Quasi 1.000 anni fa la Luna sparì dai cieli della Terra. Finalmente, dopo opportuni studi, siamo in grado, forse, di dare una spiegazione a tale mistero. Iniziamo col dire che all’epoca una gigantesca nuvola di particelle ricche di zolfo fluì attraverso la stratosfera, oscurando i cieli per mesi o addirittura anni, prima di cadere infine sulla Terra. Sappiamo che questo evento è accaduto perché i ricercatori hanno perforato e analizzato carote di ghiaccio , campioni prelevati dalle profondità delle calotte glaciali o dei ghiacciai, che hanno intrappolato gli aerosol di zolfo prodotti dalle eruzioni vulcaniche che hanno raggiunto la stratosfera e si sono depositati sulla superficie.
Il ghiaccio può quindi preservare le prove del vulcanismo su scale temporali incredibilmente lunghe, ma individuare la data precisa di un evento che si manifesta negli strati di un nucleo di ghiaccio è ancora una faccenda complicata. In questo caso, gli scienziati avevano ipotizzato che il deposito sulfureo fosse stato lasciato da una grande eruzione scatenata nel 1104 dal vulcano islandese Ecla, denominato la “Porta dell’Inferno”. Poiché la sottile striscia di ghiaccio è tra i più grandi segnali di deposizione di solfati dell’ultimo millennio, ciò sembra plausibile. Solo, cosa succede se la linea temporale accettata di una carota di ghiaccio risulta essere deformata dal tempo?
La luna sparì dal cielo: cosa accadde realmente?
Alcuni anni fa, uno studio ha concluso che una scala temporale denominata Greenland Ice Core Chronology 2005 (GICC05) era in ritardo di un massimo di sette anni nel primo millennio CE e di un massimo di quattro anni all’inizio del millennio successivo. Questi risultati, secondo una ricerca pubblicata nell’aprile 2020 – guidata dal paleoclimatologo Sébastien Guillet dell’Università di Ginevra in Svizzera – significano che l’Ecla non avrebbe potuto essere il colpevole del gigantesco segnale del solfato, dopotutto.
Nel loro articolo Sébastien Guillet e i suoi coautori spiegano: “Una scoperta importante derivante da questa datazione del nucleo di ghiaccio rivisto è un segnale vulcanico bipolare importante e finora non riconosciuto con deposizione di solfato a partire dalla fine del 1108 o all’inizio del 1109 d.C. e persistente fino all’inizio del 1113 d.C. nel registro della Groenlandia”. Si è osservato che le prove per lo stesso evento possono essere viste anche in una cronologia delle carote di ghiaccio antartiche revisionata in modo simile.
Chi fu il ‘responsabile’?
Per indagare su cosa potrebbe essere stato responsabile di lasciare queste tracce antiche sia in cima che in fondo al mondo, il team ha setacciato la documentazione storica, alla ricerca di documenti medievali di strane eclissi lunari dall’aspetto oscuro che potrebbero corrispondere alla foschia stratosferica dei principali eventi eruttivi. Il team scrive: “Gli spettacolari fenomeni ottici atmosferici associati agli aerosol vulcanici ad alta quota hanno catturato l’attenzione dei cronisti sin dai tempi antichi” e poi ancora: “In particolare, la luminosità riportata delle eclissi lunari può essere impiegata sia per rilevare aerosol vulcanici nella stratosfera sia per quantificare le profondità ottiche stratosferiche in seguito a grandi eruzioni”.
I dati della Nasa
Secondo i registri della Nasa basati sul retrocalcolo astronomico, sette eclissi lunari totali sarebbero state osservabili in Europa nei primi 20 anni dell’ultimo millennio, tra il 1100 e il 1120 d.C. . Tra questi, un testimone di un’eclissi lunare avvenuta nel maggio 1110 ha scritto dell’eccezionale oscurità della Luna durante il fenomeno. La testimonianza, conservata nel Peterborough Chronicle, recita: “La quinta notte del mese di maggio apparve la Luna splendente di sera, e poi a poco a poco la sua luce diminuì, così che, appena venne la notte, fu così completamente spenta, che né la luce, né orb, né si è visto nulla di tutto ciò”.
Da allora molti astronomi hanno discusso di questa misteriosa e insolitamente oscura eclissi lunare. Secoli dopo che si è verificato, l’astronomo inglese Georges Frederick Chambers ne ha scritto, affermando: “È evidente che essa è stata un esempio di un’eclissi ‘nera’ quando la Luna diventa del tutto invisibile invece di brillare con la familiare tonalità ramata”. Nonostante l’evento sia ben noto nella storia dell’astronomia, tuttavia, i ricercatori non hanno mai suggerito che potrebbe essere stato causato dalla presenza di aerosol vulcanici nella stratosfera, anche se questa è la causa più probabile, suggerisce il nuovo studio.