lunedì, Aprile 7, 2025
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I rapimenti alieni (Abductions)

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I rapimenti alieni, o Incontri ravvicinati del 4° tipo, o, ancora, Abduction, sarebbero dei veri e propri sequestri di persona effettuati, a dar retta ai sequestrati, da esseri alieni di vario tipo, più spesso piccoli esseri grigi dalla testa enorme, esseri alieni simili a noi, i nordici o esseri ributtanti che ricordano dei rettili, come nel caso occorso a un “rapito” italiano divenuto noto alle cronache negli anni settanta.

Le abductions sono state raccontate per la prima volta negli anni sessanta ma differiscono totalmente dalle storie raccontate dai tanti contattisti che sostengono di essere stati avvicinati dagli alieni e invitati a salire nello loro navi. Le abductions sarebbero invece dei rapimenti dove il protagonista si troverebbe del tutto indifeso e alla mercé di esseri alieni che avrebbero lo scopo di eseguire esperimenti sulle cavie umane, dal prelievo di liquidi corporei, fino ai rapporti sessuali veri e propri raccontati da alcuni addotti. A differenza dei contattisti, i rapiti in genere non ricordano niente o quasi dei rapimenti, che riemergerebbero in sogno o sotto ipnosi regressiva.

Ma Cosa ci dice la scienza delle abduction? Sono veramente gli alieni a portarle a termine come raccontano “rapiti” e una frangia di ufologi? Sono portate a termine da militari per fare esperimenti segreti? Sono balle inventate di sana pianta? Sono dovuti a fenomeni psicologici?

I fatti

Se un rapimento avviene, a prescindere da chi lo attui, chi lo programma e lo porta a compimento dovrebbe lasciare delle tracce, infatti spesso si parla di impianti, di cicatrici e ricordi che possono essere confrontati se ci sono diversi casi di rapimento, foto e filmati o tracce di elementi palesemente extraterrestri. Ad esempio, se gli impianti alieni che tanti ufologi portano come prova inoppugnabile fossero davvero tali, la composizione isotopica dei loro materiali sarebbe probabilmente diversa da quella terrestre, provenendo da un altro pianeta. Altre prove potrebbero essere le testimonianze di persone terze presenti durante le fasi del rapimento in modo da poter fare le opportune verifiche del caso.

La psicologia del rapito

Molte presunte vittime di abduction credono di aver vissuto un ‘esperienza al punto che ricordare il rapimento innesca in loro le stesse reazioni psicologiche delle vittime di traumi verificabili. I ricordi dei rapimenti iniziano con esperienze reali ma inspiegabili, come afferma Susan Clancy nei suoi studi sui rapiti che raccontano spesso di subire una sorta di “paralisi del sonno” che ricorre spesso nei fenomeni di rapimento ripetuti e in fenomeni parapsicologici. La paralisi del sonno è un evento fisiologico e contribuisce a rafforzare la convinzione che i rapimenti siano eventi reali.

Un processo culturale

Credere di essere vittima di un’abduction è parte di un processo dove il soggetto “si lascia guidare dalla disponibilità culturale che si adatta ai fatti che emergono dai ricordi spesso guidati dagli ufologi durante le fasi di ipnosi regressiva che portano a galla il vissuto nascosto o che emergono in parte solo in sogno”. Come si spiegano racconti simili degli addotti? Come mai si sanno tante cose su alieni tecnologicamente cosi evoluti da arrivare sulla Terra e condurre esperimenti senza lasciare tracce? Le vittime spesso ricorrono a esperti per recuperare ricordi persi o memorie cancellate ma gli interventi influenzano e addirittura creano i “ricordi” dei presunti addotti, anzi, spesso i ricordi degli addotti coincidono con le credenze personali dei terapisti, come ammise l’influente terapista delle abduction e autore John Mack, aggiungendo che “chi viene analizzato sembra scegliere il ricercatore che più si adatta alla propria esperienza”

Collocazione storica

I primi “presunti contatti” con esseri di altri mondi risalgono ai primi decenni del 900, dove soprattutto esseri provenienti dal nostro stesso sistema solare, Venere, Marte, Giove si palesano e entrano in contatto con uomini scelti come emissari o ambasciatori di pace e fratellanza. Nel corso del tempo però le cose cambiano e gli alieni non sono più belli, biondi e pacifici, in pratica quello che dovrebbe rappresentare la parte migliore di noi esseri umani ma cambiano, assumono forme diverse, sgraziati, piccoli, grigi e con grandi occhi inespressivi spesso in combutta con esseri simili a noi o con veri e propri mostri.

Conclusioni

Da decenni nel contesto ufologico si parla spesso di abductions ma la scienza resta fredda e scettica in mancanza di prove concrete. L‘ufologia ha prodotto, soprattutto negli ultimi anni, moltissime bufale che non hanno certamente giovato al settore ma sicuramente arricchito molti speculatori. Questo succede anche a chi racconta di essere rapito, sono spesso saltate fuori incongruenze o falsità in tante storie di abductions ,non si sa se per eccesso di protagonismo o con altri intenti. Anche gli ufologi spesso ci mettono lo zampino sfruttando la suggestionabilità di tanti soggetti. Il racconto non basta, ci vogliono le prove e per ora che nessun addotto ha mai fatto analizzare alcunché di significativo.

In definitiva nessun materiale alieno è stato mai portato come prova o un’informazione scientifica non conosciuta ai nostri scienziati. Gli addotti, quelli che così vengono catalogati negli annali delle riviste ufologiche o dei libri, non sono addotti ma credono semplicemente di esserlo per suggestioni indotte.

Fast Radio Bursts

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Fast Radio Burst (FRB) o lampo radio veloce, è un fenomeno astrofisico di alta energia di origine sconosciuta, che si manifesta come impulso radio transitorio che dura solo pochi millesimi di secondo, mostrando una dispersione dipendente dalla frequenza, coerente con la propagazione attraverso un plasma ionizzato.
L’origine degli FRB non è nota: sono generalmente ritenuti extragalattici a causa dell’ anomala elevata quantità di dispersione impulso osservata.

Nel 2007, Duncan Lorimer e colleghi annunciarono  la scoperta da dati di archivio del 24 luglio 2001, ottenuti con il radiotelescopio dell’osservatorio di Parkes, di un lampo radio di forte intensità, dalla durata inferiore a 5 millisecondi, proveniente da una regione del cielo vicino alla Piccola Nube di Magellano, che non poteva essere ignorato. All’epoca, molti astronomi definirono queste esplosioni apparentemente casuali come poco più di un errore. Gli astronomi hanno visto da allora 25 FRB, tutti brevi segnali radio, che durano non più di pochi millesimi di secondo. Sembrano provenire da sorgenti oltre la nostra galassia. Alcuni durano più a lungo di altri e la luce di alcuni è polarizzata.

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Questa illustrazione mostra come due fotoni, uno ad alta frequenza (blu) e un altro a bassa frequenza (gialla), percorrono nello spazio-tempo dalla loro origine in una distante sorgente di FRB fino a raggiungere la Terra. Una stima del limite inferiore della tensione gravitazionale che i fotoni sperimentano lungo la loro strada è data dalla massa al centro della galassia della via lattea. Credito: Accademia cinese delle scienze

Si tratta di lampi molto luminosi nella banda radio, non risolti, a banda larga, provenienti da regioni del cielo esterne alla Via Lattea. Le componenti in frequenza di ciascun lampo presentano un ritardo, legato alla lunghezza d’onda, che permette di esprimere una misura della dispersione. I valori ottenuti per i lampi osservati sono tali da escludere che le loro sorgenti appartengano alla Via Lattea, mentre sono coerenti con una propagazione attraverso un plasma ionizzato. A differenza di molte sorgenti radio, il segnale proveniente da uno scoppio viene rilevato in un breve periodo di tempo con sufficiente forza per distinguersi dal rumore di fondo. L’esplosione di solito appare come un singolo picco di energia senza alcun cambiamento nella sua forza nel tempo. Le esplosioni provengono da tutto il cielo e non sono concentrate sul piano della Via Lattea.

L’osservazione nel 2012 di FRB 121102, in direzione di Auriga nell’emisfero nord usando il radio telescopio di Arecibo ha confermato l’origine extragalattica dei lampi radio veloci con un effetto noto come dispersione plasmaticaNel 2013 sono stati identificati quattro esplosioni che sostengono la probabilità di sorgenti extragalattiche. FRB 140514  è risultato essere del 21% (+/- 7%) circolarmente polarizzato .  Nel 2015 FRB 110523 è stato scoperto in dati archiviati dal Green Bank Telescope, il primo FRB di cui è stata rilevata la polarizzazione lineare – consentendo una misurazione della rotazione di Faraday. La misurazione del ritardo di dispersione del segnale ha suggerito che questa esplosione sia di origine extragalattica, probabilmente fino a 6 miliardi di anni luce.

Il profilo di intensità della trasmissione di FRB, mostrando quanto rapidamente si è evoluto nel tempo, durando solo pochi millisecondi. Prima e dopo l’esplosione, è stato rilevato solo il rumore del cielo. Credito immagine: Produzioni di Astronomy Swinburne

A causa della natura isolata dei fenomeni osservati, la natura della sorgente rimane speculativa. Una possibile spiegazione potrebbe essere la collisione tra oggetti molto densi come fusione di buchi neri o stelle di neutroni. È stato anche suggerito che vi sia una connessione con gamma ray bursts ( GRB ) . Nel 2007, subito dopo la pubblicazione dell’ e-print con la prima scoperta di Lorimer, si è proposto che i lampi radio veloci possano essere correlati a hyperflares di magnetar . Nel 2015 tre studi hanno sostenuto l’ipotesi di magnetar. Nel 2013 sono stati proposti blizars come una possibile spiegazione. Nel 2014 è stato suggerito che dopo il collasso di pulsar causato da materia oscura, l’espulsione risultante delle magnetosfere delle stesse potrebbero essere la sorgente di FRB. Nel 2016 viene proposto il collasso delle magnetosfere di buchi neri di Kerr-Newman per spiegare l’origine di ‘afterglow’ di FRB e dei deboli raggi gamma transitori 0,4 s dopo GW 150914. E’ stato anche proposto che se FRB provenissero da esplosioni di buchi neri, sarebbero la prima rivelazione di effetti di gravità quantistica.

Sono passati solo 10 anni dalla prima rivelazione, e la ricerca si è sviluppata a tal punto che FRB sono ora accettati come una vera e propria classe di segnali celesti, generando un proprio campo di ricerca. Infatti  nel 2016 c’è stato il primo grande convegno sul tema FRB, ad Aspen in Colorado, dove 80 astrofisici hanno ‘messo a fuoco’ il campo; i dibattiti si sono incentrati su come sradicare le bias di rilevamento e coordinare le osservazioni e su ciò che si può imparare studiando modelli nella popolazione FRB esistente.

UN CASO PARTICOLARE

FRB 121102, è unico nel suo comportamento: è l’unico di questi lampi che si ripete. I molti flash osservati da FRB 121102 hanno permesso per la prima volta di seguire l’esplosione e la caccia alla sua posizione.

All’inizio di quest’anno l’annuncio che la galassia ospitante di FRB 121102 è stata identificata: una galassia nana situata a redshift z = 0.193 (circa 3 miliardi di anni luce dopo il big bang). Ora un team di scienziati guidato da Cees Bassa (ASTRON, Istituto olandese per radio astronomia) ha eseguito ulteriori follow-up per saperne di più su questa galassia ospite e ciò che potrebbe causare i misteriosi lampi.
Bassa e collaboratori hanno utilizzato il telescopio spaziale Hubble, lo Spitzer Space Telecsope e il Gemini North telecsope nelle Hawaii per ottenere osservazioni ottiche, a infrarossi e a medio infrarossi della galassia che ospita FRB 121102.

I ricercatori hanno stabilito che la galassia è una nana, irregolare e a bassa metallicità, rivelando una brillante regione di formazione stellare di circa 4.000 anni luce nell’area della periferia della galassia. Curiosamente, la sorgente radiale persistente associata a FRB 121102 cade direttamente dentro quel nodo di formazione stellare.

Bassa e collaboratori hanno anche scoperto che le proprietà della galassia ospite sono coerenti con quelle di un tipo di galassia conosciute come ‘extreme emission-line galaxies’. Questo fornisce un indizio allettante, in quanto esse sono note per ospitare long gamma-ray bursts e supernovae superluminose povere di idrogeno.

Cosa può dirci ciò sulla sorgente di FRB 121102? Il fatto che questo burst si ripeta già elimina eventi cataclisma come origine. Ma la posizione proiettata di FRB 121102 all’interno di una regione di formazione stellare – specialmente in una galassia ospitante simile a quella che ospita tipicamente supernova superluminose e proiezioni di raggi gamma lunghi – suggerisce fortemente che esista una relazione tra tali eventi.

frb 121102 galassia ospite foto gemini
Galassia ospite di FRB 121102 – Foto GEMINI

Gli autori propongono che questa coincidenza osservata, supportata da modelli di nascita di stelle di neutroni magnetizzate, indichi un legame evolutivo tra i lampi radio veloci e le stelle di neutroni. Questo quadro potrebbe suggerire un legame evolutivo, in cui le fonti di eventi FRB sono nati ai tempi di Long- gamma ray burst e SLSN-I, con FRBs provenienti da stelle di neutroni giovani o magnetar derivanti da queste esplosioni.

Questo quadro può anche spiegare la causa di fast radio bursts – ma Bassa e collaboratori avvertono che è anche possibile che questo modello si applichi solo a FRB 121102. Poiché FRB 121102 è univoco nell’essere l’unico lampo radio scoperto che si ripete, la sua causa può anche essere unica . Gli autori suggeriscono che le ricerche mirate di regioni di formazione stellare in galassie simili a quella dell’FRB 121102 potrebbero rivelare altri candidati ripetitivi, che ci aiutano a svelare il mistero in corso.

CUTTING BIAS

Alla riunione, alcuni astronomi hanno proposto di invertire la strategia di ricerca e di cercare FRB in galassie altrettanto strane, oltre a cercare di individuare l’origine di singoli lampi quando si verificano. Cio’ ha prodotto un acceso dibattito. Un problema importante è come evitare le tensioni. Il fatto che siano stati scoperti da scienziati che cercano pulsar – piccole e dense stelle di neutroni rotanti – potrebbe offuscare la generazione delle teorie su FRB: gli astronomi potrebbero essere attratti da modelli che coinvolgono oggetti simili alle pulsar. La polarizzazione di rilevazione è anche in parte un problema, poiché molte ricerche FRB sono supportate da quelle ottimizzate per trovare fonti all’interno della Via Lattea che si ripetono regolarmente, anziché eventi sporadici extragalattici. Più gli astronomi guardano, più trovano FRB in luoghi imprevisti e con caratteristiche insolite.

Per assicurare che gli astronomi vedano un campione rappresentativo, bisogna cercare segnali in un’ampia gamma di frequenze, si dovrebbe inoltre prestare maggiore attenzione alla polarizzazione della luce FRB, che può fornire indizi sull’ambiente della fonte.

Circa 30 telescopi sono alla ricerca di FRB, e le ricerche dedicate sono in aumento. Grande eccitazione per il Canadian Hydrogen Intensity Mapping Experiment (CHIME) , un radio telescopio in Canada che dovrebbe iniziare la caccia di FRB entro la fine dell’anno e potrebbe vederne fino ad una dozzina al giorno. Le osservazioni saranno ottimizzate e coordinate nel pianificare gli sforzi per rilasciare i risultati FRB in tempo reale per il follow-up da altri telescopi, come è stato già fatto per segnali astronomici fugaci.

Anche se FRB rimangono un mistero, il campo è progredito da quando Lorimer ha identificato il primo lampo. Il fatto che la comunità adesso accetti, ad esempio, che i bursts siano extragalattici è un grande passo avanti. La moglie di Lorimer, astrofisica dell’Università della West Virginia Maura McLaughlin, inizialmente dubitava che lo fossero.

“La comunità è stata nettamente divisa a sufficienza, anche nella nostra famiglia. Da allora le cose sono cambiate. ” (Lorimer, Aspen Colorado, 2015)

Riferimenti:

[A Bright Millisecond Radio Burst of Extragalactic Origin – Lorimer et al. 2007]

[A repeating fast radio bursts – Spitler, LG et al 2016] Nature 531 , 202 – 205 ( 2016 ).

[A direct localization of a fast radio burst and its host – Chatterjee, S. et al – 2017] Nature 541 , 58 – 61 ( 2017 )

[FRB 121102 Is Coincident with a Star-forming Region in Its Host Galaxy – Bassa et al. 2017]

 

Stefania de Luca è owner del gruppo facebook Astrofisica, cosmologia e fisica particellare

 

 

 

 

 

La grande truffa della propaganda contro i vaccini

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Grazie ai vaccini la storia dell’uomo è cambiata radicalmente.

Malattie endemiche, infatti, che per secoli hanno provocato milioni di morti e danni incalcolabili, piaghe come il tifo, il vaiolo e la poliomielite sono state debellate.

Queste grandi vittorie però dopo solo pochi decenni paiono dimenticate e il ricordo di quelle terribili malattie giace dimenticato nella memoria di tante persone.

Il web, che tanto di buono ha fatto e fa, è stato usato criminosamente come grancassa di falsi miti, pregiudizi e paure nei confronti dei vaccini e della scienza medica, portando a un crollo della copertura vaccinale e un ritorno di malattie in un recente passato sconfitte, come il morbillo o la meningite.

Il nesso (che non c’è) tra il vaccino Mpr e l’autismo

Verso la fine degli anni ’90, dopo decenni di vittorie eclatanti da parte della medicina, ottenute anche con l’uso di massa dei vaccini, nella fase embrionale di Internet, un gastroenterologo inglese di nome Wakefield teorizza il nesso tra vaccino MPR (morbillo, parotite erosolia) e autismo nei bambini. Il medico sostiene in una relazione scritta come perito di parte nel corso di una causa, che il vaccino causa infiammazione intestinale con un aumento della permeabilità della barriera intestinale e il passaggio di sostanze tossiche per l’encefalo favorendo lo sviluppo dell’autismo. Wakefield pubblica sulla prestigiosa rovista “Lancet” il suo rapporto sotto forma di uno studio che coinvolge 12 bambini affetti da disturbi gastrointestinali e autismo rilevati dopo le vaccinazioni MPR.

Il rapporto acquista subito grande visibilità e fa grande clamore tra lo stupore generale ma diverse ricerche svolte in Europa e negli USA smentiscono le affermazioni di Wakefield non trovando nessuna evidenza scientifica, La smentita venne rafforzata da una ricerca svolta dall’Institute Of Medicine of the National Accademies americano che valutò la correlazione tra vaccini e autismo includendo altri otto vaccini oltre al vaccino MPR.

Alle stesse conclusioni arriva l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Nel 2004, un’inchiesta giornalistica condotta da Brian Deer sul Sunday Times svela che lo studio “Wakefield” non era stato effettuato in “doppio cieco” e si scopre che il lavoro di Wakefield conteneva alterazioni e falsificazioni della storia anamnestica dei piccoli pazienti con l’intento di avvallare la ricerca. Lo scandalo è di portata mondiale e il medico viene riconosciuto colpevole di diversi capi d’accusa, dalla truffa al falso, arrivando fino alla radiazione definitiva dall’ordine dei medici.

L’eliminazione del tiomersale e la tossicità dei vaccini

Oramai il danno è fatto e la paura cresce quando in Italia viene disposta, a scopo precauzionale, l’eliminazione del tiomersale , un composto a base di etilmercurio presente nei vaccini fin dal 1930. Subito i tanti guru del complotto  vedono nel dietrofront sul tiomersale la conferma dei loro sospetti e delle loro paranoie: il tiomersale viene ritirato perché la sostanza è tossica la sostanza è tossica ma dimenticano che l’etilmercurio non è tossico a bassisimi dosaggi come nei vaccini e che viene eliminato dall’organismo nel giro di una settimana attraverso le urine e le feci. E, infatti, dopo l’eliminazione del tiomersale, l’incidenza di autismo in bimbi vaccinati, che già era bassissima, rimane invariata. (Studio Oms)

Esavalente e morte in culla, associazioni errate

I complottisti, non paghi dei danni prodotti, diffondono la convinzione che la sindrome della “morte in culla” è causata da una precedente vaccinazione e, in questo caso addossano la colpa al vaccino “esavalente”ampiamente impiegato in Italia per la vaccinazione dei nuovi nati contro difterite, tetano, pertosse, polio, epatite B e Haemophilus influenzae tipo b. Fortunatamente gli studi effettuati per verificarne la correlazione non trovano nulla di quanto subdolamente affermato.

Come informarsi

Le bufale sui vaccini girano da anni e la colpa è dell’errato utilizzo del web che, nonostante dia ampia libertà, spesso, a causa di errate convinzioni, della propaganda complottista, delle speculazioni fatte per ragione di basso lucro o della scarsa conoscenza degli argomenti, orienta i pensieri in una sola direzione e qualsiasi ricerca medica o scientifica si ammanta di un velo menzogna grazie al quale, dopo decenni, soprattutto nel campo della sanità,  sta facendo tornare attuali problematiche e malattie che, almeno in occidente, erano state debellate e superate.

Bisognerebbe tornare al passato e ricordare quanti danni hanno fatto malattie ormai sconfitte, come la poliomielite per capire quanto sia importante vaccinarsi, vaccinare i propri figli e informarsi in modo corretto, altrimenti si rischia di tornare in un oscuro medioevo.

La mappa di Piri Reis

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La mappa di Piri Re’is è un documento cartografico realizzato dall’ammiraglio turco Piri Reìs nel 1513.

La mappa, tracciata su pergamena, è conservata nella Biblioteca del Palazzo Topkapı di Istanbul, dove fu rinvenuta nel 1929. Sembrerebbe che la mappa rinvenuta sia circa un terzo del documento originario. La parte di mappa disponibile rappresenta una porzione dell’Oceano Atlantico oltre alle coste dell’Europa, dell’Africa e del versante orientale dell’America meridionale.

Storia

A quanto pare, la mappa di Piri Reis fu redatta utilizzando carte precedenti, tra cui la cosiddetta “mappa di Colombo.

Secondo alcuni teorici dell’influenza aliena sull’evoluzione della razza umana, la carta sarebbe stata copiata da documenti antichissimi in quanto su di essa vi sarebbero rappresentate la conformazione delle coste dell’Antartide prive della copertura dei ghiacci, così come si sarebbero presentate all’incirca 6000 anni fa.

La carta di Piri Reis fu sicuramente una delle prime a rappresentare con buon dettaglio parte della coste del continente centro e sud americano ma gli storici sono abbastanza certi che, per quello, l’ammiraglio turco si basò su carte portoghesi e forse sulla mappa realizzata da Amerigo Vespucci.

Speculazioni sulla carta di Piri Reis

Pur storicamente importante, la carta di Piri Reis non avrebbe goduto della fama cui è assurta se, in alcuni libri a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, alcuni cosiddetti ricercatori e presunti esperti di archeologia non se ne fossero usciti con una serie di strampalate teorie sul fatto che le terre raffigurate nella carta fossero sconosciute al momento in cui fu realizzata.

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Il frammento superstite della carta di Piri Reis. Fonte: www.wikipedia.org

Secondo l’ingegnere americano Arlington H. Mallery, la porzione raffigurata “storta”, e che arriva quasi sotto il Sudafrica, del Sudamerica raffigurata nella mappa di Piri Reis non sarebbe affatto la costa mal cartografata dell’Argentina, ma quella dell’Antartide, e precisamente quella della regione antartica oggi conosciuta come Terra della Regina Maud.

Le idee di Mallery furono poi riprese dalla storico Charles Hapgood nel libro del 1966 Maps of ancient sea kings (“Mappe degli antichi re del mare”) e soprattutto dallo scrittore svizzero Erich von Däniken, uno dei fondatori della cosiddetta “archeologia misteriosa”, che ne parlò per la prima volta nel libro Gli extraterresti torneranno? del 1969. Le teoria di Mallery e compagnia, sembrava alquanto improbabile: l’Antartide è stato l’ultimo continente a essere scoperto dall’uomo, che lo avvistò per la prima volta soltanto nel 1820. Come faceva la mappa di un ammiraglio ottomano del 1513 a riportare la costa di un continente scoperto solo trecento anni dopo? Hapgood e von Däniken, come le decine di scrittori di “archeologia misteriosa” che si sono occupati dell’argomento nei decenni successivi, rispondevano sostenendo che, proprio perché non era possibile secondo la “storia ufficiale” che Piri Reis conoscesse l’esistenza dell’Antartide, allora il buon ammiraglio doveva aver usato, tra le “antiche carte” che lui dichiarò di aver consultato, mappe antichissime che riportavano le conoscenze successivamente perdute in possesso di un’antica civiltà, evoluta a tal punto dal conoscere la geografia della Terra al livello di noi contemporanei.

Ai critici che facevano loro notare come il profilo “storto” della costa raffigurato nella mappa di Piri Reis non corrisponda affatto a quello effettivo della Terra della Regina Maud, ma si adatti invece con buona approssimazione, una volta “raddrizzata”, a quello dell’Argentina, von Däniken e soci replicavano che, proprio perché l’attuale profilo non corrispondeva, le fonti usate da Piri Reis dovevano essere veramente antichissime, perché raffiguravano la costa dell’Antartide quando ancora non era coperto dai ghiacci.

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Insomma, a sentire von Däniken e i suoi emuli successivi, le antiche carte utilizzate da Piri Reis per redarre la sua recavano traccia delle conoscenze di un’antica e sofisticatissima civiltà, di cui poi si è persa la memoria, e che si deve identificare probabilmente con quella del celebre continente perduto di Atlantide, che si sarebbe inabissato nella acque dell’Oceano Atlantico oltre diecimila anni fa in seguito a un’immane catastrofe.

La mappa di Piri Reis raffigurerebbe, quindi, l’Antartide prima del cataclisma, quando era ancora una terra verdeggiante e magari abitata. La catastrofe che distrusse Atlantide, probabilmente il Diluvio Universale della Bibbia, avrebbe poi provocato uno spostamento nell’inclinazione dell’asse terrestre che portò il continente antartico nella sua attuale posizione, dove sarebbe poi stato ricoperto dall’attuale calotta polare. Secondo lo stesso von Däniken e altri suoi successori, le antiche fonti delle mappe usate da Piri Reis non sarebbero gli atlantidei, ma addirittura gli extraterrestri, che avrebbero visitato la Terra decine di migliaia di anni fa e, scambiati per angeli e dèi dai nostri antenati, sarebbero i protagonisti di quasi tutti i racconti mitologici del mondo.

Queste teorie non hanno mai trovato il minimo riscontro o fondamento storico, archeologico, geografico o geologico. Eppure i libri degli scrittori di “archeologia misteriosa” continuano ad affollare gli scaffali delle librerie e a vendere anche su Amazon centinaia di migliaia di copie in tutto il mondo.

Alla fine, quindi, la mappa di Piri Reis non è la prova dell’esistenza di fantomatiche antiche civiltà visitate in un remoto passato dagli alieni ma la testimonianza delle conoscenze che l’uomo è riuscito a conquistare nel corso dei secoli, a prezzo di morti e grandi sofferenze.

Flottillas, ebanis e credulità…

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Uno dei più grandi misteri dell’era moderna sono sicuramente gli UFO. Da decenni in ogni parte del mondo vengono avvistati dischi, sfere, sigari, triangoli o congegni dalle forme più bizzarre e tra di esse possiamo sicuramente inserire le “flottillas UFO e gli Ebanis o “UFO whorm”, misteri almeno a leggere quanto circola in rete nonostante le palesi e ingenue bufale che circolano.

Come quasi tutti gli argomenti ufologici, le flottillas e gli Ebanis sono quegli argomenti che non fanno altro che ridicolizzare ulteriormente l’ufologia. Certo, a dare retta ai cospirazionisti più incalliti sarebbero, flottillas e ebanis, ulteriori argomenti creati ad arte per distogliere l’attenzione, per confondere le acque e chi più ne ha più ne metta, in realtà sono argomenti che sicuramente attirano e hanno un potenziale economico, per chi ci specula con libri, conferenze e quant’altro, notevole.

Flottillas

Le flottillas nascono grazie a foto o riprese effettuate da grande distanza di ciò che resta nel cielo dopo il lancio di semplici palloncini gonfiati con l’elio e trascinati dal vento. Essenzialmente si tratta proprio di filmati di gruppi palloncini lanciati in aria in seguito ad un evento, che vengono spacciati per UFO. La bufala poi prende piede grazie ai tanti creduloni che acriticamente vedono in queste formazioni in balìa del vento movimenti intelligenti.

Come per tutte le cose, anche nel mondo dell’ufologia ci saranno sempre persone disposte a credere ciecamente a racconti ormai sbufalati o a video evidentemente falsificati, questo grazie alla sfiducia nei confronti della scienza e dei ricercatori seri che svelano le tante menzogne, scienziati spesso accusati di partecipare al grande insabbiamento delle verità che a loro fanno comodo.

I sogni e le illusioni, come sappiamo, sono duri a morire.

Gli ebanis o UFO whorm

Gli Ebanis sono in stretto collegamento con le flottillas UFO essendo nient’altro che palloncini uniti assieme in gruppi più o meno numerosi. Quando vengono lanciati in aria tendono ad assumere forme diverse, talvolta ondeggiando, oppure, se abbastanza lunghi, tendono ad attorcigliarsi, i loro movimenti dovuti al vento sono scambiati dagli ufofili più incalliti come movimenti intelligenti.

I “fenomeni” chiamati flottillas e ebanis, come detto, non sono altro che palloncini rilasciati in occasione di eventi o a scopo pubblicitario. L’ingegno umano non ha confini e questi semplici palloncini spesso sono spacciati dai tanti furbi in circolazione come ufo o come forme di vita aeree non identificate, su internet i video si sprecano e questi personaggi ci guadagnano sopra grazie ai click sui filmati e sulla pagine dove vengono mostrati.

Moon express sta per iniziare lo sfruttamento commerciale della Luna

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Moon Express ha grandi progetti per diventare la prima società privata a portare un veicolo sulla superficie lunare e a creare una stazione di allunaggio-decollo automatizzata nei prossimi tre anni.

La scorsa settimana, la startup con base a Cape Canaveral ha annunciato i suoi piani per stabilire un avamposto lunare per l’estrazione, la ricerca e da utilizzare come un porto per ulteriori esplorazioni nel sistema solare.

Moon Express intende avviare questa missione con l’ MX-1 Scout Class Explorer ,  la “navicella spaziale planetaria più economica mai costruita“, che è in fase di sviluppo. L’aspetto più interessante è che prevedono di effettuare il lancio verso la Luna entro il 2020.

Dopo lo sbarco del primo scout, seguiranno una serie di veicoli spaziali sempre più grandi  – MX-2 , MX-5 e  MX-9 – che, una volta allunati, dovrebbero essere in grado di essere assemblati in una struttura unica in grado di diventare operativa. insieme. Alla fine, un lander robotizzato diventerà espressione della prima impresa commerciale che riporterà con successo campioni di terreno lunare sulla Terra.

La società Moon Express è nata nel 2010 partecipando al premio Google Lunar X , una “gara” lanciata dal gigante di Mountain view che mettevano in palio 20 milioni di dollari per la prima società privata in grado di mandare sulla Luna un lander robotizzato, capace di spostarsi sulla superficie lunare per almeno 500 metri e inviare alcuni video ad alta definizione sulla terra. Le aziende impegnate devono far partire i propri progetti entro la fine del 2017. Sono finora cinque le società private che si sono impegnate a lanciare la loro navicella spaziale nella speranza di vincere il premio di 20 milioni di dollari: SpaceIL, Moon Express, Synergy Moon, TeamIndus e HAKUTO.

Secondo i dirigenti di Moon Express, la Luna è “l’8° Continente della Terra” ed è maturo per la raccolta. L’aspetto minerario della Luna è centrale nella loro visione dal momento che  le rocce ed ii suolo della superficie lunare sono ricchi di materie prime utili, ma pesanti (e quindi costose da lanciare dalla Terra) come il magnesio, l’alluminio, il silicio, il ferro e il titanio. Gran parte di queste riserve intatte sono anche relativamente accessibili in quanto sono vicine alla superficie.

Attraverso la commercializzazione dello spazio con navicelle economiche e riutilizzabili, Moon Express ritiene di avere la chiave per rendere lo spazio accessibile a tutti.

“Ecco dove è il mio cuore, nell’esplorazione del sistema solare su larga scala, aperta a tutti i competitors per renderla più veloce e conveniente ed accrescere le nostre conoscenze attraverso nuove scoperte per creare nuove occasioni, economiche e sociali. Non qualcosa di limitato a pochi, costosi viaggi sponsorizzati da re e governi la conoscenza e la scoperta, non solo alcuni viaggi costosi sponsorizzati da re e governi. La storia dell’umanità ci insegna che le grandi esplorazioni, prima fatte da pochi poi da sempre più uomini e imprese, sono sempre state il punto di partenza per costruire qualcosa di grande”, È quanto affermato a Space.com da Bob Richards, co-fondatore e CEO di Moon Express “Abbiamo bisogno di allargare i nostri orizzonti e aprire lo spazio a tutti”.

Combustione umana spontanea

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di Oliver Melis per Aenigma

Circola da anni una “leggenda” che racconta di uomini e donne che spontaneamente e senza ragione apparente prendono fuoco, un fenomeno noto come “autocombustione spontanea umana

L’autocombustione spontanea umana avverrebbe a causa di reazioni cellulari e senza fonti esterne che la inneschino.

Il primo caso di combustione umana spontanea risalirebbe addirittura al XV secolo e sarebbe accaduto in Italia. La storia racconta che un cavaliere di Milano, Polonius Vorstius prese fuoco dopo aver bevuto un bicchiere di vino. Era il 1470 e la vicenda fu raccontata quasi 200 anni dopo dal medico e matematico danese Thomas Bartholin. Altro caso di combustione spontanea che ci raccontano gli annali è quello occorso alla Contessa Cornelia Di Bandi, nel 1731 a Cesena. La Contessa venne trovata con la testa, le dita e le gambe carbonizzate, il resto del corpo non presentava segni di bruciature e la camera non fu coinvolta nell’incendio.

Nel 1967 un viglile del fuoco raccontò di aver visto un barbone bruciare spontaneamente dopo aver emesso una fiammata azzurra dal ventre e in Florida una donna venne trovata carbonizzata in salotto; con lei bruciarono una pila di giornali e una parte della moquette dove si trovava il corpo, il resto della stanza non fu, invece, coinvolto nell’incendio.

Come spiegare il fenomeno? alcuni studiosi hanno puntato il dito contro il consumo smodato di alcolici, altri invece attribuiscono la causa al grasso corporeo assorbito dai vestiti che si comporterebbero come lo stoppino di una candela. Ma un docente di Cambridge sostiene di aver anche capito cosa può provocarla.

Il professor Brian J.Ford, un biologo molecolare, ha condotto delle prove per capire come la combustione spontanea possa avvenire. Egli mise a marinare nell’etanolo della carne di maiale proveniente dall’addome dell’animale che, una volta messa a contatto con una garza imbevuta di alcol etilico, avrebbe dovuto accendersi. Purtroppo per il ricercatore, non accadde invece nulla. Il ricercatore concluse che il responsabile dell’autocombustione umana potrebbe essere l’acetone. Secondo lui, infatti, in presenza di alcolismo, una dieta priva di grassi, il diabete e problemi di dentizione il corpo sviluppa chetosi che produce acetone. Sono state fatte delle prove imbevendo carne di maiale con l’acetone e vestendole. Dopo aver acceso un fuoco in circa mezz’ora la carne era completamente ridotta in cenere.

Ma è sufficiente la presenza dell’acetone per avviare la combustione spontanea? Forse no anche perché è difficile che le cellule producano abbastanza acetone da essere determinante per l’avanzamento della combustione. È però possibile che la presenza di una piccola percentuale della sostanza abbia reso gli abiti infiammabili. Forse queste ricerche bastano a convincere i tanti sostenitori del fenomeno di combustione spontanea ma c’è da aggiungere ancora un tassello, una logica obiezione posta dello scettico Benjamin Radford:

Se la combustione umana spontanea è un fenomeno reale, perché non accade più spesso? Ci sono 7 miliardi di persone nel mondo, e ancora non vediamo casi di persone che vengono avvolte dalle fiamme mentre camminano per strada. Nessuno è mai stato visto, filmato o ripreso (per esempio, da una videocamera di sorveglianza) mentre improvvisamente bruciava. È sempre successo a singole persone che si trovavano sole vicino a una fonte di accensione.

Molti medici hanno rifiutato la spontaneità del fenomeno notando che in tutti i casi erano coinvolte persone inferme che non sarebbero state in grado di reagire prontamente e in molti casi non mancavano indizi di inneschi esterni, quali caminetti, lampade, mozziconi di sigarette…

Insomma, fino a prova contraria, il fenomeno dell’autocombustione spontanea umana non esiste ed è solo l’ennesimo specchietto per le allodole dietro cui si celano i soliti mistificatori e profittatori…

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO ItaliaPerle complottare e le scie chimiche sono una cazzata

Spiriti e fantasmi, contatti con la vita dopo la morte

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Sappiamo tutti di dover morire e questo ci distingue dagli animali che non hanno questa consapevolezza ma che comunque fanno di tutto per autoconservarsi il più a lungo possibile. Esiste un confine tra la vita e la morte e questo confine, questa linea di separazione, divide due mondi. C’è chi crede che questi due mondi possano in qualche modo entrare in contatto, a certe condizioni. È davvero possibile o chi ci crede lo fa solo per esorcizzare in qualche maniera la paura della morte? I fantasmi esistono? La vita continua dopo la morte? Domande che attanagliano l’umanità da sempre e che per alcuni hanno risposte certe, seppur diverse.

La nostra storia è piena di tracce, di rituali e di mistero. Le sepolture più antiche che abbiamo ritrovato sono datate a 90 mila anni fa. Esistono pitture rupestri di 20 mila anni fa che raccontavano viaggi nell’aldilà dove si credeva che i corpi contenessero un’anima raffigurata da un uccello. Anche gli Egizi credevano nell’oltretomba dove la vita, dopo la morte, seguiva regole ben precise. In passato si riteneva che i defunti non amassero essere disturbati e per questo i rituali associati servivano anche a tenerli tranquilli ma possiamo produrre delle prove per confermare l’esistenza dell’anima? Cosa ci dice la Fisica in proposito?

Se esistesse una vita oltre la nostra percezione sensoriale i fisici del CERN probabilmente l’avrebbero scoperta.

Brian Cox, fisico britannico, afferma che nel modello standard che descrive la materia e le quattro forze che tengono insieme l’universo non c’è spazio per una forza che possa veicolare informazioni su di noi dopo la morte e che non possa essere rivelato dal LHC. “Se vogliamo che ci sia uno schema persistente che porti informazioni sulle nostre cellule viventi, allora bisogna specificare in quale mezzo è inserito e come interagisce con la materia di cui è fatto il nostro corpo” afferma Cox.

«Se ci fosse una sostanza che guida i nostri corpi, facendo muovere le braccia e le gambe, dovrebbe anche interagire con le particelle di cui siamo fatti. E poiché sono state fatte misurazioni precise delle modalità con cui le particelle interagiscono, si può concludere che non esiste tale forza o energia.»

I più accaniti sostenitori della vita dopo la morte potrebbero farci notare che il modello standard ha dei punti deboli ma scordano una cosa fondamentale: spiriti, spettri, fantasmi o anime, insomma chiamateli come volete, non sono in accordo con la seconda legge della termodinamica che dice che l’entropia, o più semplicemente il disordine, di un sistema isolato con il passare del tempo tende ad aumentare e quindi una vita eterna e estremamente ordinata sotto forma di spirito è impossibile.

Chiaramente, in tutto questo, la religione, la fede, l’incrollabile desiderio di continuare ad esistere che alberga dentro ognuno di noi spesso non possono accettare spiegazioni e ragioni scientifiche che neghino la vita dopo la morte e, in fondo, sono innumerevoli le manifestazioni sovrannaturali attribuite alle anime dei defunti, così come sono moltissime castelli e case dove c’è chi giura di avere incontrato il fantasma degli antichi proprietari.

Insomma, non c’è vita dopo la morte ma rispettiamo i defunti, si sa mai che si presentino davvero a tirarci i piedi nel sonno…

Il gioco dell’uomo della mezzanotte (midnight man)

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Il “gioco di mezzanotte” è un rituale che veniva utilizzato nelle antiche religioni pagane per punire chi non aveva rispettato le leggi. Si tratta di un gioco che non è consigliabile eseguire poiché consiste in un rito che permette ad uno spirito di entrare nella propria casa e chi lo esegue rischia la pazzia o la morte.

Per eseguire il rituale avrete bisogno delle seguenti dei seguenti oggetti: carta, matita, ago, candela, una scatola di fiammiferi, la porta di casa in legno e una saliera piena di sale.

La prima cosa da fare è accendere la candela e spegnere tutte le luci artificiali.
Il passo successivo consiste nello scrivere il proprio nome sul foglio di carta, nella metà inferiore.
A questo punto è necessario pungersi un dito con l’ago e stillarne una goccia di sangue che dovrà cadere sulla carta ed esserne assorbita.

Il figlio di carta con il nome e la goccia di sangue va posizionato davanti alla porta di casa che DEVE essere di legno.

Quando mancano pochi secondi a mezzanotte si deve bussare 22 volte sulla porta. La 22° volta deve cadere in concomitanza con lo scoccare della mezzanotte.
Ora bisogna aprire la porta, soffiare sulla candela e richiudere. A questo punto l’uomo della mezzanotte è stato convocato.
Riaccendere immediatamente la candela.

Il gioco è iniziato. Lo scopo è evitare di essere presi dall’uomo della mezzanotte fino alle 3.33.

Per farlo è consigliabile muoversi per tutta la casa, tenendo la candela accesa, senza fermarsi a lungo in nessun ambiente. Se la candela dovesse spegnersi, significa che l’uomo della mezzanotte è nei pressi, bisogna riaccenderla immediatamente oppure usare la saliera per costruire un cerchio di sale intorno a sé e rimanervi dentro.

Restare senza la protezione della candela o del sale comporta il rischio di essere presi dall’uomo della mezzanotte e ritrovarsi immersi nelle proprie peggiori paure, fino alla pazzia o alla morte.

Se si è ancora vivi e sani di mente alle 3:33, si è vinto il gioco. In caso contrario sarete, probabilmente, immersi un modo di terrore, sfiorando la pazzia o, forse, sarete morti.

Nel video sottostante potete vedere cosa può accadere durante una partita al gioco dell’uomo della mezzanotte. Se deciderete di provare a giocare questa partita, tornate, se potrete, e fateci sapere come è andata.

La maledizione del film “Poltergeist”

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di Oliver Melis per Aenigma

I tanti fan del genere lo ricorderanno benissimo, Poltergeist, il primo di tre film di una trilogia  cinematografica, rispettivamente: Poltergeist (1982, scritto da Steven Spielberg e diretto da Tobe Hopper), Poltergeist II (1986, diretto da Brian Gibson), e Poltergeist III (1988, diretto da Gary Sherman), dove una normale famiglia di periferia viene perseguitata da malefiche presenze che daranno vita a eventi terrificanti. Il film costituisce una delle avventure più note del genere Horror.

Alcuni dei protagonisti del film furono vittime di eventi tragici che per molti divennero il segno di una maledizione che gravava sul cast del film.

Diverse sono stati i decessi tra i membri del cast della Trilogia “Poltergeist” e le morti hanno finito per ammantarsi di un mito quasi leggendario, dando ai films della serie la fama di “maledetti”, come se gli spiriti ed i demoni maligni citati nella pellicola abbiano preso vita sottraendola a diversi dei protagonisti dei tre film.

Quattro furono i decessi tra gli attori del cast, Dominique Dunne (Dana Freeling), Heather O’Rourke (Carol Ann Freeling), Will Simpson (Taylor, uno spirito buono) e Julian Beck (Hanry Kane, uno spirito cattivo). Una delle interpreti, Dominique Dune venne strangolata dal suo ex davanti casa sua, aveva appena 22 anni.

L’idea della maledizione nacque a causa delle tante morti improvvise e misteriose che vennero attribuite alla colpa di avere preso parte a un film sugli spiriti maligni che si sarebbero vendicati in qualche modo.

Non è la prima volta che un film acquista una fama simile e, anzi, succede spesso che morti accidentali di personaggi particolarmente giovani diano il via alla circolazione di voci su qualche presunta maledizione gravante sui personaggi e sugli attori del film. O’Rourke, ad esempio, prese parte a tutti e tre i film, interpretando la protagonista, ma morì prima dell’uscita dell’ultimo film, fatto che fece nascere la voce della sua presunta scomparsa durante la realizzazione della pellicola.

Le altre due morti non furono certamente accidentali ma dovute a malattie contro le quali gli attori combattevano da tempo. Infatti le loro morti non sono contemplate tra quelle definite “maledette” . Il 60enne Julian Beck morì di tumore allo stomaco nel settembre 1985 dopo aver lottato per quasi due anni, e il 53enne Will Sampson nel giugno di due anni per problemi che si portava dietro dall’infanzia.

La coincidenza è la chiave di lettura giusta in casi del genere anche se spesso, menti poco razionali, creano legami che in realtà non ci sono.

Come abbiamo visto, le varie morti e i decessi per malattie, molte volte pregresse, nulla hanno a che fare con la superstizione che in tanti hanno voluto vedere nella trilogia di Poltergeist e in altri film ugualmente noti.

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO ItaliaPerle complottare e le scie chimiche sono una cazzata