Con il coronavirus che non accenna a rallentare la propria corsa in tutto il pianeta e il numero delle persone contagiate che ormai ha superato i 40 milioni di casi (per non parlare dei decessi, che hanno scavalcato il milione di persone), c’è tutta una serie di domande che quotidianamente ognuno di noi si pone: quando finisce una pandemia?
Quando si può dire veramente che il pericolo è passato? Ci sono dei criteri per stabilirlo? E quali sono? Sarà un vaccino a mettere la parola fine a questa situazione, o qualche nuova cura, oppure il nostro organismo si abituerà al virus, che diventerà di conseguenza uno dei tanti che circolano e con cui conviviamo?
Ovviamente tutto ciò altro non è che un modo di capire quando potremo tornare alla normalità, alla nostra vecchia vita, senza mascherine, distanziamenti, e senza sentir più parlare di lockdown o terapie intensive cariche di malati di covid-19.
Se dal fronte della ricerca scientifica, qualche buona notizia arriva, al momento non c’è però ancora nulla di concreto che possa farci tornare in tempi brevi alla nostra vita di prima.
Dunque, a quando il ritorno alla “normalità”? Secondo gli storici, ogni pandemia in genere ha due soluzioni: quella medica, ovvero quando l’incidenza e la mortalità del virus calano significativamente, e quella sociale, ovvero quando tra la gente finisce la paura del contagio, sia perché si è stancata di vivere nel panico, sia perché ha imparato a convivere con la malattia.
Quale ipotesi è più realistica per il covid-19? Cerchiamo di andare con ordine. Sappiamo che a causare la diffusione della malattia è stato un coronavirus in precedenza “sconosciuto”, un patogeno nuovo verso il quale l’uomo non aveva mai sviluppato prima un’immunizzazione, oltremodo contagioso, ma di certo non il primo a cogliere l’umanità alla sprovvista causando centinaia di migliaia di morti.
La storia ci mostra infatti come nel corso dei secoli siano stati tanti i virus che hanno causato malattie anche mortali, molti dei quali non sono però mai spariti del tutto, semplicemente modificandosi sono diventati meno aggressivi, oppure è stata trovata una cura, o ancora l’organismo umano si è adattato alla loro presenza. In un unico caso, quello del vaiolo, un vaccino è riuscito a debellare completamente la malattia, così come attestato dall’OMS nel 1980.
Per cercare di comprendere i possibili scenari futuri legati all’attuale pandemia, può essere utile dare uno sguardo al passato, andando a vedere come si sono comportate le diverse pandemie che si sono verificate nel corso dei secoli. Senza però arrivare a scomodare la peste nera del 1300 (provocata non da un virus ma da un batterio) o altre malattie che hanno flagellato l’umanità, basta far riferimento all’influenza spagnola che, subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, uccise tra i 50 e i 100 milioni di persone tra il 1918 e il 1919, soprattutto giovani. Fu il primo virus H1N1 dell’epoca moderna, e svanì poco a poco, mutando col tempo in una delle tante varianti di influenza stagionale, e lo stesso destino toccò anche all’influenza di Hong Kong del 1968.
Sarà lo stesso anche per il covid-19? Nei prossimi anni saremo talmente abituati alla sua presenza quasi da non dovercene più preoccupare al pari di un banale raffreddore? Una prospettiva così a lungo termine si basa purtroppo solo su supposizioni (o forse dovremmo dire speranze), e di certo non ci aiuta oggi a combattere la malattia nel pieno della sua corsa, contro la quale abbiamo sicuramente più esperienza rispetto ai mesi scorsi, ma armi non ancora sufficienti a farci stare tranquilli del tutto.
Nessuno, allo stato attuale delle cose, sa stabilire con assoluta certezza cosa ci aspetta in futuro, ma sono ormai tanti i virologi e gli epidemiologi che sostengono che il coronavirus diventerà endemico, ovvero in circolo tra la popolazione in tutte le stagione, più dei raffreddori o dell’influenza che prevalentemente colpiscono in inverno.
Sarà dunque la teoria degli storici a prevalere, come accennato all’inizio di questo articolo, o farà prima la scienza a venirci in soccorso? Difficile a dirsi allo stato attuale delle cose: molto probabilmente non arriverà una fine improvvisa, e decretare la fine della pandemia sarà un processo lungo e difficile.
In attesa, continuiamo a seguire le indicazioni base per ridurre il pericolo di contagio: indossiamo la mascherina, manteniamo una distanza interpersonale di almeno un metro, laviamoci spesso le mani.