A metà degli anni '80 un misterioso caso di estorsione scosse il Giappone, costituendo un punto di svolta nella società giapponese, per la quale fu dissipata l'immagine del Giappone sicuro e libero da crimini
La sera del 18 marzo 1984 Katsuhisa Ezaki, presidente della Glico, una società di alimentari multimilionaria con sede a Osaka, sta rilassandosi con un bel bagno caldo in casa sua quando due uomini armati e incappucciati irrompono nella stanza, lo trascinano fuori dalla vasca, gli mettono addosso un cappotto e un berretto e sotto la minaccia delle armi lo fanno entrare a forza in un’auto che parte sgommando.
Anche la moglie e la figlia di Ezaki sono state legate e imbavagliate, riescono a liberarsi e avvertono la polizia. Il giorno successivo viene trovata una richiesta di riscatto in una cabina telefonica vicina alla casa: si domanda un miliardo di yen (circa 4 milioni di dollari del 1984) e cento chili di lingotti d’oro.
Le ricerche sono febbrili ma, fortunatamente, due giorni dopo Ezaki riesce a fuggire dal magazzino in cui era stato imprigionato. Tutto sembra andare per il meglio; si pensa che i colpevoli saranno ben presto catturati e tutto finirà nel migliore dei modi.
E invece tutto deve ancora cominciare.
Cominciano le lettere
Tre settimane dopo i principali quotidiani giapponesi ricevono una strana lettera che comincia: “Alla stupida polizia: siete degli idioti? Se foste dei professionisti ci prendereste. Dato che siete tanto handicappati vi diamo alcuni suggerimenti”.
La lettera prosegue fornendo minuziosi dettagli sul crimine: l’auto per la fuga era grigia, avevano acquistato del cibo nel supermercato Daiei, una delle più grandi catene del Giappone. “Dovremmo rapire anche il capo della polizia prefettizia?” chiede. La missiva è firmata Kaijin nijuichi menso, che si traduce approssimativamente in “L’uomo misterioso con 21 facce”, un personaggio malvagio inventato dal giallista Edogawa Ranpo.
Un annuncio agghiacciante
Le lettere continuano ad arrivare, piene di provocazioni, battute e indizi inutili. A metà maggio, però, una lettera afferma di aver contaminato con cianuro diversi pacchetti di caramelle Glico.
La Glico ritira immediatamente i suoi prodotti dagli scaffali: le caramelle vengono analizzate ma non viene riscontrata la presenza del veleno, malgrado ciò l’azienda soffre una perdita di oltre 20 milioni di dollari e deve licenziare oltre 450 dipendenti part-time.
Una strana tattica
La misteriosa banda che si fa chiamare Mostro dalle 21 facce cattura l’immaginazione del pubblico con le sue tattiche teatrali e morbosamente affascinanti. Chiede enormi quantità di denaro e poi non si presenta per raccoglierlo. Una volta richiede che alcuni dipendenti della Glico si presentino a una determinata cabina telefonica in un determinato momento per attendere un messaggio, ma nessuno chiama. “Pensavate di poterci ingannare, vestiti con i vostri bei vestiti blu da uomini d’affari”, scrive il giorno successivo. “ma quegli occhi sfuggenti vi hanno tradito.” Le lettere sono scritte nel dialetto di Osaka.
Nel giugno del 1984, in una lettera indirizzata “ai nostri fan in tutto il Giappone”, il gruppo annuncia che hanno intenzione di perdonare la Glico. “Il presidente di Glico è già andato in giro a testa bassa abbastanza a lungo”, scrivono. “Vorremmo perdonarlo. Nel nostro gruppo c’è anche un bambino di 4 anni – ogni giorno piange per Glico … È una seccatura far piangere un bambino perché è privato delle caramelle che ama. La polizia ha fatto un buon lavoro: resisti e non arrenderti!”.
La lettera finisce in modo beffardo: “Il Giappone è diventato terribilmente caldo e umido, quindi, quando il nostro lavoro sarà finito, vogliamo andare in Europa – Ginevra, Parigi, Londra – saremo in uno di quei posti … Portiamo Pocky (un famoso dolcetto della Glico, un bastoncino ricoperto di cioccolato che da noi si chiama Mikado), l’amico del viaggiatore! Deliziosi prodotti Glico: li mangiamo anche noi! Ci vediamo a gennaio del prossimo anno! “
Ma il Mostro torna molto prima.
L’incubo ricomincia
A settembre la Morinaga, un’altra azienda di caramelle, riceve una richiesta di 400.000 dollari, alla quale non risponde. Quindi l’8 ottobre 1984 i giornali giapponesi ricevono un’altra lettera: “Alle mamme di tutto il Giappone: in autunno, quando l’appetito è forte, i dolci sono davvero deliziosi. Quando pensi ai dolci, qualunque cosa dici, è Morinaga. Abbiamo aggiunto un sapore speciale. Il sapore del cianuro di potassio è un po ‘amaro. Non causerà la carie, quindi compra i dolci per i tuoi figli. Abbiamo allegato un avviso su questi dolci amari che contengono veleno. Abbiamo messo venti scatole nei negozi da Hakata a Tokyo”.
La polizia perlustra minuziosamente i negozi di alimentari e i supermercati nelle città di Kyoto, Osaka, Kobe e Tokyo alla ricerca di caramelle avvelenate. Vengono trovate scatole di Morinaga Choco Balls e Angel Pies con incollate etichette con scritto: “Pericolo, contiene veleno. Morirai se mangi questo. L’uomo misterioso con 21 facce “. Questa volta, le caramelle risultano positive al cianuro.
Mobilitazione straordinaria
Immediatamente, le azioni della Morinaga scendono di 22 centesimi. Altre lettere promettono che se i supermercati non inizieranno immediatamente a boicottare Morinaga, sarebbero apparse altre scatole, questa volta senza etichetta. “Sarà come una caccia al tesoro“, concludono.
La polizia viene mobilitata in modo straordinario. Notando che il Mostro tende a colpire il sabato e la domenica, 40.000 poliziotti – il 20 per cento dell’intera forza giapponese – trascorrono diversi fine settimana di seguito a sorvegliare i supermercati. Una telecamera di sicurezza riprende un uomo che mette una tavoletta di cioccolata Glico sullo scaffale di un negozio, il video viene accuratamente analizzato senza però arrivare a un’identificazione.
Questo porta ulteriori prese in giro. “Non vi sembra che l’uomo nel video sia uno splendido ragazzo?” dice una ennesima lettera, prima di confrontare il suo aspetto con quello di diversi noti capitani di polizia.
Le richieste di denaro, intanto, continuano e si estendono ad altre compagnie di dolciumi: 100.000.000 di yen alla Fujiya Co., 50.000.000 alla Surugaya e alla Marudai.
L’uomo dagli occhi di volpe
In una lettera a quest’ultima società, il Mostro forniva istruzioni dettagliate su come consegnare i soldi due giorni dopo, su un treno diretto da Osaka a Kyoto. Il giorno in questione, il 28 giugno 1984, un investigatore si traveste da impiegato della Marudai e prende quel treno, portando con sé un sacco pieno di yen. Le istruzioni erano di gettare il sacco fuori dal finestrino non appena avesse visto una bandiera bianca appesa lungo i binari. Mentre viaggia, il poliziotto sotto copertura nota un uomo dall’aria sospetta, che lo sta guardando: in seguito lo descrive come fisicamente grosso, con i capelli corti, gli occhiali e “gli occhi come quelli di una volpe”. Malgrado l’estrema attenzione dell’investigatore la destinazione viene raggiunta senza che la bandiera bianca appaia, quindi il poliziotto scende a Kyoto e cambia binario in attesa del treno per il ritorno; mentre lo aspetta, nota che l’“Uomo dagli occhi di volpe” lo ha seguito e attende il suo stesso treno. Appena tornato a Osaka l’investigatore invia subito un altro agente sotto copertura per pedinare l’uomo, ma purtroppo questo pedinamento non va a buon fine e si perdono le sue tracce. “L’Uomo dagli occhi di volpe”, come sarebbe stato successivamente chiamato, contribuisce ad ingigantire il mito attorno al Mostro dalle 21 facce.
La tragedia
Nell’agosto del 1985, Shoji Yamamoto, il capo della polizia della Prefettura di Shiga – che incolpava sé stesso e i suoi subordinati per non essere riuscito a catturare il Mostro dalle 21 facce – si cosparge di cherosene e si suicida dandosi fuoco.
Questo è troppo anche per il Mostro. Cinque giorni dopo arriva l’ultima lettera. “Yamamoto è morto da uomo”, si legge. “Così abbiamo deciso di porgere le nostre condoglianze. Abbiamo deciso di smettere di torturare le aziende alimentari… Siamo cattivi. Ciò significa che abbiamo altro da fare oltre a bullizzare le aziende. È divertente condurre la vita di un uomo cattivo. Mystery Man with 21 Faces “.
Con questa lettera il Mostro dalle 21 facce scompare definitivamente.
Ipotesi
La polizia metropolitana di Tokyo crede di individuare il responsabile in Manabu Miyazaki. Soprannominato “Mr. M” o “testimone M”, Miyazaki era sospettato di aver registrato un filmato nel 1976 supportando le rivendicazioni di un locale sindacato in una causa di lavoro contro la Glico e che aveva numerose somiglianze con le dichiarazioni fatte dal “Mostro dalla 21 facce“.
Inoltre a Miyazaki erano state attribuite tra il 1975 e il 1976 molte fughe di notizie a proposito dello scarico di amido e altri rifiuti industriali da parte della Glico nel fiume della zona e nella rete fognaria.
Per molti mesi si fanno ipotesi sul fatto che ci fosse Miyazaki dietro la misteriosa banda, ma egli riesce a produrre un alibi che lo libera da ogni sospetto.
Un’altra ipotesi è che il caso Glico Morinaga fosse legato a uno dei numerosi gruppi della Yakuza: i ricatti terminano infatti con l’inizio della cosiddetta “guerra Yama-Ichi”, tra le mafie Yamaguchi-gumi e Ichiwa-kai.
Malgrado tutte le indagini e le ipotesi, il caso del Mostro dalle 21 facce rimane tuttora insoluto.