KIC 8462852, la più misteriosa stella della galassia

Una sfera di Dyson sarebbe un insieme di strutture costruite intorno alla stella, utilizzando tutto il materiale del suo sistema solare, allo scopo di assorbire tutta l'energia emessa dalla stella stessa

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È una stella che vediamo nella costellazione del Cigno, a oltre 1200 anni luce di distanza da noi. il suo nome è KIC 8462852 ma molti la chiamano familiarmente “stella di Tabby” dal nome della sua scopritrice. Di recente è stata inserita in “exotica”, il catalogo curato da dalla fondazione “Breakthrough Listen” in cui sono inseriti i pià grandi misteri della cosmologia e le linee guida da seguire per l’individuazione delle tecnosignatures, i segni dell’azione dell’intelligenza tecnologica.
Il suo mistero è racchiuso proprio nel modo in cui la vediamo: la luce che emette è soggetta a frequenti variazioni di intensità, in un modo mai visto prima e che non sappiamo spiegare.
Il bizzarro comportamento di questa stella ha sconcertato gli astronomi i quali, per spiegare gli irregolari cambiamenti nell’emissione della sua luce hanno suggerito una miriade di possibili spiegazioni, dai buchi neri agli sciami di comete, passando per le nubi interstellari fino ad arrivare ad una fantascientifica sfera di Dyson.
Proprio quest’ultima ipotesi ha attirato l’attenzione dei media sulla stella di Tabby: sfera di Dyson significherebbe civiltà aliena e una civiltà particolarmente evoluta rispetto alla nostra.
Una sfera di Dyson è una sfera ipotetica costituita da un insieme di strutture costruite intorno ad una stella, utilizzando tutto il materiale del suo sistema solare, allo scopo di assorbire tutta l’energia emessa dalla stella stessa. L’ipotesi è che la sfera sia in costruzione e che, quando le strutture della sfera si pongono tra noi e la stella, ne attenuino la luce in modo importante.
Già, gli alieni.

sfera di dyson
Ipotesi di sfera di Dyson

Se si rivelasse un’ipotesi reale, una mega struttura aliena di tale portata sarebbe la più grande scoperta della storia. Eppure, nonostante i tanti titoli dei giornali che ipotizzavano sarebbe stato possibile confermare tale ipotesi nel giro di poco tempo, la scienza ci va con i piedi di piombo e considera l’ipotesi della mega struttura aliena puramente speculativa e assolutamente poco probabile.
Questa non è la prima volta che alcuni astronomi hanno evocato gli alieni per spiegare qualcosa di strano nello spazio. Quando l’astronomo Jocelyn Bell Burnell scoprì degli impulsi radio veloci nel 1968, li etichettò sotto la sigla “LGM” (Little Green Men), per indicare che avrebbero potuto essere messaggi extraterrestri. Molto presto, però, altri scienziati meno impulsivi si resero conto che la fonte di quei segnali erano stelle di neutroni che furono, successivamente, chiamate pulsar.

Olaf Stapledon, uno scrittore di fantascienza, scrisse, nel 1937, un romanzo intitolato “Il costruttore di stelle” in cui ipotizzava che una civiltà avanzata, assetata di energia, avrebbe cercato di estrarre l’energia di cui abbisognava assorbendola dalla sua stella, racchiudendola in una struttura in grado di assorbirne tutta l’energia.  Ispirato da questa idea, il fisico Freeman Dyson propose, nel 1960, che la ricerca di vita intelligente si dovrebbe indirizzare verso l’individuazione di strutture di questo tipo, da allora indicate come sfere di Dyson.

Nel 2005, un astronomo di nome Luc Arnold ha suggerito che strutture del genere avrebbero potuto provocare uno sfarfallio nella luminosità della stella, che, similmente ad un codice Morse galattico, potrebbe essere il segno della presenza di tale civiltà.

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Il telescopio spaziale Kepler

Per rilevare variazioni di questo genere nella luminosità di una stella sarebbe necessario un telescopio particolarmente sensibile, in grado di mantenere l’osservazione per un lungo periodo.
Un telescopio del genere è stato in funzione, si tratta del telescopio orbitale Kepler, lanciato nel 2009 con l’idea di utilizzarlo per individuare i pianeti extrasolari intorno a stelle lontane, ha letteralmente cambiato la nostra visione dell’universo, scoprendo oltre 2300 pianeti e dimostrando che i sistemi stellari provvisti di una corte di pianeti sono un fenomeno comunissimo nella galassia.

Secondo Wright, kepler dovrebbe essere in grado di rilevare la presenza di mega strutture aliene. ed è proprio grazie a kepler che si è osservata la stranezza di KIC 8462852, la stella di Tabby.
Per anni, l’astronoma Tabetha Boyajian, ora alla Louisiana State University, e molti suoi colleghi sonobstati alle prese con questa stella. Tabetha rilevò che in una delle tante oscillazioni di luminosità, questa stella era risultata meno luminosa di circa il 22%, un’enormità. Basta pensare che un osservatore esterno che guardasse il Sole nel momento in cui Giove gli passa davanti vedrebbe un calo di luminosità solo dello 0,5%.

Quando il  team  della Boyajian pubblicò i dati  relativi all’osservazione, nel 2015, ipotizzarono che la causa delle oscillazioni della luminosità potesse essere ricercata in uno sciame di comete.
Fu solo dopo un confronto con Wright che ci si rese conto che i dati esaminati erano coerenti con la presenza di una mega struttura. In pratica, secondo Wright e Boyajian, se esistesse una  megastruttura aliena, la luce della stella dovrebbe comportarsi proprio accade per la stella di Tabby.
In sé, le oscillazioni di luminosità non sono un fenomeno insolito, molte stelle le presentano, ad esempio le giovani stelle che sono spesso circondate da un disco di gas e polvere da cui si formano i pianeti, presentano oscillazioni simili. Kepler e altri telescopi hanno visto molte stelle con cali improvvisi e brevi di luminosità.
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Le giovani stelle sono spesso circondate da un disco di gas e polvere. Questi dischi sono la materia prima da cui si formano i pianeti e ostacolano luce. Ma, quanto a questo, la cosa strana è che KIC 8462852 è una stella di mezza età, in cui queste oscillazioni non sono giustificate.
Inoltre non emette alcuna radiazione infrarossa. Gli astronomi si aspettano che tutto ciò che potrebbe bloccare la luce delle stelle, ad esempio un disco di polveri, data la sua inevitabile posizione vicino alla stella, dovrebbe essere caldo ed emettere raggi infrarossi. Ma nessuna radiazione infrarossa è stata rilevata nell’osservazione di KIC 8462852.
In seguito ad ulteriori osservazioni, nel gennaio 2016, l’astronomo Bradley Schaefer, della Louisiana State University, si è reso conto che questa stella, nel corso del’ultimo secolo aveva diminuito la sua luminosità complessiva del 15%.
Pochi mesi dopo, Benjamin Montet, dell’Università di ChicagoJosh Simon, del Carnegie Institution for Science, hanno confrontato i dati registrati durante l’osservazione di Kepler, rendendosi conto che negli ultimi 4 anni la luminosità di KIC 8462852 è diminuita del 3%. Questo, ovviamente, non conferma l’analisi a lungo termine di Schaefer, ma fornisce, però, un risultato coerente.
L’ipotesi mega struttura può, potenzialmente, spiegare l’oscuramento. Wright offre uno scenario plausibile: se le strutture fossero costituite da una moltitudine di pannelli solari, che orbitano attorno alla stella a diverse distanze e velocità, concettualmente, potrebbe abbassarne, nel corso di anni o decenni, la luminosità.

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Immagine della stella di Tabby ripresa da Kepler

Di recente, però, una nuova teoria che tiene conto dei dati disponibili, sta acquistando il favore del mondo astronomico: La stella di Tabby potrebbe star divorando un pianeta ed i cali di luminosità potrebbero essere dovuti ai detriti del pianeta e di sue eventuali lune.
 

Questa ipotesi spiegherebbe lo strano comportamento di KIC 8462852. L’unica argomentazione contraria a questa ipotesi è il fatto che lascia pensare che collisioni tra stelle e pianeti siano un fatto comune e non si spiega come mai non sono state, finora, osservate altre stelle con il medesimo comportamento.
Lo sforzo degli astronomi è attualmente rivolto al tentativo di osservare un’oscillazione in tempo reale per cercare di catturare l’emissione all’infrarosso emessa dai detriti planetari, cosa non facilissima perché l’emissione può avvenire solo nel momento in cui i detriti si trovano molto vicini alla stella e si scaldano. Allontanandosene, lungo la loro orbita, non emetterebbero radiazioni. Insomma, è cosa cercare di catturare il flash di una macchina fotografica, c’è solo un attimo per farlo.
Anche la missione europea Gaia si sta occupando di KIC 8462852 nel determinare la sua distanza esatta per verificare la sua reale luminosità.
Un’altra teoria plausibile è che una grande nuvola di polvere e gas sia alla deriva da qualche parte tra la Terra e la Stella di Boyajian. Questo potrebbe giustificare gli oscuramenti.
Ma per quanto riguarda gli alieni?
L’ipotesi resta, fino a prova contraria, sul tavolo, insieme a tutte le altre. Escludendo il sensazionalismo dei media, l’ipotesi mega struttura resta interessante e costituisce un ottimo esercizio speculativo.
Intanto gli astronomi del SETI hanno puntato l‘Allen Telescope Array (SETI) per “ascoltare” la stella senza però trarne nulla. dal gennaio 2017, inoltre, Wright, Boyajian e Andrew Siemion della University of California, stanno usando il Green Bank Telescope per una ricerca più approfondita. Appena finiranno di analizzare i dati se ne saprà qualcosa di più.
In tutto questo, il fatto più interessante e che sia trascorso tanto tempo senza trovare una spiegazione definitiva” sostiene  Eric Mamajek, un astronomo del Jet Propulsion Laboratory della NASA. “Il risultato è che stiamo imparando qualcosa di nuovo e non importa cosa sia o sarà“.
Per risolvere questo mistero saranno necessari ancora almeno un paio d’anni e la risposta potrebbe rivelarsi singolare e unica o, addirittura, qualcosa di più fondamentale. Nel prossimo futuro, strumenti più potenti potranno monitorare il cielo con una sensibilità senza precedenti e potranno scoprire altri oggetti come la stella di Tabby o ancora più bizzarri.
In passato, la scoperta di  un oggetto bizzarro  ha spesso annunciato una  nuova classe di fenomeni. Quindi, se  la storia  è maestra, la stella di Tabby potrebbe essere solo l’inizio.
Articolo ripubblicato con correzioni ed aggiornamenti.



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