I buchi neri supermassicci e la vita

Secondo i ricercatori gli effetti dannosi delle emissioni del buco nero supermassiccio potrebbero limitarsi alla zona immediatamente vicina

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I buchi neri non sempre sono causa di distruzione su scala cosmica, ma qualche volta possono anche essere portatori di vita. Questo è quanto suggerisce una nuova ricerca effettuata sui buchi neri supermassicci, infatti le radiazioni emesse durante i loro “frenetici pasti” possono creare i blocchi di costruzione biomolecolari e persino alimentare la fotosintesi. Quello che ne consegue, secondo le ipotesi dei ricercatori è che molti altri mondi presenti nella Via Lattea potrebbero sviluppare la vita. La ricerca è stata pubblicata il 24 maggio sull’Astrophysical Journal.

Gli scienziati hanno creato modelli computerizzati per osservare i dischi radianti di gas e polvere chiamati nuclei galattici attivi, o AGN, che turbinano attorno a buchi neri supermassicci. Questi oggetti sono tra i più luminosi dell’universo, l’AGN si forma grazie alla gravità di un buco nero supermassiccio che ne attrae la materia. Poiché la materia ruota vorticosamente intorno a un buco nero, scaldandosi rilascia incredibili quantità di luce e radiazioni.

Fin dagli anni ’80, gli scienziati hanno sospettato che questa radiazione avrebbe reso la zona attorno all’AGN sterile, morta, senza nessuna possibilità di ospitare pianeti adatti a sostenere la vita. Diversi scienziati hanno spiegato l’assenza di tracce di vita extraterrestre nei pressi del centro della nostra galassia a causa delle radiazioni emesse dai buchi neri supermassicci.

La nostra galassia ha un mostruoso buco nero al centro, chiamato Sagittario A * e studi precedenti hanno scoperto che entro 3200 anni luce dal nucleo attivo di Sagittario A * i raggi X e la luce ultravioletta potrebbero cancellare le atmosfere dai pianeti simili alla Terra rendendoli sterili e morti.

La maggior parte delle persone parlava degli effetti dannosi [dei buchi neri]“, ha detto a Live Science Manasvi Lingam, autore principale dello studio e astronomo della Harvard University. “Volevamo riesaminare quanto possono essere dannose [le radiazioni]… e chiederci se potessero esserci anche effetti positivi.”



I modelli sviluppati dai ricercatori suggeriscono che mondi con atmosfere più dense di quella terrestre o posti a distanze tali da un AGN da conservare le loro atmosfere potrebbero ancora avere la possibilità di ospitare la vita.

Questi modelli suggeriscono che potrebbe esistere una zona sicura entro la quale ottenere la giusta quantità di radiazioni ultraviolette che oltre a non strappare l’atmosfera al pianeta potrebbe scindere le molecole creando i composti molecolari necessari alla vita come noi la conosciamo.

Tale zona, detta «Goldilocks» o “riccioli d’oro”, è una fascia teorica in cui un pianeta riceve abbastanza energia dalla sua stella da permettere l’esistenza dell’acqua liquida sulla superficie, acqua necessaria per la biochimica del carbonio.
La zona riccioli d’oro, quindi, seguirà più o meno la legge dell’inverso del quadrato della luminosità di una stella, ovvero più questa è luminosa, più lontana da essa è la zona riccioli d’oro. In un passato lontano, il Sole era meno luminoso di oggi, e solo un massiccio effetto serra delle prime atmosfere impedì al pianeta Terra di congelarsi forse per sempre.

Per un buco nero delle dimensioni di Sagittario A *, la regione delle “Riccioli d’Oro”si estende approssimativamente a 140 anni luce dal centro del buco nero, dove
gli scienziati hanno anche esaminato gli effetti della radiazione sulla fotosintesi, il processo che la maggior parte delle piante utilizza l’energia solare per creare zuccheri.

L’AGN emette enormi quantità di quell’ingrediente imprescindibile che è la luce.

Ciò sarebbe particolarmente importante per le piante, almeno quelle che noi conosciamo, su pianeti che non accompagnano una stella vicina. Secondo Manasvi, gli astronomi hanno stimato che ci potrebbero essere circa 1 miliardo di tali pianeti solitari alla deriva nella zona Riccioli d’oro di una galassia come la nostra.

Gli scienziati hanno scoperto che grandi porzioni di galassie, in particolare quelle con buchi neri supermassicci, potrebbero alimentare la fotosintesi grazie a un AGN. Per una galassia simile alla nostra, questa regione si estenderebbe a circa 1.100 anni luce dal centro della galassia. In piccole galassie dense chiamate nane ultracompatte, più della metà delle stelle della galassia potrebbe risiedere in quella zona fotosintetica.

Analizzando nuovamente gli effetti negativi della radiazione ultravioletta e dei raggi X in queste zone, gli scienziati hanno scoperto che le conseguenze negative dell’avere un AGN vicino sono state sovrastimate in passato.

I batteri sulla Terra hanno creato biofilm per proteggersi dai raggi ultravioletti e la vita nelle aree ad alta intesità di irradiazione ultravioletta potrebbe aver sviluppato tecniche simili per proteggersi e prosperare.

Anche i raggi X e i raggi gamma, che gli AGN emettono in enormi quantità, sono facilmente assorbiti dalle atmosfere e probabilmente non avrebbero una grande influenza sulla vita.

Gli scienziati hanno stimato che gli effetti dannosi delle radiazioni di un AGN in Sagittarius A * probabilmente si estinguerebbero a circa 100 anni luce dal buco nero galattico.

Fonti: Livescience; ilpoliedrico.com

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