Ci siamo, entro pochi giorni conosceremo il piano della NASA per tornare sulla Luna, e lo conosceremo nei dettagli, almeno quelli principali come costi e tempi.
All’inizio di febbraio verranno rese note le richieste della NASA per il budget 2019, richieste che saranno incentrate sulla Direttiva sulla politica spaziale 1 dello scorso novembre, con la quale il presidente Trump ha affidato alla NASA il compito di riportare gli umani sulla Luna piuttosto che perseguire il progetto Journey to Mars della precedente amministrazione.
Nessun piano ufficiale è stato reso noto finora anche se è noto che la NASA sta realizzando un nuovo lanciatore, lo Space Launch System e una capsula con equipaggio chiamata Orion e che sono in fase di sviluppo i piani per realizzare una stazione spaziale in orbita cislunare, la Deep Space gateway.
Entrambi i progetti sono stati concepiti nell’ambito del progetto Journey to Mars della precedente amministrazione ma potranno essere utilizzati anche per il ritorno alla Luna.
Nessun piano è stato ancora rilasciato per alcun tipo di lander lunare, né alcuna linea temporale per l’esplorazione della Luna. In effetti, è stato rivelato pochissimo su ciò che il programma Moon implicherà, a parte che L’obbiettivo a breve termine della NASA viene spostato da Marte alla Luna.
La settimana scorsa, parlando al forum spaziale civile del Centro per gli studi strategici e internazionali (CSIS), Robert Lightfoot, amministratore della NASA, ha detto che: “Abbiamo lavorato al piano. Abbiamo lavorato con l’amministrazione, quando sarà rivelato saprete cosa ci è stato chiesto di fare e come pensiamo che lo faremo“.
La presentazione della richiesta di budget FY2019, prevista intorno al 5 febbraio, rivelerà alcuni dettagli del progetto.
Naturalmente, quando questo bilancio entrerà in vigore, mancherà solo un anno alle elezioni presidenziali. Se Trump non fosse rieletto, una nuova amministrazione potrebbe cambiare nuovamente progetti ed obbiettivi, è già accaduto molte volte in passato.
Il vecchio progetto stabilito dall’amministrazione Obama, il già citato Journey to Mars, prevedeva l’esecuzione di alcuni voli di prova delal capsula Orione entro o vicino all’orbita terrestre prima di andare su Marte. A ciò sarebbe seguita una sorta di stazione orbitante su Marte nei primi anni ’30, per poi procedere ad atterraggi con equipaggio alla fine degli anni ’30. Tuttavia il progetto era piuttosto vago sugli step ed i costi effettivi.
Ora la NASA ha la possibilità di puntare nuovamente alla Luna, un obbiettivo probabilmente più abbordabile e realizzabile in tempi più brevi, sia dal punto di vista tecnologico che economico, rispetto al portare equipaggi umani su Marte.
Insomma, tra una settimana sapremo come e quando torneremo sulla Luna, stavolta, forse, per restarci.