di un ghiacciaio che si scioglie. Olivier Duquesne via Flickr CC-by-SA 2.0
Se non credi alle parole di uno scienziato quando ti dice che le ultime estati sono state caratterizzate da un caldo anomalo, che ne pensi di un vignaiolo? Come dice un proverbio “In vino veritas“, ovvero “nel vino sta la verità“. I registri che sono stati recentemente pubblicati, di un periodo di 6,5 secoli di vendemmie, rivelano che i recenti cambiamenti del clima in Europa occidentale non si erano mai visti prima.
Gli abitanti della Borgogna prendono cosi sul serio il loro vino che hanno registrato il periodo di raccolta annuale per 664 anni, direttamente o nei registri dei pagamenti alle vendemmie e nei rapporti del consiglio.
Il dott. Thomas Labbé dell’Università della Borgogna ha analizzato numerosi archivi, per scoprire le date in cui si effettuava la raccolta intorno a Beaune. Grazie a ciò è riuscito a fare la più lunga raccolta mai pubblicata, partendo dal 1354, praticamente da quando la Guerra dei 100 anni, se fosse stata una persona, non sarebbe stata abbastanza grande per bere vino.
Labbé e riuscito a confermare, grazie al confronto delle date del raccolto insieme ai record di temperatura locali da quando erano disponibili, che le estati calde e secche hanno sempre provocato una raccolta dell’uva anticipata rispetto a quelle più fresche e umide.
“La registrazione è divisa in due parti”, ha affermato Labbé in una nota. Per oltre 600 anni la data media del raccolto è stata il 28 settembre. Dal 1988 invece la data media è passata al 15 settembre, indicando quindi condizioni molto più calde.
Questa pagina delle spese della Chiesa di Notre-Dame di Neaune, rivela le date in cui i vendemmiatori hanno lavorato nel 1385. Archivi dipartimentali della Costa d’Oro, 2918/24, Thomas Labbe.
“Non prevedevamo che l’aumentare delle temperature dalla metà degli anni ’80 si sarebbe visto cosi chiaramente all’interno dell’elenco”, ha affermato il professor Christian Pfister dell’Università di Berna, autore insieme a Labbé dello studio dei dati pubblicato nel “Climate of the Past”. “Il cambiamento che sta portando ad un rapido riscaldamento globale si distingue molto chiaramente dopo il 1988. Con questo studio le temperature eccezionali degli ultimi 30 anni diventano evidenti a tutti.”
I vigneti della Borgogna sembrano idilliaci, ma rivelano la velocità dei cambiamenti climatici allo stesso modo di un ghiacciaio che si scioglie. Olivier Duquesne via Flickr CC-by-SA 2.0
I climatologi sono scettici nell’utilizzare un singolo luogo per rappresentare l’intero globo. Ci possono essere vari fattori per cui un certo luogo si differenzia da altri. Tuttavia, le prove raccolte da Labbé parlano molto chiaramente. Esiste anche un altra raccolta di dati che dura da molto tempo ed ha un immenso significato culturale, essa raccoglie i tempi dei festival giapponesi dei fiori di ciliegio, ancora più lungo ma meno completo.
I raccolti del vino riportano le temperatura dal mese di aprile a quello di luglio. I dati dei fiori di ciliegio invece riconducono al periodo primaverile. Esistono anche altri registri, tra essi troviamo quello del congelamento di un lago giapponese e dello scongelamento di un fiume scandinavo. Essi mostrano come gli inverni in quelle regioni sono recentemente diventati come i secoli precedenti.
Le misurazioni dei cambiamenti climatici a lungo termine possono essere fatte anche attraverso gli anelli degli alberi, le stalattiti e le stalagmiti. Tuttavia tutte queste fonti rimangono comunque meno precise dei dati raccolti da Labbè.