Noi esseri umani ci siamo sempre fatti domande dalle risposte non facili da trovare. Osservando il mondo che ci circonda ne abbiamo ampliato gli orizzonti a dismisura passando da un piccolo e confortevole mondo circondato da sfere e governato dagli Dei a un mondo sconfinato e buio.
Ci siamo spinti nei dintorni del nostro sistema solare, abbiamo visitato la Luna e mandato i nostri figli robotici su ogni pianeta che orbita attorno al Sole e oltre il sistema solare per cercare risposte, ma per ora siamo indiscutibilmente soli.
Troveremo mai altri esseri viventi come noi un giorno? o troveremo solo vita elementare in qualche lago sotterraneo su Marte o negli oceani riparati dal ghiaccio su qualche luna che orbita attorno ai giganti del sistema solare? Non lo sappiamo ancora, anche se spesso però la natura ci riserva delle sorprese e ci porta in luoghi dove si riteneva impossibile trovare la seppur minima traccia di vita.
Venere
La notizia è di qualche settimana fa e ha suscitato un certo clamore perché Venere sembra l’ultimo posto dove cercare anche la minima traccia di vita. Il pianeta viene definito “gemello” della Terra per massa e dimensioni, ma le rassomiglianze sembrano non andare oltre. Venere ha una temperatura superficiale media di 460 radi Celsius e la pressione è 93 volte la pressione atmosferica riscontrata sulla Terra a livello del mare. Il suo asse è inclinato di ben 177,36 gradi sull’eclittica, e ha un periodo di rotazione pari a 243,16 giorni terrestri.
La natura della probabile presenza della vita su Venere non è stata trovata da una sonda robotizzata sulla sua superficie o da un campione roccioso analizzato al microscopio, ma viene da osservazioni o per meglio dire misure effettuate sugli strati superiori della sua atmosfera grazie ai radiotelescopi che hanno scoperto una molecola chiamata “fosfina”, composta da un atomo di fosforo e tre atomi di idrogeno.
La fosfina è stata trovata da Jane Greaves, astronomo dell’Università di Cardiff in Galles, e dai suoi colleghi. Il gruppo di astronomi ha utilizzato il James Clerk Maxwell Telescope alle Hawaii e l’osservatorio radio ALMA in Cile per cercare la molecola associata alla vita nell’atmosfera di Venere. La sorpresa del team è stata immensa quando hanno trovato la molecola a un livello di 20 parti per miliardo.
Anche sulla Terra esiste la molecola della fosfina che è prodotta in genere da batteri anaerobici, cioè che non fanno uso di ossigeno. Greaves e il suo team non sono riusciti ad associare un processo geologico plausibile che producesse la concentrazione di fosfina riscontrata su Venere. Questo non significa ancora che su Venere ci sia la vita, i ricercatori ammettono nel loro articolo che per ora la questione rimane aperta.
Nessuno o quasi si aspettava che proprio Venere fosse fonte di un segnale simile, anche se ambiguo. I ricercatori stanno conducendo la ricerca della vita nel sistema solare e sui pianeti di altre stelle. In futuro scopriremo possibili tracce di vita ma saranno comunque rilevazioni indirette che apriranno dibattiti anche feroci. I segnali che gli scienziati troveranno proverranno quasi certamente da molecole.
Le biofirme
Le biofirme sono quelle prove rilevabili che indicano la presenza di vita anche passata. Le biofirme potrebbero essere anche astronavi con a bordo alieni o segnali radio che contengono istruzioni di qualche tipo, come ad esempio costruire una macchina per viaggiare nell’universo. Tuttavia, come sottolinea Corey S. Powell nel suo articolo su Astronomy.com è più plausibile che le prime tracce di vita aliena siano rilevabili attraverso la scoperta di molecole associate a qualche tipo di processo biologico.
Ma come possiamo sapere se quelle eventuali molecole o la fosfina stessa sia associata a qualche forma di vita? Dobbiamo innanzitutto imparare dai nostri limiti tecnologici e dalla vita presente sul nostro pianeta e dai come essa sia legata ad alcuni principi fisici e chimici.
Gli scienziati oggi posseggono campioni fisici di un unico pianeta, Marte. Esistono sulla Terra 277 meteoriti piovuti sul nostro pianeta grazie all’impatto sulla superficie marziana di un asteroide. Ovviamente abbiamo studiato e analizzato campioni lunari, ma sulla Luna pochi si danno pena di cercare forme di vita. Finora non abbiamo altro e non sono previste a breve missioni che abbiano il compito di portare sulla Terra materiali da esaminare. La ricerca della vita, soprattutto quella negli esomondi deve affidarsi a misurazioni indirette di eventuali firme biologiche.
Ancora una volta Corey S. Powell fa un esempio illuminante: se gli scienziati trovassero un altro pianeta identico alla Terra come lo vedremo? Probabilmente in un momento qualsiasi della sua storia evolutiva. Sulla Terra per miliardi di anni non c’è stata nessuna forma di vita multicellulare e per molto tempo noi esseri umani non siamo stati in possesso di una tecnologia rilevabile a grande distanza. Solo dopo la rivoluzione industriale abbiamo iniziato ad apportare dei cambiamenti che potrebbero essere rilevati a grande distanza come biofirme, le luci delle città ad esempio o i segnali radio che non intenzionalmente fuggono nello spazio.
La vita vegetale invece ha iniziato a modificare radicalmente la chimica della Terra già due miliardi di anni fa, riempiendo l’atmosfera di ossigeno. Un’atmosfera ricca di ossigeno non è geologicamente stabile a meno che non venga costantemente reintegrata e la vita è l’unico processo oggi noto che può generare ossigeno per mantenere stabile un’atmosfera. La Terra perciò ha una biofirma da almeno due miliardi di anni e una biofirma tecnologica da meno di 200 anni.
Quante probabilità abbiamo di trovare un pianeta gemello della Terra mentre una civiltà sviluppa una tecnologia? Secondo Corey S. Powell una su 10.000.000. Tuttavia, sottolinea Powell non sappiamo quanto durerà una civiltà tecnologica e con un solo esempio, il nostro, non è facile estrapolare dei dati attendibili. Per arrivare a sviluppare l’intelligenza sulla Terra sono stati necessari all’evoluzione miliardi di anni e anche se i pianeti ricchi di vita sono comuni nell’universo dovremo fare affidamento su segnali molecolari per trovarli.
Abbiamo sempre cercato la vita in mondi simili alla Terra, Marte ad esempio dove sono stati inviati dei robot che cercano forme di vita o tracce di essa. Anche le le lune Europa ed Encelado si sono aggiunte a questa breve lista, perché hanno grandi oceani di acqua liquida sotto le loro croste ghiacciate. Alcuni ricercatori ritengono che anche Titano, satellite di Saturno possa ospitare qualche forma di vita. Oggi anche Venere fa parte di questa lista grazie alla scoperta della fosfina. Venere prima che venisse visitata dalle sonde spaziali americane e sovietiche era ritenuta da molti simile alla Terra, un pianeta caldo e umido con una vegetazione lussureggiante come auspicavano diversi scrittori di romanzi fantascientifici.
I luoghi dove si pensa ci sia qualche forma di vita sono però limitati nelle risorse e nell’energia rispetto al nostro pianeta. Probabilmente la vita multicellulare in quei luoghi non si è sviluppata, forse troveremo solo forme di vita semplici e questo per molti sarebbe deprimente. Tuttavia Europa sembra essere tra questi luoghi quello che lascia qualche speranza in quanto ha un oceano ben protetto che probabilmente è rimasto stabile per miliardi di anni. Sarà facile trovare la vita in questi luoghi? No, sarà tremendamente complicato e dispendioso.
Forse Marte potrebbe darci qualche sorpresa, è possibile che nei campioni di roccia che verranno riportati a terra si trovino tracce fossili della vita, non possiamo escluderlo e in passato il pianeta rosso ci ha dato qualche segnale che però si è rivelato un errore. Anni fa un gruppo di ricercatori fece delle affermazioni eclatanti annunciando di aver trovato tracce fossili di vita su Marte
La roccia venne chiamata ALH84001, tuttavia le loro scoperte vennero ridimensionate, anche se ricerche simili un giorno potrebbero rivelarsi cruciali.
Lo studio degli altri mondi del sistema solare che potrebbero ospitare la vita verte sulla scoperta di molecole organiche. La sonda Cassini ha rilevato tracce di metano, anidride carbonica e persino sostanze organiche complesse nei pennacchi d’acqua espulsi dalle fessure nella crosta di Encelado. Tuttavia esplorare quell’oceano, o quello ancora più grande su Europa, richiederebbe l’atterraggio di un lander attrezzato per perforare chilometri di ghiaccio per poi spedire una sonda in un oceano nero come la pece e esplorarlo in cerca di forme di vita. Una missione del genere al momento non è fattibile e non lo sarà probabilmente per decenni, per questo la ricerca di molecole è oggi la strada più promettente per scoprire la vita su altri mondi. In futuro la NASA ha in programma di esplorare sia Titano che Venere e lo farà con macchine in grado di trovare biosignature.
Vita al di fuori del sistema solare
La ricerca della vita fuori dal sistema solare poggia su due tipi di dati: messaggi e molecole. Trovare segnali come fa il SETI, spiega Powell, ha enormi vantaggi anche nell’esplorazione dell’universo e inoltre è un sistema relativamente economico. Tuttavia non sappiamo se la fuori c’è qualcuno con cui parlare. Per capirlo Drake provò a scrivere una equazione anche se abbiamo solo un esempio di civiltà tecnologicamente avanzata, la nostra e non sappiamo che il percorso fatto dalla vita sulla terra sia lo stesso percorso che la vita fa anche in altri luoghi, non sappiamo se l’intelligenza che porta a porsi la domanda: dove sono tutti quanti? sia un traguardo che ogni mondo debba per forza raggiungere. Powell nel suo articolo ammette tale possibilità, ma non si aspetta che un giorno qualcuno ci contatti e pensiamo che abbia ragione.
Nella nostra galassia ci sono centinaia di miliardi di stelle e nell’universo ci sono centinaia di miliardi di galassie, probabilmente la vita si è sviluppata in molti mondi in modi che non possiamo nemmeno immaginare. Forse ci sono decine di civiltà incredibilmente avanzate che amano, odiano, lottano e si evolvono in forme totalmente diverse dalla nostra. Forse sono più vicini di quanto pensiamo o forse siamo soli e quello che è accaduto sul nostro pianeta, una piccola roccia in orbita attorno a una stella di modeste dimensione non è altro che uno scherzo del caso, un evento che non si è ripetuto e non si ripeterà mai più.
Fonte: https://astronomy.com/news/2020/10/well-find-et-with-a-molecule-not-a-message