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La Starship potrebbe ripulire l’orbita dalla spazzatura spaziale

L'Agenzia Spaziale Europea (ESA) calcola che oggi attorno alla Terra orbitano circa 34.000 frammenti dal diametro superiore ai 5 centimetri. Secondo molti esperti, la spazzatura che ingombra l'orbita bassa è una minaccia molto seria per il futuro dell'esplorazione spaziale

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La Starship, la nuova nave spaziale della società SpaceX, che ha tra i suoi obiettivi quello di raggiungere la Luna e colonizzare Marte, potrebbe essere utilizzata per eliminare la spazzatura spaziale dall’orbita terrestre.
Ad affermarlo il fondatore e CEO di SpaceX, Elon Musk, che immagina che il Super heavy e la Starship si potrebbe occupare di ripulire l’orbita della Terra. Se tutto andrà secondo i piani, la Starship trasporterà passeggeri verso la Luna e Marte e compirà viaggi super veloci da “punto a punto” sulla Terra. Inoltre potrà trasportare satelliti in orbita e deorbitare grandi frammenti di spazzatura spaziale.
Durante un’intervista online “Time 100 Talks” con Time Magazine che è stata pubblicata il 22 ottobre, il presidente e chief operating officer di SpaceX Gwynne Shotwell ha sottolineato questo potenziale ruolo che la Starship potrà ricoprire. Ha inoltre aggiunto che sarà possibile sfruttare le capacità dell’astronave per recuperare parti di vettori di altre compagnie.
Il sistema di lancio ideato dalla società SpaceX è composto da un primo stadio chiamato Super Heavy che una volta messa in orbita la Starship, tornerà sulla Terra effettuando un atterraggio verticale. Il primo stadio Super Heavy sarà alto 70 metri, mentre la nave spaziale Starship, 50 metri. Il complesso è pensato per essere completamente riutilizzabile e sarà in grado di volare per molte volte dall’orbita terrestre fino a Marte. La Starship sarà abbastanza potente da decollare dalla Luna e da Marte ma avrà bisogno della spinta extra fornita dal primo stadio Super Heavy per sfuggire alla gravità terrestre.
“Non sarà facile, ma credo che Starship offra la possibilità di farlo”, ha detto Shotwell all’editorialista del Time Tecnology Patrick Lucas Austin, riferendosi alla mitigazione dei detriti. “E ne sono davvero entusiasta”.
Secondo molti esperti la spazzatura che ingombra l’orbita bassa è una minaccia molto seria per il futuro dell’esplorazione spaziale. L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) calcola che oggi attorno alla Terra orbitano circa 34.000 frammenti dal diametro superiore ai 5 centimetri
I frammenti di dimensioni inferiori sono molto più difficili da quantificare, recenti stime parlano di un numero enorme, circa 900.000 frammenti delle dimensioni comprese tra 1 cm e 10 cm orbiterebbero attorno alla Terra e 128 milioni delle dimensioni comprese tra 1 mm e 1 cm.
Questi frammenti potrebbero creare notevoli danni in quanto si muovono a grande velocità. A 400 Km di altezza, dove opera la ISS, questi frammenti si muovono a una velocità di 28.160 Km/h.
Il pericolo incombe, i costi di sviluppo, realizzazione e lancio dei satelliti è in costante diminuzione e le orbite si stanno riempiendo di spazzatura. Basterebbero poche collisioni tra alcuni frammenti per generare una cascata di detriti che potrebbero causare danni ingenti. I costi di sviluppo, costruzione e lancio dei satelliti stanno diminuendo e le rotte spaziali orbitali della Terra stanno diventando sempre più affollate. Questo scenario, noto come sindrome di Kessler, potrebbe rendere difficile operare in orbita terrestre se le cose si mettessero abbastanza male. Le compagnie spaziali, secondo molti sostenitori dell’esplorazione spaziale, dovrebbe quindi iniziare a prendere misure di mitigazione.
Purtroppo ci sono già state alcune collisioni orbitali. Nel febbraio 2009, ad esempio, un vecchio satellite militare russo Kosmos 2251, fuori servizio da tempo, è entrato in collisione con il satellite per comunicazioni operative Iridium 33, generando 1.800 pezzi di detriti tracciabili (e molti altri troppo piccoli per essere individuati). La Cina e l’India hanno generato di proposito nuvole di detriti, durante i test anti-satellite rispettivamente nel 2007 e nel 2019. Anche la società SpaceX è uno dei principali responsabili dell’aumento del traffico orbitale terrestre. La società di Elon Musk ha già immesso in orbita quasi 900 satelliti Starlink e ha il permesso di immetterne altri 12 mila, anche se, come ha affermato Shootwell, la società si sta impegnando a ridurli al minimo.
La SpaceX per evitare di intasare di satelliti in disuso le orbite superiori ha deciso che i satelliti Starlink di prima generazione, destinati a occupare orbite comprese tra i 1.100 e i 1350 Km, occuperanno orbite poste a 550 km dalla superficie terrestre.
I piani originali di SpaceX prevedevano che i satelliti Starlink di prima generazione volassero tra 684 e 823 miglia di altezza (da 1.100 a 1.325 chilometri), ma per mitigare i possibili danni li porterà ad orbitare a un’altitudine di 340 miglia (550 km). La procedura operativa standard di SpaceX per Starlink prevede di deorbitare i satelliti prima della loro fine operativa. Ma volare a soli 550 Km di altezza fornisce una sorta di sicurezza contro i guasti: la resistenza atmosferica porterà un satellite non operativo a bruciare nell’atmosfera in uno o al massimo cinque anni.
“E, infatti, iniettiamo a un’altitudine inferiore, quindi se, per qualsiasi motivo, subito dopo il lancio non funzionano bene, tornano sulla Terra rapidamente”, ha detto Shotwell.
Secondo la pagina SpaceX Starlink, i satelliti Starlink possono eseguire manovre per evitare le collisioni in modo autonomo, utilizzando le informazioni dal sistema di tracciamento dei detriti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
Intanto la società SpaceX va verso il design finale della sua astronave testando una serie di prototipi sempre più ambiziosi. Tre veicoli dotati di un solo propulsore hanno già effettuato brevi salti di prova alti 150 metri e l’azienda sta preparando il prototipo SN8 a tre propulsori per l’ascesa di 15 km che verrà tentata a breve. Una volta completata, la Starship monterà 6 nuovi propulsori Raptor e il primo stadio Super Heavy sarà dotato di una trentina degli stessi propulsori. La società vuole fare in fretta, in quanto ha intenzione di portare sulla Luna gli astronauti della missione Artemis prevista a partire del 2024. Ma non ci sono solo le missioni spaziali a sostegno della NASA in programma, SpaceX in futuro prevede di aprire al turismo spaziale. Già per il 2023 il miliardario giapponese Yusaku Maezawa ha prenotato un viaggio intorno alla luna, a bordo della Starship. E poi c’è il pianeta rosso, la destinazione per cui è stata ideata l’astronave.
“Se il programma Starship andrà come previsto, penso che le persone saranno in grado di viaggiare su Marte entro 10 anni”, ha spiegato Shotwell.
Fonte: https://www.space.com/spacex-starship-space-junk-cleanup?fbclid=IwAR2sLc3axGSFVPbjZJj1mS30EWTPbFHOIFACFpt0b8Lh0yO8cCtkT4VMu8E
 

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