La produzione di energia elettrica a carbone della Spagna continentale è più che raddoppiata rispetto all’anno scorso raggiungendo il suo massimo da gennaio di quest’anno. Alla faccia delle promesse di abbandonare il carbone e di non voler utilizzare combustibili fossili per difendere l’ambiente!
Mentre i leader europei discutono come contrastare gli effetti del cambiamento climatico, la bassa produzione eolica e di energia idroelettrica ha messo in luce che il carbone è l’opzione migliore per ottenere energia nei momenti di effettivo bisogno.
Secondo i dati dell’operatore di rete elettrica REE, il mese scorso la produzione di carbone in Spagna ha totalizzato 533 GWh, ovvero una media oraria di 716 MW, in aumento rispetto ai 664 MW di settembre e ai 316 MW di ottobre 2020.
Come accennato, le scarse riserve di energia idroelettrica e il vento insufficiente, hanno spinto la generazione di combustibili fossili il mese scorso, con la produzione di turbine a gas a ciclo combinato (CCGT) in aumento del 36,6% su base annua.
Nel frattempo, la produzione idroelettrica è diminuita del 47,4% rispetto all’anno precedente mentre la produzione eolica è scesa del 26%.
Le ingenti risorse nelle energie rinnovabili nulla hanno potuto contro la crisi energetica
Nonostante tutto, è previsto che la produzione a carbone rimarrà comunque limitata nella Spagna peninsulare poiché la maggior parte degli impianti esistenti è destinata alla chiusura permanente.
Tuttavia, rimane il fatto che un paese come la Spagna (ma il fenomeno sta investendo un po’ tutta l’Europa), che si vanta di aver investito ingenti risorse nelle energie rinnovabili e di essere un esempio per gli altri paesi del mondo, quando si trova di fronte a gravi necessità energetiche non si fa scrupoli nell’utilizzare anche il più inquinante dei combustibili fossili.
D’ora in poi sarà molto più difficile fare prediche “green” ai paesi emergenti che utilizzano il carbone come fonte di energia per il proprio sviluppo.
Nel contempo l’Algeria taglia le forniture di gas naturale alla Spagna
L’Europa è attanagliata da gravi problemi energetici dovuti alla carenza di gas naturale è ormai noto. Adesso, non resta che osservare gli effetti di una quasi completa dipendenza energetica da fonti esterne, maturata dopo anni di politiche europee incoscienti e superficiali in questo settore.
Rubinetti chiusi anche per il Marocco
Il 31 ottobre il presidente dell’Algeria ha ordinato alla società energetica nazionale statale (Sonatrach) di interrompere l’invio di gas naturale in Spagna a causa delle controversie con il Marocco.
L’Algeria ha sospeso le relazioni diplomatiche con il Marocco ad agosto, accusando un movimento per l’indipendenza nella regione berbera del Marocco di avere incendiato i boschi algerini, causa di morte per almeno 90 persone oltre che di distruzione per decine di migliaia di terreni boschivi.
La rappresaglia algerina di interrompere il gas che passa dal Marocco non sembra però essere molto significativa per il Marocco. Infatti, l’Ufficio per gli Idrocarburi e le Miniere del Marocco (ONHYM) ha detto che la decisione algerina avrà un impatto irrilevante sulla rete elettrica marocchina.
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In effetti, si vocifera che la mossa dell’Algeria presa in un contesto di aumento dei prezzi dell’energia miri soprattutto a manipolare i prezzi del gas. Insomma, una specie di ricatto verso l’Unione Europea, tramite la Spagna, per aumentare i prezzi.
La Spagna riceve grandi quantità di gas naturale dall’Algeria attraverso due gasdotti separati che attraversano il Mar Mediterraneo. Si tratta infatti di circa un terzo della domanda spagnola totale e di quasi la metà del gas importato dal paese quest’anno (15 miliardi di metri cubi).
Secondo il ministro spagnolo dell’Ambiente e dell’Energia, la Spagna ha accumulato riserve di gas naturale equivalenti a 43 giorni di autonomia.
Naturalmente, come il resto d‘Europa, la Spagna è già alle prese con l’impennata dei prezzi del gas e dell’energia elettrica a causa dell’elevata domanda e dei limiti dell’offerta.
Quest’anno la domanda spagnola di gas è stata superiore del 6,3% rispetto allo stesso periodo del 2020. La domanda residenziale è aumentata dell’11,8% mentre quella industriale è aumentata del 9%.