I frutti del sorbo domestico sono stati, in passato, parte dell’alimentazione umana, ma oggi il suo consumo non è più molto comune.
I frutti del sorbus domestica non sono commestibili (eduli) appena raccolti ma lo diventano solo dopo aver subito l’ammezzimento, ovvero essere stati insilati nella paglia e aver subito un processo di fermentazione che li rende adatti al consumo. Oggi si possono catalogare tra i frutti rari e dimenticati, solo alcuni ne consumano i frutti.
I frutti di alcune specie sono stati usati in erboristeria sin dall’antichità, soprattutto per il loro alto contenuto di vitamina C.
Il legno di alcune specie trova vari utilizzi. A scopo forestale, le specie usate sono il sorbo degli uccellatori, il sorbo ciavardello e il sorbo montano.
Il suo habitat naturale è l’ambiente mediterraneo ma se ne trovano in Europa meridionale, Asia minore e Africa settentrionale.
Il sorbo, veniva coltivato dagli antichi romani sia per la produzione del frutto che del legno ma, attualmente, si tratta di una pianta che cresce per lo più allo stato selvatico ed è a buona ragione considerata ormai una pianta rara il cui abbandono forse dipende dal fatto che, presentando una crescita estremamente lenta nel tempo, mal si adatta alla coltivazione frenetica moderna.
Il sorbo appartiene all’ordine delle Rosales, famiglia delle Rosacee e alla sottofamiglia delle Pomoidee.
La specie più interessante per quanto riguarda la produzione dei frutti è il sorbo domestico (o Sorbus domestica). Un’altra specie diffusa nelle zone boscose o ai piedi delle colline è il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), impiegato per la sua funzione ornamentale e per il legno.
Il sorbo domestico è un alberello di notevole grandezza (può raggiungere anche i 20-25 m d’altezza), molto lento nella crescita e molto longevo arrivando a vivere anche oltre 200 anni.
Si presenta con un tronco eretto, con corteccia di colore grigio scuro. La chioma, è rotonda e costituita da branche a portamento aperto. Le foglie sono formate da 11-21 foglioline seghettate e brevemente appuntite, con la pagina superiore di colore verde cupo, mentre quella inferiore è verde glauco e pubescente.
I fiori che crescono nel mese di maggio, sono piccoli, di colore bianco, riuniti in infiorescenze a corimbo portate all’apice dei rami dell’anno. Dai fiori si originano dei piccoli pomi dette sorbe, frutto simile per l’aspetto a delle mele o a delle pere.
Al momento della raccolta le sorbe sono immangiabili, perché caratterizzate da una polpa ricca di tannini astringenti e priva di qualsiasi profumo, con il colore della buccia giallo-verdastro soffusa di rosa o rosso e ricoperta a volte da rugginosità.
Per diventare commestibili, i frutti del sorbo devono subire un processo d’ammezzimento, che consente alla polpa di intenerirsi, grazie ad una leggera fermentazione che raggiunge il culmine con l’accentuarsi del colore della buccia, che vira verso il rosso porpora, e con la trasformazione dei tannini in zuccheri.
I frutti vengono utilizzati prevalentemente per realizzare la marmellata di sorbe.
La pianta ha delle modeste necessità in fatto di clima e terreno, tollera bene le basse temperature invernali, è in grado di adattarsi ad ogni tipo di suolo, anche quelli di natura alcalina, tendenzialmente pesanti e caratterizzati anche da un’estrema aridità.
Il sorbo si può propagare per seme o per innesto della specie su portinnesti come il biancospino o il cotogno, in modo da anticipare l’entrata in produzione della pianta. Le piante coltivate da seme hanno uno sviluppo molto lento ed entrano in produzione intorno al 15° anno di vita della pianta.
I frutti giungono a maturazione tra settembre e ottobre ma, come detto, vengono mangiati sovramaturi o ammezziti a partire dal mese di novembre.
Le sorbe sono frutti che appartengono ai cosiddetti sapori perduti e dimenticati ma, avendo il vantaggio di non subire nessun trattamento chimico, sono ricercati dagli appassionati della cosiddetta frutta ecologica.
I frutti sono molto ricchi di carboidrati (glucosio e fruttosio), acidi organici (acido citrico prevalentemente), alcoli, fibre solubili, vitamina C, tannini dalle caratteristiche astringenti, e sostanze amare da cui ne deriva il nome del frutto, come la sorbina, l’acido sorbico e l’acido sorbotanico.
I frutti possono essere mangiati o impiegati per fare il sidro, le confetture di sorbe, i liquori e le salse. Un tempo i frutti venivano infilati in un lungo filo a forma di rosario e stesi ad essiccare sui graticci, da cui se ne poteva ricavare la farina per la produzione del pane soprattutto nei periodi di carestia. La produzione del sidro, molto nota in antichità, veniva ottenuta invece facendo semplicemente fermentare la polpa del frutto ammezzito.
In fitoterapia i frutti hanno proprietà astringenti, diuretiche, detergenti, rinfrescanti e tonificanti. Inoltre il succo delle sorbe è utilizzato in cosmesi per normalizzare le pelli grasse.
Il legno giovane del sorbo viene impiegato per estrarre un liquido scuro capace di tingere i tessuti. Il tannino estratto dal legno e dalle foglie può essere utilizzato per la concia del pellame. Il legno inoltre essendo molto duro e compatto viene utilizzato anche per il lavori di ebanisteria. Infatti per la sua durezza e la proprietà di essere fine, poteva essere impiegato anche per la produzione di armi come archi e balestre, oppure per l’ottenimento di sostegni per i filari di viti, produzione di torchi o banchi da falegnameria.
Essendo anche una pianta molto decorativa per l’abbondante presenza di frutti, il sorbo può essere utilizzato anche a scopo ornamentale più che come specie da frutto, essendo anche molto indicato alla coltivazione biologica e per la valorizzazione di zone ritenute marginali.
Nel Nord Europa, il sorbo era una specie che veniva piantata vicino le case, perché si pensava che allontanasse i fulmini e gli spiriti immondi.