L’Africa è il secondo continente più grande del mondo, con una superficie di circa 30 milioni di km², nonostante ciò questo continente non rimarrà così per sempre. Un enorme processo geologico, denominato EARS, sta lentamente ma inesorabilmente dividendo l’Africa in due, con la probabile conseguente formazione di un nuovo oceano tra le due masse terrestri.
Questo processo richiederà milioni e milioni di anni, ma alla fine vedrà parte dell’Africa orientale staccarsi dal resto del continente, con un vasto mare che taglierà fuori l’Etiopia, il Kenya, la Tanzania e il Mozambico.
Cos’è l’East African Rift System (EARS)?
La colossale rottura è associata all’East African Rift System (EARS), uno dei più grandi rift del mondo che si estende verso il basso per migliaia di chilometri attraverso diversi paesi dell’Africa, tra cui Etiopia, Kenya, Repubblica Democratica del Congo, Uganda, Ruanda, Burundi, Zambia, Tanzania, Malawi e Mozambico.
Ma cos’è un rift? Un rift è una zona della crosta terrestre dove si verifica una frattura e una separazione tra due placche tettoniche. Le placche tettoniche sono dei grandi blocchi di roccia che formano la superficie terrestre e che si muovono lentamente l’una rispetto all’altra. A volte, queste placche si avvicinano e si scontrano, formando catene montuose, altre volte invece, queste placche si allontanano e si dividono, formando valli e bacini.
L’EARS è il risultato della divergenza tra la placca africana e la placca somala, che si stanno allontanando l’una dall’altra a una velocità di 6-7 mm all’anno, questo processo ha inizio circa 25 milioni di anni fa, durante il Miocene, e continua ancora oggi.
L’EARS è costituito da due rami principali: il ramo orientale, che include il Rift Etiope e il Rift Keniota, e il ramo occidentale, che include il Rift Albertino e la valle del Lago Malawi; i due rami si incontrano nella regione dell’Afar, dove si forma una tripla giunzione tra la placca africana, la placca somala e la placca araba.
L’EARS è caratterizzato da una forte attività vulcanica e sismica, che produce numerosi vulcani, faglie, laghi e montagne lungo il suo percorso. Alcuni dei vulcani più noti sono il Kilimangiaro, il Monte Kenya, il Monte Meru e il Monte Elgon. Alcuni dei laghi più importanti sono il Lago Vittoria, il Lago Tanganica, il Lago Malawi e il Lago Turkana.
La rottura dell’Africa è un fenomeno estremamente lento, che richiede milioni e milioni di anni per completarsi, tuttavia ci sono alcune evidenze che possiamo osservare anche oggi, che ci mostrano che il processo è in atto.
Una di queste evidenze è la formazione di crepe e fessure nella crosta terrestre, che indicano la separazione tra le due placche. Queste crepe e fessure possono essere profonde anche decine di metri e larghe anche centinaia di metri, e possono causare danni alle infrastrutture e alle coltivazioni, un esempio di questo fenomeno si è verificato nel 2018, quando una crepa di 15 metri di profondità e 20 metri di larghezza si è aperta in Kenya, tagliando in due una strada e una fattoria.
Un’altra evidenza è la formazione di depressioni e bacini, che si riempiono di acqua e formano dei laghi, i quali sono alimentati da fiumi e da sorgenti sotterranee, e possono avere dimensioni molto variabili. Alcuni di questi laghi sono salati, altri sono dolci, e alcuni ospitano una ricca biodiversità, un esempio di questo fenomeno è il Lago Turkana, il più grande lago alcalino del mondo, che si trova nel Rift Keniota.
Un’ulteriore evidenza è la formazione di isole vulcaniche, che emergono dall’acqua a causa dell’attività vulcanica sottomarina. Queste isole sono il risultato della fusione della roccia che si trova sotto la crosta terrestre, che viene spinta verso l’alto dalla pressione e dal calore.
Queste isole possono avere forme e dimensioni diverse, e possono essere temporanee o permanenti. Un esempio di questo fenomeno è l’isola di Jebel al-Tair, che si trova nel Mar Rosso, al largo della costa dello Yemen.
Cosa succederà in futuro?
Se il processo di rottura dell’Africa continuerà al ritmo attuale, tra circa 5 o 10 milioni di anni assisteremo a un cambiamento radicale nel volto del continente,è probabile infatti che vedremo la formazione di un nuovo oceano tra la placca somala e la placca nubiana, che separerà definitivamente l’Africa orientale dal resto del continente.
Questo nuovo oceano sarà il risultato dell’ingresso dell’acqua marina nei bacini e nelle depressioni create dal rift, che si allargheranno e si approfondiranno sempre di più, e sarà collegato al Mar Rosso e al Golfo di Aden, che sono già delle zone di divergenza tra la placca africana e la placca araba.
Il nuovo oceano sarà circondato da una nuova linea costiera, che avrà una forma molto diversa da quella attuale, con l’Africa orientale che diventerà una nuova massa terrestre, che comprenderà l’Etiopia, il Kenya, la Tanzania e il Mozambico, e che sarà separata dal resto dell’Africa da un vasto mare. Questa nuova massa terrestre potrebbe anche avere un clima e una vegetazione diversi da quelli attuali, a causa della sua posizione e della sua esposizione ai venti e alle correnti oceaniche.
Quali sono le implicazioni scientifiche e culturali?
La rottura dell’Africa è un fenomeno di grande interesse scientifico e culturale, in quanto ci offre l’opportunità di studiare e comprendere meglio i meccanismi e le conseguenze della tettonica delle placche, che è uno dei processi fondamentali che modellano la superficie terrestre.
La rottura dell’Africa ci permette anche di osservare e documentare le trasformazioni geologiche, biologiche e climatiche che avvengono in una zona di grande diversità e ricchezza, appunto l’EARS è considerato il luogo di origine dell’umanità, in quanto qui sono stati ritrovati alcuni dei più antichi fossili di ominidi, come Lucy e Ardi.
L’EARS è anche il luogo di nascita e di sviluppo di molte civiltà e culture africane, che hanno lasciato testimonianze storiche e artistiche di grande valore.
La rottura dell’Africa, tuttavia, comporta anche delle sfide e dei rischi, che richiedono una gestione e una prevenzione adeguata, nella fattispecie il fenomeno può causare dei disastri naturali, come terremoti, eruzioni vulcaniche, inondazioni e frane, che possono mettere in pericolo la vita e la sicurezza delle persone e degli animali che vivono nella zona.
Il fenomeno può anche causare dei conflitti sociali, politici ed economici, legati alla gestione delle risorse, dei confini e delle infrastrutture, che possono compromettere la pace e la stabilità della regione.
Come possiamo studiare e proteggere l’EARS?
Per studiare e proteggere l’EARS, è necessario un approccio multidisciplinare e collaborativo, che coinvolga diversi attori e settori, come la scienza, la tecnologia, la politica, la società e la cultura.
Dal punto di vista scientifico, è importante monitorare e analizzare i fenomeni geologici, biologici e climatici che avvengono nell’EARS, utilizzando diversi strumenti e metodi, come le stazioni sismiche, i satelliti, i droni, i campionamenti, le simulazioni e i modelli. Questo permette di acquisire dati e informazioni utili per comprendere i meccanismi e le conseguenze della rottura dell’Africa, e per prevedere e prevenire i possibili disastri naturali.
Dal punto di vista tecnologico, è importante sviluppare e implementare delle soluzioni innovative e sostenibili per affrontare le sfide e i rischi che il fenomeno comporta, come la gestione delle risorse idriche, energetiche e minerarie, la costruzione e il mantenimento delle infrastrutture, la comunicazione e la connettività, la sicurezza e la difesa, la salute e l’educazione.
Dal punto di vista politico, è importante stabilire e rafforzare la cooperazione e l’integrazione tra i diversi paesi e le diverse regioni che sono interessati dall’EARS, creando delle piattaforme e dei meccanismi di dialogo, di coordinamento e di negoziazione. Questo permette di affrontare in modo pacifico e costruttivo le questioni relative ai confini, alle migrazioni, al commercio, alla sicurezza e allo sviluppo.
Dal punto di vista sociale e culturale, è importante valorizzare e preservare la diversità e la ricchezza che caratterizzano l’EARS, promuovendo la conoscenza, il rispetto e la solidarietà tra le diverse popolazioni, le diverse culture e le diverse tradizioni che convivono nella zona. Questo permette di rafforzare l’identità e la coesione delle comunità, e di contrastare le discriminazioni, le violenze e le ingiustizie.
Infine, quali sono le prospettive future per l’EARS? La rottura dell’Africa è un fenomeno inarrestabile, che cambierà inevitabilmente il volto del continente e del pianeta, malgrado ciò questo non significa che dobbiamo subire passivamente le sue conseguenze, ma che dobbiamo essere consapevoli e responsabili delle nostre azioni e delle nostre scelte.
L’EARS è una zona di grande opportunità, ma anche di grande sfida, che richiede una visione a lungo termine e una strategia condivisa. Se sapremo gestire in modo saggio e sostenibile le risorse, le infrastrutture e le relazioni che l’EARS ci offre, potremo trarre dei benefici per il nostro benessere, la nostra crescita e la nostra pace.
Se invece agiremo in modo egoista e irresponsabile, rischieremo di causare dei danni irreparabili per il nostro ambiente, la nostra salute e la nostra sicurezza, questo perché l’EARS è anche una zona di grande bellezza, ma anche di grande fragilità, che richiede una cura e una protezione costante.
Se sapremo apprezzare e conservare la diversità e la ricchezza che l’EARS ci regala, potremo arricchire la nostra cultura, la nostra storia e la nostra umanità, se invece trascureremo e distruggeremo la diversità e la ricchezza che l’EARS ci propone, impoveriremo il nostro patrimonio, la nostra memoria e la nostra identità.
L’EARS è una zona di grande interesse, ma anche di grande responsabilità, che richiede una partecipazione e una collaborazione attiva, e come già detto, se sapremo coinvolgere e integrare i diversi attori e settori che operano nell’EARS, potremo creare delle sinergie e delle innovazioni che potranno migliorare la qualità della vita e della conoscenza di tutti.
Se invece isoleremo e contrasteremo i diversi attori e settori che operano nell’EARS, creeremo delle tensioni e dei conflitti che potranno compromettere la stabilità e il progresso di tutti.
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