di Oliver Melis
I cacciatori di misteri, particolarmente coloro che studiano il fenomeno UFO, da alcuni anni hanno preso l’abitudine di cercare conferme delle loro convinzioni nelle cronache del passato, per dimostrare che gli avvistamenti di oggetti volanti sono riportati da sempre. Ed ecco che scoprono preziose opere d’arte sacra che riportano immagini simili, a loro dire, ai moderni UFO. Ma non sono solo i dischi volanti ad essere oggetto dell’interesse di questi “studiosi” ma ogni oggetto insolito riportato su testi, codici e dipinti.
È capitato, ad esempio, con “La tebaide” di Paolo Uccello in cui un cappello da cardinale viene descritto da alcuni come un UFO e con i geroglifici egizi e svariati manufatti lasciatici dalle civiltà che si sono succedute in epoche diverse in molte parti del mondo.
Il metodo utilizzato dai “cacciatori di UFO” è molto semplice: si consulta un libro con riproduzioni d’arte possibilmente anteriori al XVII secolo e si cercano nei dipinti particolari che possono apparire bizzarri per l’epoca. Forme discoidali, sfere, oggetti lenticolari, tutto ciò che apparentemente può essere scambiato per un disco volante o “UFO” se volete. Tutto quegli oggetti strani che vengono trovati saranno poi classificati come alieni, non identificabili come opere create dall’ingegno umano.
Nell’immagine sopra vediamo qualcosa di diverso, un oggetto a forma di fuso che si innalza nel cielo,questo oggetto, che ricorda evidentemente un razzo, per molti cacciatori di UFO sembra essere fuori contesto per l’epoca, ma se facciamo una verifica scopriamo che non è cosi.
Questa immagine è tratta dallo stesso volume dedicato agli “arazzi del re” intitolato Les Tapisseries du Roy di Johann Ulrich Kraus, pubblicato nel 1665 e ristampato diverse volte negli anni successivi.
Nell’immagine il nostro fuso è attorniato da cannoni, pistole, fucili, barili di polvere da sparo, ma soprattutto riportiamo la sua descrizione:
Ma cos’è un “fusée volante“? semplicemente un razzo. Il termine si usa in egual modo per i razzi incendiari usati in guerra che per quelli pirotecnici. A prima vista l’oggetto appare effettivamente fuori contesto, un OOParts, un oggetto fuori dal tempo, ma approfondendo l’argomento si arriva facilmente a scoprire che nella seconda metà del XVII secolo gli uomini progettavano e realizzavano macchine simili.
Infatti è ampiamente documentato l’uso di razzi in Cina già nel 1232, mentre in Europa Conrad Haas, un ingegnere militare austriaco, descrisse e disegnò razzi multistadio a ogiva in un suo trattato scritto tra il 1529 e il 1569.
Il lavoro di Conrad Haas però rimase semisconosciuto a tanti e solo nel 1591 Johann Schmidlap, un costruttore di fuochi pirotecnici, sperimentò i primi razzi multistadio che potevano essere lanciati a grandi altezze.
Altri razzi compaiono nel cinquecentesco trattato di Dell’Aqua
E nel 1650 fu Kazimierz Siemienowicz a trattare di razzi multistadio ad ogiva o con alettoni nel trattato sulle armi Artis Magnae Artilleriae:
Non è quindi il caso di parlare di mistero, OOPart o di dischi volanti o UFO. È ben documentato il fatto che nella seconda metà del XVII secolo gli ingegneri conoscevano e costruivano razzi a scopi bellici e non può, quindi, stupire di trovarne una raffigurazione in un arazzo dedicato al tema delle armi e della guerra.