Gli Hirpi, i sacerdoti lupo del Monte del Diavolo – video
Gli Hirpi Sorani, misteriosi sacerdoti pagani formavano un sodalizio di uomini preposti all’esecuzione di riti purificatori, celebravano i loro riti ancestrali in onore del Dio Lupo, i mistici del culto di Soranus, erano dei Männerbund, cioè un sodalizio di uomini dediti alle attività di guerra e rapina, cui si poteva accedere solo dopo aver superato un rito di iniziazione.
La Montagna del Diavolo – Sorano – Forma iniziale “Sauracti di Catone”
Il monte Soratte è una stretta dorsale calcarea, carsica ipogea, con 23 grotte esplorate, lunga 6 km e larga 1,5 km in direzione NW-SE, ergendosi maestoso e solitario nel mezzo della valle del Tevere. Il profilo del Soratte somiglia ad un volto, attribuito a Mussolini che costruì il bunker più grande e tecnologico dell’epoca della seconda guerra mondiale.
Circa 2 milioni di anni fa il Soratte emergeva come un’isola calcarea nel mare tropicale del Pliocene, che ricopriva l’attuale campagna Romana e la fascia costiera del Lazio. Gli speleologi hanno scoperto oggetti che la datazione del carbonio14 fa risalire al 8000 a.C , 7000 anni prima che comparissero le prime comunità nella valle del Tevere iniziasse a formare delle comunità.
Dal punto di vista religioso sede del primitivo culto Soranus (Soranus = Apollo) dio solare e “Sole Nero”, ctonio (che possedeva facoltà oracolari) e plutoniano (sovrano dell’Oltretomba, il Dis Pater) dio degli inferi, e dell’arcaico Dis Pater (dio degli inferi / con l’ingesso nella “Porta dell’aldilà”). Sulla montagna è recente un ritrovamento di un cimitero risalente a ben 8000 anni fa, con delle colonne ubicate a 30 metri di profondità nel sito funerario, come un portale magico di un culto ancestrale. Tutto il monte Soratte è un santuario multiculturale, esoterico e di antichissimi culti. Il dio veniva rappresentato con un mantello di pelle di lupo, le cui fauci erano poste sulla testa.
Virgilio identificò l’oscuro dio del Soratte con il dio greco Apollo, il luminoso signore della profezia. Nell’Eneide è scritto che sul Soratte si svolgevano riti in onore ad Apollo:
“…Apollo SOMMO FRA TUTTI GLI DÈI, CUSTODE DEL SANTO SORATTE, TE CHE NOI VENERIAMO DA SEMPRE, ALIMENTANDO I TUOI FUOCHI CON CATASTE DI PINO, E, TRA LE FIAMME, FIDENTI NELLA NOSTRA DEVOZIONE, PESTIAMO A PIEDI NUDI DISTESE DI BRACI…”
Nell’Eneide è Arrunte, guerriero e sacerdote d’Apollo, a rivolgere la sua preghiera al dio del Soratte prima di uccidere la vergine guerriera Camilla. Nelle Guerre Puniche, Silio Italico chiama il guerriero Equano “figlio del Soratte” e lo descrive maestoso, corpulento, coperto d’armi scintillanti e in grado di accogliere il furore divino.
Gli Hirpi Sorani,misteriosi sacerdoti pagani, formavano un sodalizio di uomini preposti all’esecuzione di riti purificatori, celebravano i loro riti ancestrali in onore del Dio Lupo, i mistici del culto di Soranus, erano dei Männerbund, cioè un sodalizio di uomini dediti alle attività di guerra e rapina, cui si poteva accedere solo dopo aver superato un rito di iniziazione.
Questi selvaggi uomini-bestia, ricordano da vicino i germanici berserkir (uomini-orso) e úlfédhnar(uomini-lupo), i terribili guerrieri-bestia che combattevano in uno stato di furore mistico ed erano insensibili al dolore. Il mito ci dice che, come i lupi, essi dovevano vivere di rapine e che, durante le cerimonie del Dio, camminavano a piedi nudi sui carboni ardenti senza provare dolore.
Gli uomini-lupo iniziati al culto di Sorano erano gli eredi di una spiritualità primordiale e antichissima comune a tutti i popoli del mondo, quella sciamanica; eseguivano un rito annuale: posseduti dal Dio, accendevano molta legna di pino e ne espandevano le braci ardenti camminando su queste a piedi nudi senza percepire dolore per tre volte, saltando sulle braci come in una danza e portando in questo modo le carni, i doni, gli exta, offerte sacrificali fino all’altare del dio Soranus, in un complesso rituale che si svolgeva, si dice, in concomitanza con il Solstizio d’Estate. Varrone narra che i sacerdoti riuscivano a farlo dopo essersi sfregati sulla pianta dei piedi “una droga che impediva l’azione del fuoco”.
La ferinità degli Hirpi, segnalata già dal nome, si esplicava nel rapimento degli exta riservati al Pater Soranus durante la cerimonia sacra che si svolgeva sul monte Soratte, proprio come Remo, vincitore del primo lupercale, si cibò degli exta (crudi) riservati a Fauno, tradizione perpetuata dal suo gruppo di luperci, i Fabiani.
La vita dell’iniziato era dunque una vita dedita al brigantaggio e alla rapina, con lo statuto di homo sacer, escluso dalle norme civili e da qualunque forma di diritto. Andrea Carandini, archeologo ed accademico italiano, l’ha paragonato all’uomo-lupo (wargus) di scandinavi e germani, caratterizzato proprio dalla sua posizione al confine tra la ferinità e l’umanità. In particolare, il passaggio sul fuoco è stato riconosciuto come un elemento purificatore della cerimonia, che, pertanto, si manifesta strettamente affine alle componenti purificatorie e ai “lupi” come emissari del mondo dei morti, elementi messi in luce nell’analisi dei Lupercalia.
Il rito prevedeva il sacrificio di una capra e gli inziati procedevano tramite imitazione o trasformazione in lupo: non soltanto i Sabini del Soratte si sforzavano di appropriarsi della forza di calore e di vita di questa fiera, ma cercavano anche di indebolire, per mezzo dei sacrifici, la sua potenza pericolosa di tenebre e di morte . Ancora in ambito falisco si aveva memoria di bambini sacrificati. Soranus è equivalente ad Aita, l’Hades etrusco, il quale in diverse attestazioni iconografiche è infatti raffigurato sul trono dell’aldilà con la testa ricoperta dalle spoglie di un lupo con le fauci spalancate, mentre, sempre in ambito etrusco, l’esistenza di demoni lupo, con la testa di lupo, o con la testa ricoperta da un cappuccio di testa di lupo, è comprovata da una serie di urne lapidee e fittili che mostrano questo soggetto mentre cerca di trascinare sottoterra un uomo, presumibilmente il defunto, che inutilmente cerca di resistergli.
L’antica Roma deve molte delle sue tradizioni proprio agli Hirpi ed alla loro teologia.
Gli spiriti che si impossessano della città, attraverso lo stravolgimento delle regole e la reimmersione nel caos primordiale, provocano la purificazione dell’intera città e quindi favoriscono il rinnovamento generale e la rinascita; quest’ultimo elemento è in particolare evidenziato dalle frustate dei luperci, che corrisponde alla fecondazione delle lupae, ovvero le donne romane nella loro accezione prettamente sessuale.
Tracce dell’antico tempio si possono osservare nella cripta della Chiesa di San Silvestro. Sembra che i cultisti si vestissero di pelli di lupo e fossero in grado di “diventare lupi” essi stessi o che in seguito a una maledizione, erano costretti da poteri oscuri a diventare lupi essi stessi. Il lupo considerato come componente femminile creatrice e nutrice, come capostipite di un popolo e come demone, fenomeno derivante dalle origini greche ed etrusche, come legame tra inferi e forze regolatrici della terra di nascita e morte dei prodotti degli esseri viventi e della terra, regolatore anche della fertilità (cosmogonia germanica e celtica); Nel pantheon germanico è presente un lupo mostruoso che divora gli dei e gli astri, causando non solo la fine del mondo ma anche la sua rinascita.
La valenza del lupo è presente nelle iniziazioni rituali, in alcuni riti si facevano allontanare i giovani dalla comunità facendoli vivere di brigantaggio ai margini delle comunità per fargli apprezzare il valore della vita civile. Ladri e criminali in effetti sono poi sempre stati associati alla figura del lupo e venivano mandati nell’ “Asylum Romuleo”, dove potevano trovare nuova vita servi fuggitivi e proscritti, criminali e luogo sacro al dio lupo.
Seconda la credenza, chi veniva visto da un lupo diventava muto. I luperci rappresentavano lo stato umano prima dell’avvento della civiltà, un mondo regolato dall’aggressività e dagli impulsi naturali, in definitiva quella che si potrebbe definire vita da lupi; la ferinità dei luperci e la loro estraneità alla società civile sono marcate in primo luogo dalla nudità.
La lupa come nutrice è un tema diffusissimo, a partire dal mito di Latona in procinto di partorire Apolloe Artemide che corrispondono agli dei romani Sorano-Feronia. Altri esempi di lupa che allatta neonati sono contenuti nei racconti di Mileto, Cidone, Licasto e Parrasio, mentre tra le connessioni più evidenti dei lupi con il mondo infero presso i Greci si possono annoverare Mormolyke, la lupa considerata nutrice dell’Acheronte, e la caratterizzazione di Ecate come lupa.
Il lupo si caratterizza soprattutto in rapporto alla demonologia: le maggiori divinità dell’Oltretomba mostrano un chiaro collegamento con il lupo, ravvisabile in una serie di attestazioni iconografiche, provenienti dalle pitture e dai rilievi funerari, nelle quali l’equivalente etrusco di Hades e i demoni che popolano gli inferi sono raffigurati come lupi, personaggi a testa di lupo o rivestiti dalle spoglie di un lupo.
La progressiva e graduale antropomorfizzazione testimonia l’originaria natura animale dei demoni. Gli Hirpi del Soratte sono ricordati da più fonti, come un gruppo di famiglie, probabilmente di natura sacerdotale, la cui caratteristica più appariscente era una rituale camminata sul fuoco.
I Lupercalia risalgono al calendario arcaico e sono connessi ai riti di fine anno ed alle festività dei morti dei “Parentalia” di febbraio dal quale nasce la presenza della fondazione con “Acca Larenzia” patrona del mondo dei morti, presente nel ciclo romuleo ed erculeo. Il significato che gli antichi attribuivano alla figura del lupo è molto più profonda di quello che si può associare oggi all’appartenenza geologica dell’animale. uno dei 3 grandi insediamenti licantropi europei.
Il mito dei Sacerdoti Lupo narra la leggenda che ai tempi del Primo Sacrificio: in cima al monte Soratte un branco di lupi giganteschi arrivò all’improvviso e rubò le carni delle vittime sacrificali, fuggendo poi via per la foresta impervia. Un gruppo di uomini ne seguì le tracce fino a una grotta che emanava vapori infernali. Le esalazioni tossiche uccisero quasi tutti gli umani, proteggendo i lupi. I pochi che sopravvissero tornarono nel villaggio, dove in breve comparve un morbo misterioso che decimò la popolazione. Quando venne Suri, Dio lupo etrusco interpellato dall’Oracolo, esso rivelò che i Lupi erano protetti da Dis Pater (Plutone), il Dio dell’Aldilà, e che seguirli fino alla Caverna proibita aveva causato la maledizione della pestilenza. L’unico modo che gli uomini, colpevoli dell’atto sacrilego, avevano per chiedere perdono e acquietare gli spiriti sarebbe stato proprio, da quel giorno in avanti, quello di comportarsi come lupi. Così nacquero gli Hirpi Sorani e lo stesso popolo passò alla storia come “irpini”.
Servius identifica Sorano con Dis, il dio romano dell’aldilà e della morte. In tempi recenti, il nome è stato connesso con Suri, il dio Etrusco della purificazione delle profezie ma la giusta traduzione di Soratte ancora è un mistero.
Si connette il dio Soranus con gli Hirpi, “lupu” in etrusco significa “morte”, la dea paredra dei sacerdoti-lupi era Feronia, detta Ferocia, antichissima dea italica dei boschi e della guarigione, che aveva un luogo di culto nei pressi del monte. Il fanum Feroniae è ormai andato perduto, ma una fonte che parla dei leggendari poteri terapeutici, che era parte del complesso, permane tuttora.
Dea dai molteplici aspetti è posta a tutela di quella natura selvaggia di cui protegge i boschi, gli animali selvaggi (le “fiere”), le messi, i malati e, come Diana, gli schiavi liberati. Una divinità della vita e della morte.
I Lupercalia furono l’ultima festività pagana a essere abolita dopo la cristianizzazione, un rituale importantissimo di fertilità e iniziazione per i giovani uomini nobili, che si teneva il 15 febbraio.