di Oliver Melis
Convair X6 era il nome di un progetto USA dei primi anni 50 per la realizzazione di un aereo a propulsione nucleare e avrebbe dovuto essere la seconda fase del progetto Aircraft Nuclear Propulsion. Questo progetto, però, non andò molto oltre la fasi preliminari dello studio di fattibilità.
Per la realizzazione del progetto si pensò di utilizzare un bombardiere strategico Convair B 36 modificato affinchè potesse trasportare un reattore nucleare. L’aereo, rinominato, in seguito, Convair NB-36H, effettuò 47 voli dal 1955 al 1957 ma senza utilizzare per la propulsione il reattore perfettamente funzionante installato a bordo.
L’idea di utilizzare la propulsione nucleare su un aereo di grandi dimensioni risale agli inizi degli anni 40 e, teoricamente, avrebbe dovuto consentire ad un aereo di rimanere in volo per giorni, vista la difficoltà dei rifornimenti in volo dell’epoca. Gli studi vennero ordinati dall’USAF, che assunse questo nome nel ’47, e durarono fino al 1948. Il primo passo per la realizzazione del velivolo avvenne nel 1951, quando vennero coinvolte nel progetto la General Electric e la Convair con l’intenzione di attuare i primi voli nel 1956, sempre che si fossero risolti i problemi enormi legati alla schermatura della radioattività che poteva compromettere sia l’equipaggio che le strutture dell’aereo.
La Convair si occupò di costruire due prototipi X6 con un terzo prototipo derivato da una cellula del B36 H per lo studio di una schermatura anti radiazioni adeguata, trasportando un reattore perfettamente funzionante ma non collegato al sistema di propulsione. Questo aereo venne assegnato all’ANP nel 1956.
I voli, avvennero su zone scarsamente popolate e l’aereo, durante i test, veniva scortato da un secondo velivolo, un C130 con a bordo un plotone di Marines che, in caso di incidente, avevano l’ordine di isolare immediatamente la zona.
A quanto se ne sa, anche i sovietici all’epoca svolsero dei test con un Tupolev Tu- 95LAL.
Purtroppo il problema delle radiazioni non trovo soluzione, sistemi di schermatura davvero efficienti avrebbero appesantito notevolmente il velivolo che, già gravato dal grande peso del reattore nucleare, nel migliore dei casi sarebbe stato molto poco manovrabile, se mai fosse risucito ad alzarsi da terra.
Il prototipo USA venne smantellato dopo l’ultimo volo e le parti contaminate dalle radiazioni sepolte.
Cos’è cambiato oggi? Gli aerei continuano a utilizzare ventole e turbine per ottenere energia da sfruttare per il volo e un’altra grande compagnia aerea, la Boeing ha ideato un sistema del tutto nuovo, che certamente negli anni 40 non si poteva nemmeno immaginare:
Il progetto della Boeing utilizza un raggio laser ad alta energia che viene indirizzato su un pellet che contiene due isotopi dell’idrogeno, il deuterio e il trizio, qui il processo è diverso da quello di fissione, avviene invece una piccola fusione di nuclei atomici. I residui di questa reazione di fusione escono ad alta pressione dall’ugello generando una spinta in avanti. Ma non finisce qui, la camera di reazione, ricoperta di materiale fissile raccoglierebbe i neutroni prodotti dalla reazione di fusione generando un elevato calore che verrebbe tenuto sotto controllo da un sistema di refrigerazione. Il liquido refrigerante una volta surriscaldato verrebbe utilizzato per far funzionare una turbina che opportunamente collegata a un generatore di corrente potrebbe fornire l’energia necessaria al laser.
Teoricamente il motore potrebbe funzionare, potrebbe essere usato anche nello spazio anche se voci critiche si sono levate da più parti.
Intanto le compagnie aeree lavorano alacremente a nuovi sistemi di propulsione che sicuramente da oggi a vent’anni nel futuro cambieranno il nostro modo di spostarci sulla Terra e nello spazio.
Staremo a vedere.