Covid19: le lacrime dei bambini sono infettanti?

Un team di ricercatori dell'ospedale Bambino Gesù ha voluto fare chiarezza sul potenziale infettante delle secrezioni lacrimali dei bambini

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Sull’infezione da covid19 si sa ancora relativamente poco e tra gli studi più recenti è stato dimostrato che anche le secrezioni lacrimali possono essere infettanti. Nella fattispecie, gli studiosi si sono chiesti la potenziale trasmissione del virus attraverso le lacrime dei bambini.

A rispondere alla questione è stato uno studio dell’ospedale Bambino Gesù pubblicato sulla rivista scientifica Journal of American Association for Pediatric Ophthalmology and Strabismus.

La ricerca è stata sviluppata tra marzo e aprile nei bambini ricoverati presso il Centro Covid di Palidoro: si tratta della prima pubblicazione internazionale in campo oftalmologico dedicata alla sars cov 2 che interessa l’età pediatrica.

Lo studio ha interessato un campione di 27 soggetti risultati positivi al tampone naso faringeo. Tra questi, solo 3, pari all’11% del campione, presentavano tracce del virus nelle lacrime, rilevato tramite un tampone congiuntivale. Non solo, le analisi hanno evidenziato che il tasso di sopravvivenza del virus è più alto nelle cavità nasofaringee rispetto alle secrezioni oculari.

È interessante ricordare che il primo medico a lanciare l’allarme coronavirus è stato il dottor Li Wenliang, un giovane oculista cinese a cui il virus è costato prima il carcere con l’accusa di procurato allarme e una volta riabilitato, un prematuro decesso all’età di 34 anni. La connessione tra salute degli occhi e covid19  fa parte della genesi del virus stesso.

Tra i primi sintomi identificativi infatti, si è sempre segnalata una congiuntivite, sintomo di una precoce infezione. Da qui l’invito a non toccare gli occhi poiché il virus si può trasmettere attraverso questo contatto. Sì è anche sospettato che il contatto con un paziente infetto senza un’adeguata protezione degli occhi, possa aver causato una buona percentuale delle infezioni rilevate presso la Wuhan Fever Clinic lo scorso gennaio.



Tornando al campione analizzato all’ospedale Bambino Gesù, solo 4 bambini hanno presentato una congiuntivite da covid19 ma fortunatamente la guarigione è stata lineare e priva di qualsiasi decorso cronico.

Il professor Stanislao Rizzo, Ordinario di Oftalmologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della UOC Oculistica, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, ha spiegato che: “La SARS CoV-2 può dar luogo anche ad una congiuntivite virale perché questo virus sembra avere un certo tropismo per la congiuntiva, come succede anche con altri virus, come gli adenovirus, che danno delle forme epidemiche di congiuntivite. Sicuramente la modalità di trasmissione del COVID19 attraverso gli occhi o le secrezioni oculari è molto meno pericolosa di quella classica via ‘droplets’ (le goccioline di saliva che si formano con gli starnuti o i colpi di tosse); più realisticamente la congiuntivite da COVID19 si verifica toccandosi o stropicciandosi gli occhi con le mani contaminate dal virus; ma il virus potrebbe arrivare alla congiuntiva per diffusione attraverso il sangue, visto che questa zona è riccamente vascolarizzata.

Teoricamente infine, il virus potrebbe anche annidarsi nelle ghiandole lacrimali, ma di questo non abbiamo ancora alcuna prova. Motivo in più per ribadire l’importanza di lavarsi spesso le mani e di evitare di toccarsi naso e bocca e di stropicciarsi gli occhi con le mani non lavate accuratamente (come quando ci si trova fuori casa). L’idea che la congiuntiva fosse una ‘sentinella’ dell’infezione l’abbiamo avuta da subito, dall’inizio della pandemia. E al Gemelli abbiamo condotto uno studio su 50 pazienti con COVID-19, secondo un protocollo di ricerca, messo a punto due mesi fa. Per questo studio, abbiamo arruolato 50 pazienti con COVID-19 accertato, che abbiamo sottoposto a tampone congiuntivale. A breve pubblicheremo i risultati.” Ha precisato Rizzo.

Un occhio di riguardo, è il caso di dirlo, meritano i pazienti che utilizzano le lenti a contatto: “Per quanto riguarda le lenti a contatto – suggerisce il professor Rizzo – se non strettamente necessario,  noi consigliamo ai nostri pazienti di non portarle in questo periodo e usare piuttosto gli occhiali. Se proprio non se ne può fare a meno, meglio quelle giornaliere, usa e getta. E naturalmente con la solita precauzione di lavarsi bene le mani”. Conclude lo studioso.

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