Max Hodak, il cofondatore di Neuralink che ha recentemente fatto notizia per aver affermato che l’interfaccia cervello-computer della sua azienda rivoluzionerà i giochi, pare voglia costruire un Jurassic Park nel mondo reale.
“Probabilmente potremmo costruire Jurassic Park se lo volessimo“, ha twittato Hodak alcuni giorni fa. “Non sarebbero dinosauri geneticamente autentici ma… Forse 15 anni di allevamento + ingegneria genetica per ottenere nuove specie super esotiche“.
Per chi non lo sapesse, “Jurassic Park” e “Jurassic World” costituiscono un franchise di cinque film – con un sesto in lavorazione – tutti basati sul romanzo di successo di Michael Crichton su quanto sia pericolosa l’idea di aprire un posto come Jurassic Park. Sfruttare i recenti progressi nella ricerca genetica per creare creature completamente nuove è certamente un’idea allettante, anche se c’è una grande differenza tra qualcosa potenzialmente fattibile e una buona idea.
I reali pericoli di un vero Jurassic park
Ma non è tutto divertimento e giochi quando giochi a Dio e crei nuovi dinosauri. Hodak ha poi aggiunto che la de-estinzione potrebbe essere uno strumento prezioso per aumentare la biodiversità, forse perché ci troviamo nel bel mezzo di un’era di estinzione di massa.
“La biodiversità è decisamente preziosa; la conservazione è importante e ha senso“, ha ancora twittato Hodak. “Ma perché ci fermiamo qui? Perché non proviamo intenzionalmente a generare nuova diversità?“.
Per anni, gli ambientalisti hanno espresso preoccupazione per la resurrezione di specie estinte, un processo chiamato de-estinzione, in parte perché gli ecosistemi in cui quelle specie vivevano, per un motivo o per l’altro, se ne sono andati insieme a loro. A tal fine, resuscitare specie – e soprattutto creare nuove forme di biodiversità – sarebbe funzionalmente lo stesso che introdurre una nuova specie invasiva in un ecosistema non più attrezzato per sostenerla.
In altre parole, creare un vero Jurassic park è un’idea interessante, ma corre il rischio di essere estremamente controproducente, proprio come nei film.
Ma davvero abbiamo la tecnologia per riportare in vita specie estinte?
Al momento per i dinosauri appare improbabile mentre diverso è il discorso per specie estinte più di recente, come ad esempio il mammut lanoso, di cui siamo in grado di recuperare e sequenziare il codice genetico.
Questi erbivori del periodo glaciale, il cui parente più prossimo vivente è l’elefante asiatico, vivevano nell’emisfero settentrionale e avevano una spessa e folta pelliccia che li proteggeva dal freddo estremo. Questi animali si estinsero circa 4.000 anni fa, ma attualmente la genetica sta combattendo l’invecchiamento, debellando le malattie, e persino consentendo ai genitori di creare “bambini su misura”. Quindi potrebbe cambiare tutto.
Nel libro, Woolly: The True Story Of The Quest To Revive One Of History’s Most Iconic Extinct Species, Ben Mezrich si sposta dal laboratorio alle steppe della Siberia mentre gli scienziati indagano la possibilità di riportare in vita il mammut lanoso nella sua terra nativa – e assieme a lui, possibilmente, il suo ecosistema minacciato.
in una intervista al National Geographic, Mezrich ha spiegato perché c’è qualcuno che pensa che il mammut lanoso possa aiutare a combattere il cambiamento climatico – e le preoccupazioni etiche dietro a queste grandiose ambizioni.
“Quelle cose che immaginava il film Jurassic Park ora sono scientificamente possibili“, dice Mezrich, “Ora abbiamo questi strumenti genetici, precisamente il CRISPR, che è una rivoluzione nella scienza dell’ingegneria genetica. Ci consente di posizionare singoli geni che codificano specifiche caratteristiche, nel genoma di creature viventi”.
“E questo è quello che sta accadendo nel Woolly Mammoth Project. Una volta potevamo leggere il DNA, ora lo possiamo scrivere. Il mondo in cui viviamo sarà un posto molto diverso fra 30 anni in virtù di quello che sta succedendo ora nei laboratori”.
“La gente parla di altri tipi di tecnologie, come Internet, l’intelligenza artificiale o la robotica. Ma io penso che tutto questo sarà molto ridimensionato da quello che sta accadendo nella biologia. Una volta che puoi riprodurre i geni, costruire i mattoni della vita, non c’è limite a quello che puoi fare”.