Laser per eliminare la spazzatura spaziale

Sopra le nostre teste orbitano quindi circa 3.000 satelliti ormai inutilizzabili e, soprattutto, impossibili da controllare. A questa spazzatura spaziale vanno sommati tutti i detriti generatisi per diverse cause nel corso degli anni

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La spazzatura spaziale costituisce un rischio per ogni nuova missione nello spazio e quella che non può essere messa in sicurezza ha il destino segnato.

La maggior parte della spazzatura spaziale è infatti destinata a cadere sulla Terra, i frammenti più piccoli bruceranno nell’atmosfera, quelli più grandi potranno colpire ovunque.

Dal lancio dello Sputnik, avvenuto il 9 ottobre 1957, l’uomo ha effettuato oltre cinquemila lanci, mettendo in orbita (dati di fine 2015) circa 7.200 satelliti. Di questi, 4.100 sono ancora in orbita, ma solo poco più di un migliaio sono ancora operativi.

Sopra le nostre teste orbitano quindi circa 3.000 satelliti ormai inutilizzabili e, soprattutto, impossibili da controllare. A questa spazzatura spaziale vanno sommati tutti i detriti generatisi per diverse cause nel corso degli anni.

Secondo l’Orbital Debris Program Office (ODPO) della NASA. il numero dei detriti sale a 23.000 oggetti, tutti più grandi di 10 centimetri. Se questi frammenti si schiantassero l’uno contro l’altro, le collisioni potrebbero generare grandi nuvole di detriti che potrebbero ostacolare molte attività spaziali, compreso l’uso dei satelliti.

Il problema della spazzatura spaziale potrebbe però essere risolto utilizzando una tecnica che viene comunemente utilizzata per trattare il cancro. I detriti in orbita, secondo un team di ricercatori russi, potrebbero essere trasformati in innocue nuvole di particelle.

Questo processo, chiamato “ablazione laser“, è un processo di rimozione di materiale da una superficie solida irradiata con un raggio laser. Questa tecnica può distruggere i tumori maligni nel corpo umano e potrebbe vaporizzare i detriti spaziali.

Ablazione della spazzatura spaziale

L’utilizzo del laser comporta una serie di problemi da risolvere. Non si può certamente puntare un raggio laser dal suolo nello spazio e disintegrare i detriti, in quanto ogni ognuno di essi è probabilmente composto da materiali diversi che reagiscono in modo diverso.

I pannelli solari per l’alimentazione dei veicoli spaziali, ad esempio, potrebbero essere potenzialmente pericolosi. Se un raggio laser venisse sparato verso la superficie di un pannello solare, potrebbe produrre migliaia di frammenti di vetro, creando una nuvola di detriti microscopici.

Un laser spaziale potrebbe aggirare alcuni di questi rischi, affermano i ricercatori della Bauman Moscow State Technical University in un nuovo studio pubblicato su Acta Astronautica.

Il team ha sperimentato diversi materiali utilizzati nella fabbricazione di veicoli spaziali per vedere come ognuno reagisce alle emissioni di impulsi laser.

I pericoli della spazzatura spaziale

Secondo i ricercatori, i laser sparati da dispositivi a terra subiscono interferenze atmosferiche che possono diminuire la precisione del raggio. I laser spaziali, tuttavia, potrebbero mirare in modo più preciso evitando i pannelli solari e inoltre avrebbero bisogno di meno energia per funzionare in maniera efficace

Il processo trasformerebbe i detriti spaziali in innocuo plasma, riducendo la quantità di spazzatura spaziale in volume senza contribuire alla produzione di nuvole vaganti molto più piccole e pericolose.

La Stazione Spaziale Internazionale (ISS) deve schivare la spazzatura spaziale regolarmente. L’ISS ha effettuato almeno 27 manovre di prevenzione delle collisioni dal 1999, secondo Orbital Debris Quarterly New, una pubblicazione dell’ODPO della NASA.

Dal momento che ci vuole carburante prezioso e costoso per accendere gli otto propulsori della nave da carico Progress collegata alla ISS, per completare una manovra, esiste anche un incentivo finanziario per eliminare la spazzatura spaziale.

Il processo per l’eliminazione della spazzatura spaziale sembra unìottima idea, tuttavia alcuni non sono d’accordo.

Secondo Alice Gorman, archeologa spaziale e professoressa associata alla Flinders University di Adelaide, nel Sud Australia, in orbita e, più in generale nello spazio: “Ci sono sicuramente cose lassù che hanno un valore culturale, e ovviamente non voglio che qualcuno punti i laser contro di loro”.

Sebbene la Gorman studi la spazzatura spaziale, sostiene che il termine riduce il potenziale per i detriti di avere di nuovo uno scopo. Alcuni satelliti in disuso potrebbero tornare online in futuro, come hanno fatto in passato.

Eppure esiste una minaccia ancora più grande, sostiene la Gorman: usare i laser spaziali per distruggere satelliti funzionanti.

Questi sistemi in teoria potrebbero diventare delle vere e proprie armi dispiegate in orbita e molti governi non dormirebbero sonni tranquilli sapendo dell’esistenza di questi dispositivi sopra le loro teste.