Oggi dalla Terra è ancora possibile captare i segnali emessi oltre 12 miliardi di anni fa da un oggetto noto come blazar.
Questo “cannone cosmico” si è formato circa novecento milioni di anni dopo il Big Bang durante la nascita delle prime galassie nel nostro universo. Il blazar è un buco nero di un miliardo di masse solari che ingoia grandi quantità di gas ionizzato emettendo nello spazio un getto di materia luminosa a velocità relativistica.
Gli scienziati avevano già scoperto altri buchi neri all’interno dei nuclei di radiogalassie attive più giovani. Queste galassie vengono denominate RLAGN e sono galassie che presentano un nucleo extra luminoso in banda radio rilevabile dai radiotelescopi. Questa è considerata una prova che tali nuclei contengono un buco nero suermassiccio.
I blazar sono unici nel loro genere in quanto emettono un getto di materia a velocità relativistica in direzioni opposte. Questi getti emettono sottili fasci di luce a molte lunghezze d’onda diverse e devono essere puntati esattamente verso la Terra cosi da essere rilevati a distanze cosmologiche.
La scoperta di un blazar prossimo al Big Bang suggerisce che potrebbero esserci altri oggetti simili cosi lontano nel tempo che ancora non sono stati rilevati.
Silvia Belladitta, dottoranda presso l’Istituto Nazionale Italiano per Astrofisica (INAF) a Milano e coautrice di un nuovo articolo sul blazar appena scoperto, ha dichiarato al Sun: “Grazie alla nostra scoperta, siamo in grado di dire che nel primo miliardo di anni di vita dell’universo, esisteva un gran numero di enormi buchi neri che emettevano potenti getti relativistici“.
La scoperta di Belladitta e dei suoi co-autori conferma che esistevano blazar durante un’epoca della storia del nostro universo conosciuta come “epoca della reionizzazione” un periodo dopo una lunga era oscura post-Big Bang, quando iniziarono a formarsi le prime stelle e galassie.
Improbabile che a quell’epoca esistesse uno solo di questi oggetti, sarebbe poco probabile scoprirlo, praticamente impossibile in un universo vasto come il nostro, quindi certamente ne esistono altri che attendono di essere scoperti.
I blazar hanno un raggio molto ristretto e solo per caso questo era puntato verso il nostro pianeta.
Secondo gli autori dello studio, questi blazar sono i semi dei buchi neri supermassicci che dominano oggi i nuclei delle grandi galassie nel nostro universo come il Sagittario A, il buco nero supermassiccio relativamente tranquillo posto al centro della nostra Via Lattea.
“Osservare un blazar è estremamente importante. Per ogni fonte scoperta di questo tipo, sappiamo che ce ne devono essere 100 simili, ma la maggior parte sono orientati in modo diverso e sono quindi troppo deboli per essere visti direttamente“, ha aggiunto Belladitta.
Queste informazioni aiutano gli astrofisici a ricostruire la storia di come e quando si sono formati questi mostruosi buchi neri.
Fonte: https://www.space.com/early-universe-black-hole-blazar-galaxy-discovey.html
Buchi neri supermassicci e universo neonato
Oggi dalla Terra è ancora possibile captare i segnali emessi oltre 12 miliardi di anni fa da un oggetto noto come blazar.
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