Un nuovo studio dell’Harvard GenderSci Lab pubblicato sulla rivista Human Fertility, “The Future of Sperm: A Biovariability Framework for Understanding Global Sperm Count Trends” mette in discussione il panico sulle tendenze apparenti del calo del numero di spermatozoi umani.
Studi recenti hanno affermato che il numero di spermatozoi tra gli uomini a livello globale, e in particolare dai paesi “occidentali”, sono in declino, portando a affermazioni apocalittiche sulla possibile estinzione della specie umana.
Ma il documento di Harvard, di Marion Boulicault, Sarah S. Richardson e colleghi, rianalizza le affermazioni di un precipitoso declino dello sperma umano, rivalutando le prove presentate nella meta-analisi del 2017 ampiamente citata da Hagai Levine, Shanna Swan e colleghi.
Richardson: “Le straordinarie affermazioni biologiche della meta-analisi delle tendenze del numero di spermatozoi e l’attenzione del pubblico che continua a raccogliere hanno sollevato domande per il GenderSci Lab, specializzato nell’analisi di pregiudizi e hype nelle scienze del sesso, genere e riproduzione e in lo studio intersezionale di razza, genere e scienza“.
Boulicault et al. propongono una spiegazione alternativa delle tendenze del numero di spermatozoi nelle popolazioni umane: il numero di spermatozoi varia all’interno di un ampio intervallo, gran parte del quale può essere considerato non patologico e tipico della specie, e che al di sopra di una soglia critica, più non è necessariamente un indicatore di migliore salute o maggiore probabilità di fertilità rispetto a meno. Gli autori definiscono questa ipotesi della biovariabilità del numero di spermatozoi.
Tra le ragioni per considerare interpretazioni alternative dei modelli di conteggio degli spermatozoi rispetto a quella del calo precipitoso e minaccioso della fertilità nella conta degli spermatozoi degli uomini c’è la vita di tali teorie nel discorso Alt-Right, suprematista bianco e sui diritti degli uomini.
Questi gruppi hanno utilizzato la ricerca di Levine e Swan per sostenere che la fertilità e la salute degli uomini nelle nazioni più bianche sono in pericolo imminente, spesso collegando il pericolo all’aumento percepito della diversità etnica e razziale e all’influenza dei movimenti sociali femministi e antirazzisti.
L’analisi di Harvard sul calo nella conta degli spermatozoi
I ricercatori di Harvard sostengono che le affermazioni di un drastico calo recente del numero di spermatozoi umani si basano su una serie di presupposti scientificamente ed eticamente problematici:
- Le affermazioni sul rapido declino dello sperma presumono che il numero di spermatozoi nelle nazioni sviluppate anglofone degli anni ’70 costituisca la specie ottimale.
- La diminuzione del numero di spermatozoi non prevede un calo della fertilità. L’ipotesi che la fertilità maschile scala proporzionalmente al numero di spermatozoi non è supportata da alcuna prova disponibile.
- Il meccanismo causale proposto per una conta spermatica inferiore di esposizione a sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino ambientale non è supportato dai modelli geografici e storici della conta spermatica media della popolazione.
- L’uso di due categorie etichettate “Occidentale” e “Altro” nell’analisi del numero di spermatozoi, come si è visto nella principale meta-analisi degli studi sul declino dello sperma del 2017, è scientificamente infondato e incorpora ipotesi non etiche razziste e coloniali nel disegno dello studio. Queste aggregazioni statistiche oscurano la diversità tra le località rurali e urbane all’interno delle nazioni e mascherano il fatto che ci sono dati molto limitati sul numero di spermatozoi degli individui nei paesi classificati come “Altro”.
Come conclude il documento, “I ricercatori devono aver cura di valutare le ipotesi rispetto alle alternative e considerare il linguaggio e le cornici narrative in cui presentano il loro lavoro. Oltre alle sue virtù esplicative, sosteniamo che la biovariabilità offre un quadro più promettente di quanto non faccia il “declino dello sperma” per prestare attenzione a questi imperativi“.