Tess, acronimo di Transiting Exoplanet Satellite, è stato lanciato la notte scorsa da Cape Canaveral a bordo del Falcon 9 alla ricerca di pianeti extrasolari. Una missione che si svilupperà nell’arco di due anni e che cercherà di analizzare le stelle più luminose vicino alla Terra, entro i 600 anni luce (più di 37 milioni di volte la distanza fra la Luna e la Terra), grazie al metodo fotometrico del transito. Un metodo che consiste nella rilevazione della diminuzione di luminosità della curva di luce di una stella quando un pianeta transita di fronte alla stella madre, una misurazione che ci permette di capire le dimensioni relative: della stella madre, del pianeta e della sua orbita.
Un lavoro che già stanno facendo sia il satellite francese Corot, lanciato in orbita il 26 dicembre del 2006, e Kepler della Nasa, in orbita dal 7 marzo 2009, posizionati al di fuori dell’atmosfera terrestre per ridurre al minimo il rumore fotonico indotto dall’atmosfera.
La grande differenza con i suoi predecessori è nella quantità di volta celeste osservata, mentre Kepler esaminava una piccola porzione, circa lo 0,28%, Tess la esaminerà tutta, osservando stelle dalle 30 alle 100 volte più luminose di quelle osservate fino ad oggi.
Secondo gli esperti il satellite potrà essere in grado di analizzare circa 200mila stelle tra cui 1000 nane rosse con caratteristiche simili al Sole. Per avere il migliore campo visivo possibile degli emisferi celesti Tess utilizzerà un’orbita altamente ellittica mai usata prima, con il punto più alto, l’apogeo, fissato a quota 373.368 km, più di 20 volte la distanza fra Roma e Sydney, e con il punto più basso, perigeo, fissato a 107.826 km, 10 volte la distanza fra Washington e Pechino. L’apogeo è stato calcolato per tenersi distante dalla Luna, considerato come un agente destabilizzante, mentre il perigeo, che il satellite raggiungerà ogni 13 giorni, è funzionale alla trasmissione dei dati che verranno trasmessi in circa 3 ore. L’orbita è stata calcolata anche per evitare le fasce di van Allen e i danni da radiazioni.
Il satellite userà una piattaforma LEOStar-2 in grado di stabilizzarsi sui tre assi con quattro propulsori a idrazina e quattro ruote di reazione, mentre l’alimentazione sarà fornita da due pannelli solari monoasse con una potenza da 400 watt.
Sarà dotato di quattro telescopi con lenti grandangolari con quattro rilevatori ad accoppiamento di carica ciascuno. Ogni gruppo di lenti è dotato di sette elementi ottici e ciascuno coprirà un campo visivo di 24°x 24° gradi, le quattro telecamere insieme osserveranno così in totale 13 settori per ciascun emisfero, per un totale di 26 settori durante la missione.
Nel primo anno verrà mappato l’emisfero sud mentre nel secondo l’emisfero nord, Tess impiegherà una strategia di osservazione denominata fissa e avanza “stare and step”. Due modalità di raccolta dati: immagini francobollo che catturano la luce da singole stelle e immagini a formato pieno che coprono l’intero campo visivo. Durante l’osservazione di un settore ogni due minuti il satellite registrerà la luminosità di 15mila stelle selezionate da una lista di 200mila astri, le immagini saranno acquisite a intervalli di 30 minuti. I potenziali esopianeti verranno ricavati dalla sovrapposizione dei dati ottenuti dalle due modalità di osservazione, tutte le informazioni verranno trasmesse grazie ad un’antenna parabolica a banda Ka che offre un collegamento con la Terra a 100 Mbit/s. I dati acquisiti dalla missione saranno gestiti dall’archivio Mikulski per i telescopi spaziali dell’STScl, lo Space Telescope Science Institute, e resi successivamente disponibili al pubblico.
Gli esopianeti individuati potranno poi essere ulteriormente esaminati dal telescopio terrestre Automated Planet Finder e dallo spettrografo Harps, oltre che dallo spettrografo Espresso installato installato presso il VLT e dal telescopio spaziale James Webb che, però, non verrà lanciato prima del 2020.
Fonte: agenzia dire