La luminosità variabile della stella di Tabby

Permane il mistero della Stella di Tabby

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La stella KIC 8462852, meglio conosciuta, anche sui social, come Tabby’s Star o Boyajian Star (in onore dell’astronoma statunitense Tabeetha S. Boyajian che ha effettuato i primi studi), ha destato l’attenzione degli esperti e del web per il suo strano comportamento, diventando per un po’ “una stella” anche dei dei social: l’hashtag #tabbysstar è uno dei più popolari su Twitter.

È infatti una delle stelle più strane della nostra galassia a causa delle oscillazioni di luce che propone all’osservatore. La sua luminosità irregolare è un mistero al quale tutti fanno a gara per dare una risposta. Tra le ipotesi azzardate, non potevano di certo mancare quelle che vedono coinvolti gli alieni: megastrutture extraterrestri costruite intorno alla stella sarebbero la causa tali oscillazioni.

Qualcuno ha pensato anche che, se effettivamente fossero strutture simili ad una sfera di Dyson la causa delle oscillazioni nella luce della stella di Tabby, gli eventuali alieni potrebbero provare a comunicare per mezzo dei laser. Coadiuvato da un gruppo di scienziati, David Lipman, studente alla Princeton University, utilizzando i dati disponibili ha cominciato a cercare tracce di segnali laser che potessero testimoniare una qualsiasi comunicazione aliena.

Nonostante Lipman e gli scienziati non abbiano intercettato alcun segnale di vita aliena, i risultati del lavoro sono stati comunque accettati per la pubblicazione sulla rivista Publications of Astronomical Society of the Pacific.
Anche se il nostro studio ha prodotto risultati negativi, abbiamo comunque imparato tanto dalla creazione e dalla applicazione di questo algoritmo, che potrebbe tornare utile con altre stelle” ha dichiarato Lipman alla rivista Live Science.

Situata nella Costellazione del Cigno e distante circa 1600 anni luce. la stella di Tabby è stata scoperta nel 2011 e nel 2016 l’astronoma Tabeetha S. Boyajian ne annuncia gli strani comportamenti. Infatti la stella, durante le osservazioni, risultava avere delle variazioni irregolari nell’intensità della luce che emetteva, al punto da fare ipotizzare agli astronomi che potesse esserci qualcosa di insolito in orbita intorno alla stella per provocare simili cali di luminosità.

Gli astronomi dilettanti del progetto Planet Hunters segnalarono anche  strani lampi di luce, poi analizzati anche da Boyajian. Normalmente questi cambiamenti nella luminosità delle stelle dipendono dalla presenza di pianeti che le orbitano intorno o da pulsazioni dell’atmosfera stellare, ma la stella di Boyajian presenta un’alterazione troppo irregolare e imprevedibile, la cui spiegazione sta facendo scervellare gli scienziati.

L’astronomo britannico Jason Wright aveva ipotizzato addirittura che gli oggetti in grado di coprire la stella fossero parte di una megastruttura aliena detta sfera di Dyson, una ipotetica costruzione che una civiltà avanzata avrebbe sviluppato attorno alla stella per captarne l’energia.

A questo proposito l’astronomo dell’Università della California, Howard Isaacson, coautore del progetto ha spiegato che ”con la ricerca accurata di emissioni laser su questa stella, stiamo testando lo scenario per scoprire se esista un qualsiasi tipo di struttura artificiale attorno alla stella, come ad esempio una Sfera di Dyson. Nel caso in cui le variazioni di luminosità fossero dovute a ciò, allora gli extraterrestri dovrebbero cercare di comunicare attraverso laser ottici”.

Utilizzando i dati del telescopio automatico Planet Finder, i ricercatori hanno sviluppato un algoritmo informatico per distinguere un raggio laser nella luce stellare. Data la distanza della stella, avrebbero dovuto poter vedere un segnale alimentato da un laser di 24 megawatt o più.

I laser sviluppati dagli scienziati sono in grado di erogare oltre un miliardo di watt, ma solo per un trilionesimo di secondo. I laser che gli astronomi fanno brillare nello spazio per guidare i telescopi corrispondono a circa 10 watt.

Sin dalla scoperta iniziale, la stella è stata monitorata da Boyajian e i suoi collaboratori, notando che l’oscuramento si verifica in modo non uniforme m l’osservazione dei vari spettri di luce ha dimostrato che la causa non può essere un pianeta o una struttura aliena.

La teoria delle polveri circumstellari

Boyajian pensa infatti che l’ostacolo alla luce della stella sia costituito da una nuvola di polvere e stanno ancora cercando di capire precisamente di cosa si tratti.
La nuova ricerca faceva parte dell’iniziativa per la ricerca di vita extraterrestre Breakthrough Listen che analizza la Via Lattea e le galassie vicine con radio e luce ottica. Gli scienziati si augurano di espandere la ricerca ad altre stelle usando lo stesso algoritmo.

Tabby’s Star avrà forse deluso le aspettative di chi credeva in un qualche coinvolgimento extraterrestre, ma non quelle dell’astronoma Boyajian che prospetta qualcosa di interessante e nuovo per il quale varrà la pena cercare.
La teoria che vede la stella avvolta da un alone di polveri e altri materiali mobili e irregolari, è avvallata anche dal fatto che la luminosità della stella si vede affievolita nell’osservazione con raggi infrarossi a differenza delle osservazioni attraverso raggi ultravioletti.

Se il responsabile dell’attenuazione della luminosità della stella fosse un oggetto di dimensioni più importanti, come un pianeta o una struttura, la luce sarebbe smorzata per ogni lunghezza d’onda. Invece la polvere circumstellare, per la sua finezza, non sarebbe capace di oscurare in maniera omogenea la luce di Tabby’s Star.

Font: www.livescience.com