Uno studio clinico di fase due ha dimostrato che un farmaco antinfiammatorio attualmente utilizzato per il trattamento di pazienti affetti da ictus e può rallentare il danno neurologico della sclerosi multipla progressiva (SM) di quasi il 50%.
Nonostante siano oltre quarant’anni che la ricerca approfondisce gli studi sulla sclerosi multipla, sono pochissimi i farmaci chiaramente efficaci nel rallentare la progressione di questa patologia, caratterizzata da un continuo declino del sistema nervoso.
La sclerosi multipla è definita come una malattia neurodegenerativa demielinizzante, cioè con lesioni a carico del sistema nervoso centrale. Per molti anni è stata considerata una malattia della sostanza bianca del sistema nervoso centrale, tuttavia un numero crescente di studi ha dimostrato anche un coinvolgimento della sostanza grigia.
Nella sclerosi multipla si verificano un danno e una perdita di mielina in più aree (da cui il nome “multipla”) del sistema nervoso centrale. Numerose evidenze sia cliniche che sperimentali indicano che, alla base della SM vi è una reazione del sistema immunitario che scatena un attacco contro la mielina. Tale attacco provoca in un processo infiammatorio che colpisce aree circoscritte del sistema nervoso centrale nel corso del quale vengono distrutte la mielina e le e le cellule che la producono, gli oligodendrociti. Queste aree di perdita di mielina (o «demielinizzazione»), dette anche “placche”, (infatti originariamente la denominazione di questa malattia era “sclerosi a placche“) possono essere disseminate ovunque negli emisferi cerebrali, con predilezione per i nervi ottici, il cervelletto e il midollo spinale.
Alla base della SM dunque vi è un processo di demielinizzazione che determina danni o perdita della mielina e la formazione di lesioni (placche) che possono evolvere da una fase infiammatoria iniziale a una fase cronica, in cui assumono caratteristiche simili a cicatrici, da cui deriva il termine «sclerosi».
Si ritiene che la demielinizzazione derivi da una risposta autoimmune o da un fallimento delle cellule produttrici di mielina. Sebbene gran parte delle cause della malattia rimangano ancora misteriose, è chiaro che l’infiammazione gioca un ruolo chiave. Nella SM progressiva primaria e secondaria, il danno provocato ai nervi dall’infiammazione è, non solo cronico ma, purtroppo, persistente e progressivo, portando a un peggioramento della disabilità nel tempo. L’altro tipo principale, la SM recidivante-remittente, si manifesta con periodi di remissione inframmezzati da periodi di infiammazione attiva con conseguenti peggioramenti.
Lo studio ha incluso 255 pazienti affetti da SM primaria o secondaria, di età compresa tra 21 e 65 anni, provenienti da tutti gli Stati Uniti. Di questi, 129, scelti in modo casuale, sono stati sottoposti a terapia con il farmaco ibudilast, mentre i restanti 126 sono stati sottoposti a placebo. Dopo due anni, i pazienti di entrambi i gruppi hanno mostrato una perdita di neuroni cerebrali, misurata dalla contrazione totale del cervello, ma coloro che assumevano ibudilast per via orale hanno mostrato una perdita del tessuto cerebrale inferiore del 48% rispetto al gruppo di controllo. I risultati completi dello studio sono riportati nel New England Journal of Medicine.“
Secondo Robert Fox, ricercatore principale dello studio, la speranza è che ulteriori studi possano confermare il beneficio dell’ibudilast nel rallentare la riduzione della massa cerrebrale che potrà tradursi in una diminuzione della progressione delle disabilità fisiche associate alla successiva fase 3.
Nel complesso, il farmaco sembra essere sicuro; le percentuali di eventi avversi, sia lievi che moderati o gravi, si sono rivelate simili sia nel gruppo sottoposto alla terapia che nel gruppo di controllo. Gli eventi che si sono presentati più comunemente tra i pazienti in trattamento con ibudilast, quindi possibili effetti collaterali, includono disturbi gastrointestinali, depressione e mal di testa.
Ibudilast è commercializzato in Giappone e Corea dal 1989, ma non è ancora stato approvato negli Stati Uniti. Tuttavia, la FDA ha concesso a MediciNova, la società farmaceutica che ha sponsorizzato la sperimentazione sulla SM, la designazione di “fast track” e lo status di farmaco orfano per l’ibudilast, per il trattamento della SM progressiva.
Designazione e status indicano che l’agenzia accelererà la revisione della domanda di autorizzazione al commercio per il farmaco presentata dall’azienda, già archiviata anni fa, ammettendo un’urgenza per il trattamento dei pazienti. Quest’ultimo conferisce a MediciNova i diritti di commercializzazione esclusivi (non sarà possibile vendere la versione generica del farmaco basata sul principio attivo) per sette anni, una volta completata con successo la procedura di approvazione per tale indicazione.
MediciNova sta inoltre studiando l’uso dell’ibudilast per il trattamento della sclerosi laterale amiotrofica (SLA), nota anche come malattia del motoneurone.