Plutone, scoperto da Clyde Tombaugh nel 1930, per 76 anni è stato considerato un pianeta a tutti gli effetti, il più esterno del sistema solare.
Nel 1992 il suo status di pianeta venne messo in discussione, tra mille polemiche, in seguito alla scoperta di diversi oggetti di dimensioni simili nella fascia di Kuiper dove Plutone si trova.
L’Unione Astronomica ha deciso di declassare Plutone creando una nuova categoria di pianeti detti “nani” dopo la scoperta di Eris, avvenuta nel 2005, questo corpo celeste e del 27% più massiccio di Plutone.
L’esplorazione di Plutone per mezzo di sonde spaziali è difficoltosa a causa della distanza del pianeta nano dalla Terra.
Negli anni settanta le missioni Voyager avrebbero potuto accettare questa sfida grazie alla fionda gravitazionale di Saturno, ma questo avrebbe precluso altre priorità, come lo studio di Titano.
Nel 1992 il JPL della NASA iniziò lo sviluppo della missione PlutoKuiperExpress, annullata però nel 2000 per motivi di bilancio optando per una soluzione più economica individuata in quella che sarebbe diventata la missione New Orizons.
La sonda New Orizons, lanciata il 19 gennaio 2006, dopo oltre nove anni di viaggio è divenuta la prima sonda spaziale ad effettuare un sorvolo ravvicinato di Plutone, avvenuto il 14 luglio 2015 ad una distanza minima di 12.472 km dalla superficie del pianeta nano.
La sonda trasportava, oltre alla strumentazione scientifica, anche un francobollo statunitense del 1991 con la dicitura “Pluto – Not yet explored” e le ceneri dell’astronomo che scoprì il pianeta nel 1930, Clyde Tombaugh.
La sonda New Orizons ha scoperto nel primo sorvolo del pianeta nano un’insolita caratteristica sulla sua superficie, un’area apparentemente a forma di un cuore. Un nuovo studio ha scoperto che questa formazione guida i modelli di circolazione atmosferica di Plutone.
L’azione arriva per la maggior parte dal lobo sinistro della formazione a forma di cuore, una pianura ricoperta da azoto ghiacciato larga circa 1000 chilometri chiamata “Sputnik Planitia”.
L’azoto ghiacciato diventa vapore durante il giorno plutoniano e si condensa di notte con la caduta della temperatura, questo causa un vento di azoto, sostanza che compone l’atmosfera del pianeta nano che ha una densità di un centomillesimo di quella che registriamo sulla Terra.
I venti di azoto trasportano calore, foschia e granelli di ghiaccio verso ovest, macchiando i ghiacci di strisce scure.
“Ciò evidenzia il fatto che l’atmosfera e i venti di Plutone, anche se la densità dell’atmosfera è molto bassa, possono avere un impatto sulla superficie“, ha detto Tanguy Bertrand, astrofisica e scienziata planetaria presso l’Ames Research Center della NASA in California. Plutone, come fanno notare gli scienziati che hanno partecipato allo studio, ruota attorno al suo asse in direzione est ma la sua atmosfera sottilissima compie una retrorotazione a ovest.
Bertrand e i suoi colleghi hanno studiato i dati che la sonda New Horizons ha raccolto durante l’incontro ravvicinato con Plutone del 2015. Grazie a questi dati i ricercatori hanno potuto eseguire delle simulazioni al computer creando un modello del ciclo dell’azoto, il tempo impiegato dal ciclo e simulato i venti del pianeta nano.
Lo studio ha evidenziato una probabile presenza di venti occidentali, una varietà presente ad una quota di 4 Km dalla superficie e una varietà che invece si muove più in basso seguendo il contorno occidentale della Sputnik Planitia che è delimitata da alte scogliere che intrappolano i venti che rasentano la superficie.
“È proprio il genere di cosa che è dovuto alla topografia o alle specificità dell’ambientazione”, ha spiegato la planetologa Candice Hansen-Koharcheck, del Planetary Science Institute di Tucson, in Arizona.
“Sono impressionata dal fatto che i modelli di Plutone siano avanzati al punto da poter parlare del clima regionale“, ha aggiunto Hansen-Koharcheck, che non era coinvolta nel nuovo studio.
La New Orizons ha svelato un volto di Plutone diverso dal pianeta nano gelido e morto descritto in precedenza. Plutone si è presentato con una complessità inaspettata più di quanto ci si aspettasse, con imponenti montagne di ghiaccio d’acqua e strani terreni “a lama” oltre al cuore (il cui nome ufficiale, Tombaugh Regio, onora lo scopritore di Plutone, Clyde Tombaugh).
Il nuovo studio, che è stato pubblicato online sul Journal of Geophysical Research: Planets, rafforza e estende quel messaggio di base.
“Lo Sputnik Planitia può essere importante per il clima di Plutone quanto l’oceano per il clima della Terra“, ha detto Bertrand. “Se rimuovi Sputnik Planitia – se rimuovi il cuore di Plutone – non avrai la stessa circolazione“.