Il pozzo dell’inferno

La leggenda del pozzo infernale circola su internet almeno dal 1996, anche se a parlarne per la prima volta è stata una trasmissione televisiva su Trinity Broadcasting Network (TBN) una emittente americana, proprio nel 1989

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Il Pozzo dell’inferno, uno scavo effettuato dai geologi russi in una regione sconosciuta della Siberia, che sarebbe giunto a una profondità tale da aprire un varco nella volta dell’inferno.

Ovviamente sappiamo che mai nessuno ha condotto scavi a caccia di ipotetici passaggi infernali, anche se l’uomo ha spesso posto l’inferno nelle profondità irraggiungibili della Terra. Il pozzo dell’inferno, o “well to Hell” è una vecchia leggenda metropolitana che ha visto la luce nel 1989. Pur essendo stata sbufalata da tempo, non mancano ancora i creduloni che la ritengono vera o almeno verosimile.

La leggenda del pozzo dell’inferno circola su internet almeno dal 1996 anche se a parlarne per la prima volta è stata una trasmissione televisiva su Trinity Broadcasting Network (TBN) una emittente americana, proprio nel 1989.

La storia racconta che un team di ingegneri russi, guidato da un certo “Mr. Azzacov”, in una località sconosciuta della Siberia avrebbe effettuato una perforazione della crosta terrestre profonda oltre 10 km alla fine della quale sarebbe stata scoperta una cavità. Gli ingegneri, resisi conto della stranezza, con degli strumenti misurarono la temperatura della cavità che arrivava a circa 1000 gradi.

Non paghi della scoperta, calarono nelle profondità della perforazione un microfono. Giunto sul fondo lo strumento, che doveva resistere a quella temperatura, registrò, pare, qualcosa di sconvolgente, 17 secondi di urla umane strazianti. Ovviamente la storia e le presunte registrazioni delle voci dei dannati con la nascita della rete sono finite in una miriade di siti che sbarcano il lunario spacciando bufale di ogni tipo. Tuttavia, secondo quanto riferito dal sito Butac.it le summenzionate urla altro non sarebbero che la colonna sonora del film horror del 1972 “Gli orrori del castello di Norimberga”.

Kola buco
Il pozzo dell’inferno – Kola

La leggenda metropolitana prese piede, e un po’ di credibilità, in quanto legata a una storia realmente accaduta in Unione Sovietica, più precisamente nella penisola di Kola, dove venne realizzata una perforazione della crosta terrestre di 12 chilometri e 262 metri. Nelle profondità della perforazione vennero rilevate alcune anomalie geologiche, ma ovviamente nessuna anima dannata che urlava. A quella profondità si raggiungono i 200 gradi e proprio per quel calore eccessivo la perforazione venne interrotta a causa dei costi superiori al previsto.

La storia del pozzo dell’inferno fu ripresa e pubblicata nel 1990 dal Ammennusastia, una pubblicazione di un gruppo di pentecostali cristiani della Finlandia occidentale. Le prime indagini sulla leggenda furono svolte da Ricco Buhler che intervistò i redattori, scoprendo che la storia era basata su ricordi di una lettera inviata al giornale Etelä-Suomen Sanomat.

Quando Buhler contattò l’autore della lettera, scoprì che il tutto era tratto da un altro racconto comparso in una pubblicazione cristiana finlandese chiamata Vaeltajat, risalente al luglio 1989. L’editore della pubblicazione, una volta contattato affermò che l’origine della storia proveniva da un’altra pubblicazione chiamata Jewels of Jericho, edita da un gruppo di ebrei messianici in California, e a quel punto Buhler interruppe le ricerche.

Gli sfruttatori della credulità

Ma i tabloid Americani ripresero la storia pubblicandola con l’aggiunta di file audio in diversi siti internet fino all’emittente già citata TBN, che sostenne che i file audio fossero le prove dell’esistenza dell’inferno.

La leggenda metropolitana giunse alle orecchie di un’insegnante norvegese in visita negli USA che sentì la storia del pozzo dell’inferno proprio su TBN.

Åge Rendalen, cosi si chiama l’insegnante, alquanto disgustato per la credulità popolare della gente decise di approfittare della burla a spese della TBN: scrisse alla rete, ammettendo di non aver creduto alla storia, ma una volta rientrato in Norvegia, non solo lesse che il pozzo dell’inferno esisteva veramente, ma che dal pozzo usciva anche un pipistrello. Per rifinire il suo scherzo ai danni della TB, Rendalen mal tradusse un articolo norvegese presentandolo assieme alla traduzione in inglese alla stessa TBN.

Per completare l’opera aggiunse il suo nome e quello di un amico pastore con tanto di indirizzi e numeri telefonici, in modo tale che anche il suo amico, a conoscenza dello scherzo, avesse raccontato la propria esperienza ai tanti che cercavano di venire a capo della leggenda.

Ovviamente la TBN non fece nulla per verificare le affermazioni di Rendalen, e mandò in onda la storia come ulteriore prova della validità della storia originale.

La leggenda del pozzo dell’inferno conta un certo numero di varianti meno conosciute, una racconta della comparsa di un demone alato che scrisse tra le fiamme la frase “ho vinto”.

Nella primavera del 1990, la leggenda come la conosciamo ora apparve sia in Praise The Lord che in Midnight Cry. Gli sbugiardamenti della leggenda sono comparsi in Christianity Today  e Biblical Archaeology Review . Ma nonostante la storia fosse palesemente una bufala, il tabloid Weekly World News ha pubblicato la storia nel 1992. La storia ambientata in Alaska narra che tredici lavoratori della piattaforma petrolifera vennero uccisi niente meno che da Satana in persona.

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