I morti confermati per ora sono 5, 31 i feriti attualmente ricoverati in ospedale con lesioni e otto persone risultano ancora disperse dopo l’improvvisa eruzione vulcanica avvenuta a Whakaari / White Island, al largo della costa orientale della Nuova Zelanda.
L’isola è una destinazione turistica e c’erano 47 persone quando il vulcano è improvvisamente esploso lunedì pomeriggio. Tre dei feriti sono stati dimessi dall’ospedale.
I vulcanologi di GeoNet, che gestisce un sistema di monitoraggio dei pericoli geologici, hanno descritto l’eruzione impulsiva e di breve durata, con un pennacchio di cenere che è salito a oltre tre chilometri sopra la bocca.
Il primo ministro Jacinda Ardern ha elogiato il coraggio dei primi soccorritori e dei piloti piloti che hanno condotto una ricognizione aerea che ha confermato che sull’isola non vi è nessun segno di vita. Oggi la polizia sta valutando se è sicuro tornare sull’isola per un’operazione di recupero.
Rischi vulcanici
White Island è uno dei numerosi vulcani della Nuova Zelanda che può produrre, senza preavviso, eruzioni esplosive in qualsiasi momento. In questo caso, il magma si trova a poca profondità ed il calore e i gas agiscono sulle acque superficiali e sotterranee per formare importanti sistemi idrotermali.
In questi sistemi, l’acqua è intrappolata nei pori delle rocce in uno stato surriscaldato. Qualsiasi processo esterno, come un terremoto, l’ingresso di gas dal basso o persino un cambiamento nel livello dell’acqua del lago può ribaltare questo delicato equilibrio e rilasciare la pressione sull’acqua calda.
L’eruzione provocata dal vapore, detta anche eruzione idrotermale o freatica, può avvenire all’improvviso e con poco o nessun preavviso. L’espansione dell’acqua in vapore ha una velocità supersonica e il liquido può espandersi fino a 1.700 volte il suo volume originale. Questo produce effetti catastrofici.
L’energia di espansione è sufficiente per frantumare la roccia solida, scavare crateri ed espellere frammenti di roccia e cenere a centinaia di metri di distanza dallo sfiato. Conosciamo siti in Nuova Zelanda in cui il materiale è stato proiettato a oltre tre chilometri dallo sfiato da tali eruzioni.
I pericoli prospettati per le eruzioni provocate dal vapore sono le espulsioni violente di blocchi caldi e ceneri e la formazione di correnti “simili a uragani” di ceneri umide e particelle grossolane che si irradiano dalla bocca di esplosione. Questi possono essere mortali in termini di trauma da impatto, ustioni e lesioni respiratorie.
Le eruzioni sono di breve durata, ma presentano un’alta probabilità di eruzioni successive, generalmente più piccole, mentre il sistema si riequilibra. White Island è un luogo dove questa cosa accade con unc erta frequenza ma non è l’unico posto in Nuova Zelanda in cui ciò può accadere.
Il Monte Ruapehu (lago del cratere), il Monte Tongariro (Te Maari e Ketetahi) e le aree geotermiche dell’Isola centrale del Nord hanno tutte il potenziale per causare tali eventi. Sappiamo che ci sono state più di 60 eruzioni idrotermali negli ultimi 100 anni in Nuova Zelanda. Alcuni di queste hanno causato vittime.
Nessun avvertimento
Monitorare e prevedere le eruzioni idrotermali è una grande sfida. Normalmente non è possibile prevedere queste eruzioni. Molti sistemi sono già “innescati” per tali eventi, ma non abbiamo dei modelli efficienti per interpretare i segni.
Una volta avviato un evento, il preavviso va da secondi a minuti. La nostra unica speranza di anticipare questi eventi è di monitorare la potenziale pressione di vapore e liquido nei sistemi idrotermali e di capire dal loro comportamento a lungo termine quando arrivano a trovarsi in uno stato super-critico.
Sfortunatamente non esistono regole fisse e ogni sistema idrotermico è diverso.
In questa era di tecnologia e monitoraggio strumentale, sembra irrazionale che ci siano pochi o nessun avvertimento per tali eruzioni. L’eruzione non è causata dal magma, ma dal vapore, e questo è molto più difficile da tracciare dai nostri attuali sistemi di monitoraggio.
Abbiamo visto diverse altre catastrofi idrotermali fatali avvenute in altre parti del mondo, come l’eruzione del Monte Ontake del 2014 in Giappone. La Nuova Zelanda era stata più fortunata di molte altre parti del mondo, fino ad ora.
Shane Cronin , professore di scienze della terra, Università di Auckland .
Questo articolo è stato ripubblicato da The Conversation con una licenza Creative Commons. Leggi l’ articolo originale.