Cape Canaveral, partita la navicella di SpaceX

Il volo spaziale organizzato da NASA e SpaceX (l’azienda privata del tycoon Elon Musk) porta quattro astronauti nella Stazione Spaziale Internazionale in orbita

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di Giampiero Muzi

‘Resilience’ è partita da Cape Canaveral (Florida, USA). La navicella di SpaceX – la compagnia statunitense del tycoon di origine sudafricana, Elon Musk – sfida la pandemia globale, una stagione di uragani da record (quello in corso, la tempesta tropicale Eta, è stato la causa dell’ultimo rinvio) e i problemi tecnici registrati al motore del razzo Falcon 9. Per NASA è l’inizio di una nuova epoca, oltre che un risparmio di oltre 100 milioni di dollari, e questo storico viaggio è anche una pietra miliare nella storia dei voli spaziali. Vediamo perché.

La missione Crew-1 è partita dalla rampa di lancio 39A del Kennedy Space Center a Cape Canaveral, la stessa usata per il lancio degli Space Shuttle. Gli astronauti sono quattro: il comandante Mike Hopkins, il pilota Victor Glover, gli specialisti Shannon Walker (americana, astronauta dal 2004) e Soichi Noguchi dell’agenzia spaziale giapponese JAXA, l’unico componente dell’equipaggio a non essere di NASA. La capsula Crew Dragon trasporta quattro persone per la prima volta in questo primo viaggio di SpaceX per NASA (a maggio furono solo due gli astronauti, Doug Hurley e Bob Behnken, presenti nel primo test della navicella, la missione Demo-2). Crew Dragon raggiungerà la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) in orbita martedì 17 novembre alle 23, ora della Florida (le 5 di mattina di mercoledì 18 in Italia). Sulla ISS, i quattro astronauti resteranno 6 mesi insieme al comandante Sergey Ryzhikov, l’ingegnere di volo Sergey Kud-Sverchkov (entrambi russi) e all’astronauta di Nasa, Kate Rubins. È la prima volta che l’equipaggio di lunga permanenza del laboratorio orbitale sarà composto da sette persone. Dal 2011, l’anno dell’ultimo viaggio della flotta degli Shuttle dopo trenta anni di servizio, Crew-1 (dopo Demo-2) è la seconda missione a partire dagli USA con velivoli americani, senza usare i Soyuz russi per arrivare in orbita. Per NASA, inoltre, Crew-1 rappresenta anche la prima missione ufficiale partita dagli USA per la rotazione degli equipaggi in orbita dai tempi dello Shuttle. Secondo il direttore della missione, Anthony Vareha, “è anche la più lunga spedizione di una navicella americana di tutti i tempi”.
La missione Crew-1 è l’apice di un progetto NASA che viene da lontano, il Programma Commercial Crew. Per decenni l’agenzia USA ha sviluppato razzi e velivoli spaziali per proprio conto, utilizzando anche imprese appaltatrici. Adesso il cambiamento è epocale. La navicella Crew Dragon di SpaceX è di Musk – proprietario anche di Tesla – e anche Boeing, la compagnia di Seattle (Washington State, USA) che da poco ha festeggiato il secolo dalla fondazione, è pronta a noleggiare i suoi velivoli spaziali a NASA, una volta risolti i problemi tecnici rilevati sull’astronave Starliner durante il primo lancio dimostrativo senza equipaggio.

La durata del viaggio verso la ISS sarà un po’ più lunga del previsto, perché l’ultimo rinvio della partenza – a causa dell’uragano Eta – ha impedito di percorrere la distanza dalla Florida in 8 ore e mezzo. Ora, infatti, a causa dei meccanismi orbitali occorreranno oltre 24 ore. Ma l’equipaggio della Crew Dragon non avrà problemi per questo, né di spazio (la navicella può portare sette persone; lo Shuttle ne trasportava otto), né di tempo. I quattro astronauti – sottolineano i responsabili NASA e SpaceX – utilizzeranno sicuramente il tempo maggiore del viaggio per ulteriori rilevamenti sulla Terra e per verificare meglio il funzionamento della capsula, da loro stessi ribattezzata ‘Resilience’.

Il lancio era stato già rinviato ad ottobre a causa di alcuni problemi tecnici al motore del razzo Falcon 9, relativi soprattutto all’intasamento delle valvole di sfiato, che avrebbe potuto causare danni seri. Durante un tentativo di lancio del 2 ottobre scorso a Cape Canaveral, il conto alla rovescia – per l’invio in orbita di un satellite militare Gps – era stato interrotto dai computer della NASA a due secondi dalla partenza di Falcon 9. A seguito di questo rinvio, SpaceX ha portato i motori in un centro di prova nel piccolo paese di McGregor, in Texas. Qualche problema al motore si è registrato anche adesso dopo il lancio e riguarda tre riscaldatori di linea del propellente (il quarto funziona bene). Gli astronauti, in collaborazione coi tecnici di Cape Canaveral, stanno risolvendo il guasto. Secondo i controllori di volo, tre dei quattro riscaldatori della linea di propellente hanno mostrato un problema di “alta resistenza” e sono stati contrassegnati come disabilitati dal sistema della navicella. Le regole di volo richiedono almeno due riscaldatori funzionanti durante la missione. I riscaldatori della linea del propellente sono progettati per mantenere le linee del carburante al di sopra di una temperatura di 60 gradi Fahrenheit (poco più di 15 gradi Celsius). Attualmente, le temperature si mantengono costanti a 75 F (quasi 24 C), hanno detto i tecnici di volo di SpaceX. Gli ingegneri stanno eseguendo una serie di compiti per riattivare i propulsori interessati.

Un altro problema che ha ritardato il lancio è stato il maltempo, come dicevamo; per recuperare il primo stadio del vettore Falcon 9, SpaceX ha usato un velivolo drone capace di ammarare nell’oceano per agganciarlo e riportarlo alla base. Questa operazione però non si sarebbe potuta fare col cattivo tempo. Ma era indispensabile farlo per i lanci delle future missioni, come ad esempio quella che SpaceX ha in programma – Crew-2, sempre n collaborazione con NASA – per il prossimo 30 marzo 2021. L’ammaraggio del primo stadio della navicella, secondo NASA e SpaceX, è avvenuto con successo nel posto prestabilito nell’oceano Atlantico. Anche il secondo stadio di Falcon 9 si è sganciato secondo programma poco dopo.

Ora non resta che attendere il frutto dei prossimi sei mesi di esperimenti in microgravità all’interno della Stazione spaziale internazionale, sostenuta da NASA, da JAXA e da altre tre agenzie spaziali (l’europea ESA, la canadese CSA e la russa ROSCOSMOS).