L’abitabilità della Terra, secondo una ricerca dell’Università di Southampton, è dovuta in parte alla fortuna. Lo studio offre una nuova visione sul motivo per cui l’abitabilità del nostro pianeta è rimasta stabile per diversi miliardi di anni.
I dati geologici dimostrano che l’abitabilità della Terra è dovuta alla stabilità climatica che si è mantenuta tale per più di tre miliardi di anni.
Il clima si è mantenuto in un equilibrio precario rischiando di deteriorarsi trasformando la Terra in un mondo freddo e desolato o in un luogo con temperature intollerabili per ogni forma di vita oggi esistente.
L’abitabilità della Terra si è mantenuta a lungo sul filo del rasoio, attraversando momenti in cui il rischio che mutamenti climatici e ambientali provocassero l’estinzione totale della vita.
Secondo il professor Toby Tyrrell, specialista in Scienza del Sistema Terra dell’Università di Southampton, il clima costantemente stabile e abitabile sulla Terra è sconcertante.
Marte e Venere, non hanno oggi temperature adatte a sostenere la vita, anche se una volta Marte probabilmente era un pianeta molto più simile alla Terra di quanto non lo sia oggi.
La Terra non solo ha una temperatura “giusta” per essere abitabile oggi, ma l’ha mantenuta per tre o quattro miliardi di anni un arco di tempo geologico straordinario.
Minacce all’abitabilità della Terra
Molti eventi possono minacciare l’abitabilità della Terra e di pianeti simili: impatti di asteroidi, eruzioni solari e grandi eventi geologici, come le eruzioni di supervulcani.
In effetti, un asteroide 66 milioni di anni fa ha provocato l’estinzione di oltre il 75% di tutte le specie presenti sul nostro pianeta, causando l’estinzione dei dinosauri e di molte altre specie animali e vegetali, e non era la prima volta, già nel Permiano ma anche in altre epoche si erano verificati eventi a livello di estinzione globale di varia origine che hano riguardato fino al 95% delle specie viventi.
In passato uno studio sull’abitabilità della Terra ha realizzato al computer un solo modello del nostro pianeta, ma uno scienziato dell’Università di Southampton, ispirato dalla scoperta di migliaia di esopianeti, ha adottato un diverso approccio per capire come l’abitabilità della Terra sia rimasta sostanzialmente invariata per miliardi di anni.
Il professor Tyrrell ha sfruttato la potenza del supercomputer Iridis dell’Università di Southampton per eseguire simulazioni osservando come 100.000 pianeti diversi hanno risposto a eventi casuali di alterazione del clima in tre miliardi di anni di evoluzione, fino a raggiungere un punto in cui hanno perso la loro abitabilità.
Ogni pianeta è stato simulato 100 volte, con diversi eventi casuali per ognuna delle simulazioni.
Dopo aver ottenuto un grande numero di risultati, Tyrrell ha osservato se la persistenza dell’abitabilità fosse limitata a pochi pianeti che sono rimasti in grado di sostenere la vita per tre miliardi di anni, o invece fosse distribuita intorno a molti pianeti diversi, ognuno dei quali rimaneva abitabile per lo stesso periodo di tempo.
I risultati della simulazione sono stati molto chiari. La maggior parte dei pianeti che sono rimasti abitabili durante un periodo di tre miliardi di anni avevano solo una probabilità, non una certezza, di rimanere tali.
Molti casi riguardavano pianeti che di solito fallivano nelle simulazioni e solo occasionalmente rimanevano abitabili.
Su una popolazione totale di 100.000 pianeti, il nove percento (8.700) ha avuto successo almeno una volta – di questi, quasi tutti (circa 8.000) hanno avuto successo meno di 50 volte su 100 e la maggior parte (circa 4.500) ha avuto successo meno di 10 volte su 100.
I risultati dello studio suggeriscono che il caso è un fattore importante nel determinare se i pianeti, come la Terra, possono restare abitabili per miliardi di anni.
Il professor Tyrrell conclude: “Ora possiamo capire che la Terra è rimasta adatta alla vita per così tanto tempo grazie, almeno in parte, alla fortuna. Ad esempio, se un asteroide leggermente più grande avesse colpito la Terra, o lo avesse fatto in un momento diverso, la Terra potrebbe aver perso del tutto la sua abitabilità.
“Per dirla in un altro modo, se un osservatore intelligente fosse stato presente sulla Terra primordiale quando la vita si è evoluta per la prima volta e fosse stato in grado di calcolare le possibilità che il pianeta rimanesse abitabile per i successivi miliardi di anni, le probabilità sarebbero state molto scarse“.
Date queste scarse probabilità, lo studio ipotizza che nell’Universo dovrebbero esserci molti pianeti simili alla Terra che avevano prospettive iniziali simili ma che, a causa di eventi casuali, a un certo punto sono diventati troppo caldi o troppo freddi e di conseguenza hanno perso la loro abitabilità.
Appena saranno disponibili nuove tecniche di indagine, la maggior parte degli esopianeti che inizialmente sembreranno “Terre gemelle” probabilmente si riveleranno pianeti più simili a Marte o a Venere, deserti polverosi e gelidi o inferni infuocati.