di Evan Gough – tradotto e adattato da Giampiero Muzi
Dopo mesi di incessante lavoro, la squadra operativa addetta allo strumento è riuscita a far penetrare la talpa nel terreno marziano. Già di per sé questo è un successo, tenendo conto di tutti i contrattempi accaduti. Ma è ancora presto per le celebrazioni perché servirà ancora tempo prima che la talpa riesca a dare alcuni risultati validi per la scienza.
La talpa è il nomignolo utilizzato per l’Heat Flow and Physical Properties Package, detto anche HP3, uno strumento il cui obiettivo dichiarato è di penetrare il suolo di Marte fino ad una profondità di 5 metri.
L’idea è quella di piazzare le serie di sensori di calore integrati nel sottosuolo e di misurare il calore stesso proveniente dall’interno del pianeta rosso. La Talpa misurerà l’aumento della temperatura con la profondità, detta gradiente geotermico, e la conduttività termica. La moltiplicazione di quei due valori permette di calcolare il flusso termico.
Attraverso lo studio dei processi termici dell’interno del pianeta, gli scienziati possono scoprire molto sulla storia di Marte e di come si sia formato. Possono anche capire come si siano plasmati altri corpi rocciosi.
La talpa è stata concepita e costruita dal Centro Aerospaziale Tedesco (DLR) di Colonia, quale contributo della Germania alla missione di penetrazione nel sottosuolo marziano. Potrà raccogliere alcuni utili dati scientifici andando anche ad una profondità maggiore dei 5 metri previsti. A circa 3 metri nel sottosuolo i cambiamenti climatici stagionali non sono più in grado di modificare i dati lì rilevati.
A maggio la NASA ha annunciato di star usando la pala montata alla fine del braccio meccanico della talpa per esercitare una pressione verso il basso sulla talpa stessa. Un’operazione rischiosa dal momento che tutto il cablaggio è proprio sull’apice della talpa, dove la pala ha bisogno di esercitare la pressione. Danneggiare il cablaggio sarebbe la fine della missione.
Il personale NASA e DLR si è trovato tra una roccia e un materiale altrettanto duro. Un tipo di suolo compatto chiamato duracrust ha impedito l’azione martellante della talpa per penetrare il suolo stesso, talmente tanto che il proseguimento delle operazioni era stato messo in dubbio.
Ora la NASA ha twittato che la talpa è nel sottosuolo, il che è oggettivamente un progresso. Usando la pala per spingere la talpa nel sottosuolo si è riusciti a far penetrare lo strumento nel suolo marziano per tutta la sua lunghezza, ma ora la talpa dovrà iuscire a farsi strada nel sottosuolo senza ulteriori aiuti. Ce la farà?
La talpa conta sull’attrito con il suolo per penetrarlo. Il duracrust ha impedito che accadesse, perché era troppo duro per cadere nel buco fatto dalla talpa, riempendolo e procurando l’attrito necessario. Ora potrebbe esserci sufficiente attrito per permettere al robot di scendere ancora più giù. Quindi, anche se questo annuncio rappresenta di fatto un progresso, il futuro resta incerto.
NASA e DLR meritano un po’ di credito per questa situazione piena di problemi da risolvere. Si trovano a 225 milioni di chilometri di distanza (140 milioni di miglia), a provare a capire cosa fare per andare avanti.
https://www.universetoday.com/146361/finally-mars-insights-mole-is-now-underground/