Artefatti alieni e vita intelligente nel cosmo

Nella ricerca di possibili civiltà aliene, oggi non ci si limita al semplice ascolto di eventuali segnali, gli astronomi sono ora alla ricerca anche di tracce di tecnologia aliena in un'area di ricerca emergente, ma controversa, chiamata artefatto SETI.

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L’universo noto contiene centinaia, forse migliaia di miliardi di galassie composte da centinaia di miliardi di stelle. Molti di questi astri, forse tutti, hanno in orbita uno o più pianeti potenzialmente abitabili, portando il probabile numero di pianeti potenzialmente adatti a sostenere la vita a una cifra altissima.
Alcuni di questi pianeti nella nostra galassia potrebbero ospitare forme di vita avanzate quanto o più della nostra? Non lo sappiamo ma non possiamo escluderlo.
Nonostante l’elevata probabilità che gli alieni esistano da qualche parte nello spazio, l’umanità non è stata in grado di trovarli, ma abbiamo una scusante dalla nostra parte, cerchiamo da poco. La ricerca di intelligenze extraterrestri (SETI) è una delle aree più affascinanti dell’astronomia anche se finora non è riuscita a rispondere alla più grande domanda del cosmo: siamo soli nell’universo?
Ma oggi non ci si limita al semplice ascolto di eventuali segnali, gli astronomi sono ora alla ricerca di tracce di tecnologia aliena in un’area di ricerca emergente, ma controversa, chiamata artefatto SETI.
Chi sostiene la ricerca di artefatti extraterrestri sta già setacciando lo spazio nel tentativo di scoprire città, reti satellitari o gigantesche “megastrutture“. Alcuni addirittura pensano che il nostro sistema solare possa ospitare sonde inviate da una civiltà avanzata, rottami di vecchie astronavi o persino prove di antichi insediamenti su pianeti come Marte o Venere o su qualche luna di Giove o di Saturno. Eppure altri esperti hanno bollato questa disciplina accattivante e sensazionalistica come “scienza dell’intrattenimento” e si sono chiesti se sia utile cercare aghi così piccoli nel mega pagliaio che è il nostro universo.
Avi loeb, professore e presidente del dipartimento di astronomia dell’Università di Harvard, è uno degli astrofisici più conosciuti e rispettati al mondo; tempo fa ha fatto discutere con alcune dichiarazioni in merito. Loeb non esclude la possibilità che all’interno del nostro sistema solare possano esistere dei manufatti di origine extraterrestre. Poco tempo fa due oggetti extrasolari hanno attraversato il nostro sistema solare, uno di essi, chiamato Oumuamua, è stato definito da alcuni eminenti astronomi un probabile manufatto alieno. Anche Loeb non ha escluso del tutto questa possibilità esprimendo l’opinione che Oumuamua possa essere una sonda a vela solare o quanto rimane di essa.
Ma che tipo di firma tecnologica aliena cercano gli scienziati? Il professor Loeb ha spiegato: “esempi includono la luce artificiale, l’inquinamento industriale o il riflesso della luce delle stelle da celle fotovoltaiche sulle superfici dei pianeti attorno ad altre stelle, megastrutture o flotte di satelliti
L’archeologia spaziale effettuata con i migliori telescopi potrebbe rivelare tecnologie aliene che fluttuano nello spazio, in modo simile alle due sonde Voyager che stanno lasciando il sistema solare. Ma dovremmo considerare che il tempo di viaggio è molto lungo tra le stelle; le Voyager impiegheranno ben più di centomila anni per raggiungere le stelle più vicine al Sole.
Pertanto” ha aggiunto Loeb, “l’attrezzatura potrebbe trattarsi di attrezzature o sonde ormai abbandonate come le nostre oppure strumenti che risalgono ad una civiltà ormai morta“.
I manufatti che potremo trovare includono detriti abbandonati di tecnologie altamente sofisticate o resti di astronavi aliene. “Forse il modo migliore per mettere le mani su questi resti è quello di trovare oggetti che si scontrano con la Terra e sopravvivono come meteoriti“, ipotizza il professor Loeb.
Gli astronomi che cercano tracce della tecnologia aliena spesso si concentrano nella ricerca di strutture di grandi dimensioni come la “Sfera di Dyson“, una mega struttura costruita attorno a un astro in modo da captarne tutta la luce.
Una civiltà capace di realizzare un’impresa del genere sarebbe certamente avanzatissima e in teoria sarebbe rilevabile mediante la radiazione infrarossa che tale struttura emetterebbe. Jason T. Wright, professore associato di astronomia e astrofisica alla Penn State University, ha di recente ipotizzato l’esistenza di una tale struttura attorno alla stella di Tabby che si comporta come se qualcosa ne occulti parte della radiazione emessa. La proposta di Wright però è stata respinta in quanto il fenomeno potrebbe avere spiegazioni naturali.
Fino a qualche decennio fa era normale speculare sull’esistenza degli alieni su Marte o Venere, esistenza data per certa da molti scienziati ma clamorosamente smentita dopo l’arrivo delle sonde Mariner e Viking. Oltre a mega strutture lontane potrebbero esistere strutture più piccole ma rilevabili all’interno del nostro sistema solare.
Queste strutture potrebbero essere simili alle macchine ipotizzate da von Neumann piccole sonde capaci di auoreplicarsi una volta raggiunto un mondo o una luna da esplorare. Una macchina del genere potrebbe essere lanciata nello spazio e al momento opportuno duplicarsi e mandare altre copie di sé stessa in giro per la galassia in esplorazione. Dopo qualche milione di anni una civiltà che lancia macchine simili visiterebbe molti sistemi solari lontani disseminando la galassia di veicoli.
Tuttavia, il paradosso di Fermi per ora non è stato risolto, ma questo potrebbe dipendere dalle scarse conoscenze a nostra disposizione e dalla ristretta finestra temporale di ricerca, siamo comunque una civiltà giovane o semplicemente stiano guardando nei posti sbagliati e nei modi sbagliati.
Il dottor Paul Davies è arrivato a fare un’ipotesi intrigante, potrebbe esserci un messaggio contenuto all’interno del DNA che aspetta di essere scoperto e tradotto? Non lo sappiamo ma alcuni non lo escludono.
Tuttavia, forse aveva ragione Arthur C. Clarke quando sosteneva che una tecnologia sufficientemente avanzata sarebbe indistinguibile dalla magia.