Mezzo secolo fa, la pittoresca cittadina siciliana di Poggioreale fu colpita da un terremoto che causò la fuga della maggior parte dei suoi cittadini, anche se molti edifici rimasero in piedi.
Ciò che hanno lasciato è diventato una delle più grandi città fantasma d’Italia, un luogo rimasto congelato nel momento esatto del terremoto. Nella scuola, solo in parte distrutta, gli scarabocchi degli alunni sono ancora alla lavagna e un calendario sul muro segna l’anno: 1968.
All’esterno, strade di ciottoli fiancheggiate da palazzi sfarzosamente affrescati con portici in pietra decorati, pavimenti in maiolica e cortili in stile arabo, le case dei ricchi agricoltori e proprietari terrieri oggi sono vuote, a parte alcuni cani randagi.
Le facciate in pietra dorata degli edifici risplendono alla luce del sole, mentre pareti e soffitti colorati si stagliano tra alberi caduti, muschio e macerie.
I siciliani chiamano questo posto la loro moderna Pompei. È un museo a cielo aperto dove l’architettura ha resistito alle devastazioni della natura.
Ma l’orologio di Poggioreale potrebbe essere sul punto di girare di nuovo e i fantasmi del passato banditi.
Girolamo Cangelosi, il sindaco della new town di Poggioreale che è stata costruita più a valle dopo il terremoto, ha un piano per riportarlo in vita ed è volato negli Stati Uniti a cercare sostegno ed aiuto. “Sin dal terremoto del 1968, questa splendida cittadina è rimasta abbandonata”, spiega, “Voglio riportarla in vita e farla brillare di nuovo come in passato.”
La grande idea di Cangelosi non è solo un sogno ad occhi aperti. Ha già iniziato a elaborare piani e ha messo gli architetti in attesa. Tutto ciò che gli manca è il denaro per farlo.
È per questo che ha recentemente intrapreso una crociata per raccogliere fondi, rivolgendosi agli ex abitanti di Poggioreale e alle loro famiglie, di cui 5.000 vivono negli Stati Uniti, sparsi tra New York, Texas, Massachusetts e Louisiana.
In programma anche una tappa in Australia, dove si ritiene che circa 4.000 persone siano emigrate dopo il terremoto.
Cangelosi è convinto che rievocando la nostalgia per la terra dei padri riuscirà a convincere molti degli immigrati a investire nella loro vecchia casa, ma anche ad attrarre denaro da altri turisti che sperano di afferrare un pezzo di pura magia italiana per un prezzo d’occasione.
“Sto girando il mondo per riconnettermi con le famiglie che se ne sono andate, ma sentono ancora un forte attaccamento per la loro città natale e voglio aiutare“, dice, aggiungendo che sta facendo leva sul fatto che “i turisti che amano la nostra terra, i piccoli imprenditori e gli emigranti di Poggioreale che ora vivono in altri paesi daranno una mano“.
Poggioreale è solo l’ennesima delle città spopolate del sud Italia che tenta approcci particolari per non cadere nel dimenticatoio e tornare agli antichi splendori. Altre cittadine, paesi e paesetti hanno avviato iniziative simili vendendo le vecchie case abbandonate al prezzo simbolico di un euro a persone disposte a trasferirsi e diventare residenti.
Anche questa è una delle idee sul tavolo del sindaco di Poggioreale, purché gli investitori siano disposti a sborsare i 50.000 euro necessari per ristrutturare una vecchia proprietà, una volta che la ricostruzione delle infrastrutture di base renderà nuovamente sicure le strade e le piazze e le utenze saranno ricollegate.
Chiunque fosse tentato di investire acquisterebbe un pezzo di storia della Sicilia. La città, il cui nome significa “tomba (o tumulo) reale”, fu fondata nel 1642 da un principe cui fu donata la zona da Ferdinando IV di Borbone, re di Spagna e Sicilia.
La leggenda narra che un precedente insediamento fu costruito da Elimo, un eroe troiano fuggito dalla sua città in fiamme, che aveva trovato rifugio tra le dolci colline e le foreste ai piedi del Monte Castellazzo in Sicilia.
L’antico splendore di Poggioreale
Poggioreale ha un teatro, una biblioteca, un ospedale e un mercato, tutti in attesa di essere ricostruiti. – Silvia Marchetti
Qualunque sia la vera storia delle sue origini, Poggioreale è cresciuta nel corso dei secoli diventando una prospera città siciliana con un’enorme piazza a forma di anfiteatro con chiese e templi che si affacciano su una valle incontaminata.
Un luogo idilliaco, fino a quando il terremoto non ha colpito.
I ricordi della tragedia sono ancora visibili. Sotto un tetto caduto giace un’ambulanza distrutta degli anni Sessanta, decorata con una croce rossa. Le sue ruote sono girate a destra – stava uscendo dal garage quando il terreno ha tremato.
Tragico promemoria: un’ambulanza schiacciata da un tetto caduto. – Silvia Marchetti
Oggi parte della città vecchia di Poggioreale è utilizzata come campo di addestramento per le unità cinofile che prestano soccorso in caso di calamità naturali.
In teoria, non dovrebbe essere necessario molto lavoro per riportare alla vita Poggioreale vecchia. La città ha buone strutture, anche se in cattive condizioni. C’è un teatro, una biblioteca, un ospedale, un mercato, un orfanotrofio e persino una piccola locanda per accogliere i turisti.
Alcuni edifici recano ancora le targhette con i nomi dei vecchi occupanti, una attrazione per la gente del posto che a volte viene in cerca dell’antica dimora della loro famiglia nel labirinto di vicoli della città vecchia.
Testimone vivente
L’obiettivo di Cangelosi è quello di trasformare Poggioreale in un rifugio per vacanze di nicchia con dimore pittoresche, boutique, botteghe artigiane, ristoranti, bar e B & B. La campagna circostante è ancora perfetta, con tranquilli uliveti e pascoli di pecore. Le colline vicine, ideali per escursioni in bicicletta, trekking e cerca ai funghi, sono punteggiate da castelli in rovina e da altri piccoli villaggi fantasma come Salaparuta, dove cascine, colonne e fontane crollate sono sepolte da una vegetazione lussureggiante. Sono inoltre disponibili olio extravergine di oliva, specialità di formaggio di pecora e vini locali di alta qualità.
Il sindaco non è solo nella sua crociata per rivitalizzare la città fantasma. Un gruppo di volontari, guidato da Giacinto Musso, sta lavorato duramente per preservare il sito e recuperare gli oggetti perduti.
Musso, il cui nonno morì nel terremoto, viene ogni giorno in città per salutare i turisti, controllare le rovine e condividere i suoi ricordi con i visitatori in qualità di testimone ancora vivente del terremoto e di come era una volta la cittadina.
“Giocavo con altri ragazzi della mia età lungo la strada principale baciata dal sole“, ricorda. “Era pieno di vita, mercanti di olio d’oliva si mescolavano con allevatori di bestiame, nobili, attori e artigiani. Questa, una volta, era una città prospera. La sera, quando i contadini tornavano dai campi, il centro si riempiva di coppie che passeggiavano. Poggioreale non è una città morta, è viva e la mia missione è impedire che cada nel dimenticatoio“.