Cortical Labs sta riscrivendo le regole dell’informatica con il suo progetto: il biocomputer CL1 alimentato da neuroni coltivati in laboratorio. Immagina un “cervello in scatola“, un sistema che promette di rivoluzionare l’intelligenza artificiale e l’elaborazione dati. Il CL1 non è solo un’innovazione tecnologica, ma un salto nel futuro dell’informatica biologica.

Biocomputer CL1: l’avanguardia della bioinformatica
Il biocomputer CL1 è costituito da neuroni umani coltivati su una matrice di elettrodi planari. Questi neuroni, disposti su una superficie di metallo e vetro, formano una rete neurale stabile, collegata a 59 elettrodi. Il sistema è completato da un’unità di supporto vitale, che fornisce i nutrienti e le condizioni ambientali necessarie per mantenere in vita i neuroni, e da un software proprietario che consente di interagire con il esso.
Il biocomputer CL1 è progettato per apprendere e adattarsi in modo simile al cervello umano. I neuroni, stimolati da impulsi elettrici, elaborano le informazioni e generano risposte che possono essere registrate e analizzate. Questa capacità di elaborazione biomimetica potrebbe aprire nuove frontiere in diversi settori.
Il CL1 offre un potenziale rivoluzionario in diversi settori. Nell’ambito dell’intelligenza artificiale, potrebbe consentire lo sviluppo di sistemi più efficienti e adattabili, capaci di apprendere e risolvere problemi complessi emulando le capacità del cervello umano. Nel campo della ricerca medica, il biocomputer potrebbe essere utilizzato per studiare le malattie neurologiche, testare nuovi farmaci e sviluppare terapie personalizzate. Infine, nella robotica, potrebbe controllare robot e sistemi autonomi, permettendo loro di interagire con l’ambiente in modo più naturale e intuitivo.
Cortical Labs intende commercializzare il biocomputer CL1 attraverso due opzioni principali: l’acquisto diretto del “cervello in scatola” al costo approssimativo di 35.000 dollari, e un servizio di noleggio della potenza di elaborazione, denominato Wetware-as-a-Service (WaaS), che consentirà ai clienti di accedere tramite cloud a rack di tessuti viventi integrati in sistemi meccanici.
La creazione di biocomputer CL1 introduce una serie di interrogativi etici e scientifici di fondamentale importanza, che necessitano di un’analisi approfondita. In primo luogo, la questione del benessere dei neuroni coltivati in laboratorio si pone come un imperativo morale. È essenziale garantire che le condizioni di vita di questi neuroni siano ottimali, minimizzando qualsiasi forma di sofferenza o stress. Questo solleva interrogativi complessi sulle implicazioni etiche dell’utilizzo di tessuti biologici in contesti tecnologici, e richiede lo sviluppo di linee guida e protocolli rigorosi per la gestione di tali sistemi.
In secondo luogo, la complessità del cervello umano rappresenta una sfida scientifica notevole. La nostra comprensione del funzionamento del cervello è ancora parziale, e la creazione di biocomputer capaci di emulare le sue funzioni richiede ulteriori ricerche e sviluppi. È necessario approfondire la conoscenza delle reti neurali, dei meccanismi di apprendimento e della plasticità cerebrale, per poter progettare sistemi di elaborazione biologica efficaci e affidabili.
Infine, l’avvento dei biocomputer CL1 potrebbe avere un impatto significativo sulla società, sollevando questioni legate alla privacy, alla sicurezza e all’accesso alla tecnologia. La possibilità di creare sistemi di elaborazione basati su tessuti biologici apre nuove frontiere nell’ambito dell’intelligenza artificiale e dell’informatica, ma richiede anche una riflessione attenta sulle implicazioni sociali di queste tecnologie. È necessario garantire che i benefici di queste innovazioni siano accessibili a tutti, e che i rischi associati al loro utilizzo siano adeguatamente mitigati.
Modalità di commercializzazione
Cortical Labs ha delineato due modalità di commercializzazione per il suo innovativo sistema CL1, al fine di rendere questa tecnologia accessibile a un’ampia gamma di utenti. In primo luogo, l’azienda offre la possibilità di acquisire direttamente il “cervello in scatola”, un’unità hardware autonoma contenente la matrice neuronale e i sistemi di supporto vitale, al prezzo indicativo di 35.000 dollari. Questa opzione si rivolge a istituzioni di ricerca, laboratori e aziende che necessitano di un controllo diretto e personalizzato sull’hardware per scopi di ricerca e sviluppo avanzati.
In secondo luogo, propone un modello di servizio basato su cloud, denominato Wetware-as-a-Service (WaaS), che consente ai clienti di accedere alla potenza di calcolo del biocomputer CL1 senza dover acquisire l’hardware. Attraverso questa modalità, gli utenti possono noleggiare risorse di elaborazione da rack di tessuti viventi, integrati in sistemi meccanici e gestiti da Cortical Labs, tramite un’interfaccia cloud. Questo modello offre flessibilità e scalabilità, consentendo ai clienti di utilizzare la sua potenza per periodi di tempo definiti e in base alle loro esigenze specifiche.
Il sistema CL1 ha dimostrato la sua capacità di eseguire il gioco Pong, suggerendo un potenziale nel superare le prestazioni dei sistemi di intelligenza artificiale digitale esistenti. L’utilizzo di un numero elevato di unità CL1, ad esempio 120, consentirebbe la conduzione di esperimenti rigorosamente controllati nei campi dell’intelligenza, della scoperta di farmaci e della modellazione di malattie. Il CL1 è concepito come un “sistema a circuito chiuso“, in grado di mantenere la vitalità dei neuroni per un periodo massimo di sei mesi, e si caratterizza per la sua facilità di installazione e utilizzo, grazie alla sua natura “plug-and-play”.
Il biocomputer CL1 apre nuove frontiere in diversi settori. Nell’ambito dell’intelligenza artificiale, potrebbe sviluppare sistemi più efficienti e adattabili, capaci di apprendere e risolvere problemi complessi. Nella ricerca medica, potrebbe studiare malattie neurologiche, testare farmaci e sviluppare terapie personalizzate. Nella robotica, potrebbe controllare robot e sistemi autonomi, permettendo interazioni più naturali con l’ambiente.
L’azienda si colloca tra i pionieri che esplorano approcci alternativi all’intelligenza artificiale digitale, ricercando soluzioni innovative che trascendono i paradigmi convenzionali. Parallelamente, un gruppo di ricercatori dell’Università di Reading ha condotto un esperimento significativo, addestrando un idrogel polimerico elettroattivo ionico a eseguire il gioco Pong.
Conclusioni
Tale esperimento ha evidenziato la possibilità di potenziare le capacità di apprendimento e adattamento del materiale attraverso l’induzione di stimoli avversivi, comunemente interpretati come “dolore“. Questa linea di ricerca suggerisce un approccio innovativo all’apprendimento automatico, basato su principi biologici e materiali non convenzionali.
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