venerdì, Novembre 22, 2024

L’UFO crash di Aurora

17 aprile 1897 ad Aurora, in Texas, alle sei del mattino gli abitanti vedono un'aeronave che da qualche settimana veniva avvistata nei cieli della cittadina, questa volta vola molto più in basso perdendo quota e andando a schiantarsi contro un mulino a vento

Secondo quanto riportano le cronache ufologiche, negli ultimi decenni del XIX° vi fu  tutto un proliferare di avvistamenti di aeronavi nei cieli americani, in alcuni casi anche riportati dalla stampa locale.

Il primo caso documentato, sempre secondo le cronache ufologiche, di avvistamento di aeronave risale al 1870, quando un contadino vide volare sopra la sua proprietà due oggetti di forma allungata.

Si racconta poi che, nel 1871, una seconda nave volante rimase visibile per un giorno intero.

Sono 32 i casi di avvistamento dal 1870 al 1875 in USA, 3 in Canada e 2 in Messico, sempre ai confini con gli USA stessi.

Il 25 novembre del 1896 il colonnello H.G. Shaw raccontò  di aver visto, mentre viaggiava verso Lodi, piccola città della California,  tre esseri salire a bordo di una nave aerea e partire velocemente.

Il 27 marzo 1897 navi aeree vennero avvistate in Kansas, a Topeka, mentre emettevano potenti bagliori rossi. Ancora avvistamenti a Chicago il 9 aprile 1897 e poi a Cisco, in Texas, il 19 aprile del 1897, dove vennero avvistati ben 50 oggetti compiere evoluzioni nel cielo.

Il caso più famoso, però, si verificò due giorni prima, il 17 aprile 1897, ad Aurora in Texas quando, alle sei del mattino, gli abitanti videro un’aeronave, già avvistata varie volte nei giorni precedenti, volare questa volta molto più in basso e perdere rapidamente quota, fino a schiantarsi contro il mulino a vento di proprietà del giudice Proctor, finendo in mille pezzi e distruggendo nell’impatto il mulino e un serbatoio d’acqua.

A bordo, pare ci fosse un solo occupante, dilaniato nello schianto e, secondo il parere di T.J.Weens, ufficiale telegrafista dell’esercito e autorità in campo astronomico, l’occupante sarebbe stato un marziano. Tra i resti venne trovato anche il giornale di bordo con degli strani geroglifici.

L’aeronave venne completamente distrutta e non fu possibile capirne il funzionamento anche se pare fosse fatta di una lega di alluminio e argento. I resti della nave vennero gettati in un pozzo e alcuni frammenti finirono nella bara dell’alieno.

Il funerale del pilota si tenne il giorno dopo davanti a una folla di curiosi. Questo per lo meno è quanto scrisse S.E. Haydon sul Dallas Morning News del 19 aprile.

Come ulteriore mistero, va ricordato, che tale Brawley Oates acquistò il pozzo e lo ripulì dai detriti per utilizzarne l’acqua ma, in seguito sviluppò una forma di artrite estremamente grave, forse causata dall’acqua contaminata e così nel 1957 decise di sigillare il pozzo.

Lo stesso Oates, però, secondo altre fonti comprò la proprietà di Proctor e divenne proprietario della stazione di servizio che vi sorge.

Questa è la storia del crash dell’aeronave di Aurora.

Perché la storia del crash di Aurora è una bufala?

Crash di Aurora: le indagini

La storia venne rispolverata nel 1967 e alla vicenda indagarono Handon e Jacques Valle Astronomo, informatico e scrittore di fantascienza.

Nel caso fu coinvolto anche il Dottor Josep Hallen Hynek, astronomo e consulente del progetto Blue Book.

I ricercatori furono invitati da Oates, si ancora lui, a parlare con Oscar Lewery di Newark all’epoca undicenne. Lowery raccontò che il crash di Aurora era stata una bugia architettata per salvare la cittadina in crisi e che il presunto telegrafista T.J. Weems non era un esperto in astronomia ma solo un fabbro. Proctor, inoltre, non aveva mai avuto un mulino e tutti sapevano che la notizia era falsa.

Anche il dottor Alfred E. Kraus, direttore del Kilgore Research Institute presso la West Texas State University giunse alle medesime conclusioni intervistando Oscar Lewery esplorando addirittura la zona di impatto con un metal detector, dove trovò vecchi oggetti, coperchi di stufe e anelli per briglie di cavallo.

Qualche anno dopo, i fatti di Aurora attirarono l’attenzione di Bill Case, un aviatore che scriveva per il Dallas Times Herald che con diversi articoli, a partire dal 1973, suscitò interesse a livello nazionale.

Case intervistò il solito Oates che non avendo mai né confermato né smentito la storia riteneva che qualcosa poteva essere accaduto e raccontò a Case di aver trovato dei pezzi di metallo nel pozzo e di averli buttati via.

Sempre nel 1973 un cacciatore di tesori, tale Frank kelley riferì a Case di aver trovato del metallo con il suo metal detector e di aver rilevato qualcosa di insolito in una zona del cimitero e altri testimoni si fecero avanti.

Alcuni, chiedendo l’anonimato, raccontarono che i loro genitori assistettero ai fatti. Fu ritrovata anche la presunta lapide che raffigurava L’aeronave, una roccia di arenaria.

Un ulteriore articolo di Case denunciava la scomparsa della lapide e del metallo, trafugato non si sa bene da chi.

Questo episodio segnò la fine delle indagini, alcuni testimoni ritrattarono e il cacciatore di tesori scomparve, indirizzo e telefono risultavano falsi, nessuno lo conosceva nell’ambiente dei cacciatori di tesori, inoltre i pezzi di metallo che furono analizzati risultarono essere comune alluminio.

Anche Barbara Brammer, ex sindaco di Aurora ha investigato e ha scoperto che, mesi prima del presunto schianto, ad Aurora le coltivazioni di cotone erano andate distrutte a causa di un’infestazione, un incendio distrusse diversi edifici e un’epidemia di tifo decimò quasi tutta la popolazione mettendo di fatto la cittadina in quarantena.

Oltre a questo la linea ferroviaria in costruzione si fermò a 27 chilometri da Aurora mettendo in pericolo l’esistenza futura della cittadina stessa. Hayden, inoltre, secondo le ricerche della Brammer, era ritenuto un burlone e probabilmente inventò la storia per tentare di salvare Aurora e attirare l’attenzione sfruttando la storia delle aeronavi; pare che il Giudice Proctor non avesse nessun mulino, almeno secondo le affermazioni di Etta Pengue intervistata dal Times.

Questa sembra essere la fine del crash di Aurora, una bufala che ha iniziato ad affermarsi, guarda caso, decenni dopo grazie ai media che ne hanno amplificato la portata facendo accorrere sui luoghi del presunto impatto giornalisti e ricercatori più o meno famosi.

Nessuna prova è stata trovata nonostante gli sforzi più o meno seri quindi la logica conclusione è che sia stato tutto uno scherzo, forse una bufala sfuggita di mano.

Se vi fosse stato qualcosa di vero, sarebbero state rinvenute delle tracce: dove sono finite le tonnellate di metallo dell’aeronave? Dov’è finito il corpo dell’alieno? Possibile che sia tutto sparito nel nulla?

Vi lascio un’ultima chicca, l’ho voluta tenere “segreta” fino alla fine per chi non avesse mai sentito parlare di Aurora e del crash di un’aeronave raccontata in questa storia.

Il cimitero locale di Aurora era amministrato dall’ordine Massonico che non trova nei suoi registri nessuna traccia di sepoltura nel giorno indicato dall’articolo.

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