La NASA sta studiando il Pianeta Rosso sin dal sorvolo del Mariner 4 nel 1965. Ma nonostante decenni di esplorazione, miliardi di dollari e incalcolabili ore di lavoro, scientificamente, Marte rimane misterioso quasi quanto lo era quando il primo lander Viking della NASA vi atterrò per la prima volta in 1976.
Nonostante questo, un recente articolo pubblicato sulla rivista The Atlantic, “Il pianeta più iperattivo della galassia” ha implorato la comunità dei ricercatori spaziali di espandere gli orizzonti dell’esplorazione robotica oltre Marte. Ma nonostante gli argomenti per ripensare quello che l’autore dell’articolo, Marina Koren, definisce il “monopolio di Marte” a favore di alcune delle lune esterne meno visitate del nostro sistema solare, l’effettiva comprensione scientifica del Pianeta Rosso è probabilmente ancora lontana decenni.
È vero che altri corpi meritevoli nel sistema solare potrebbero essere stati in qualche modo trascurati a favore di Marte, come la maggior parte degli scienziati planetari ammetterà prontamente. Ma abbiamo ancora pochi indizi su fatti per noi fondamentali quali:
– se Marte ha mai avuto, o ospita ancora, forme di vita ai suoi poli o nelle profondità del suo sottosuolo;
– per quanto tempo è stato abitabile, se lo è stato veramente;
– se il suo oceano o gli oceani fossero abbastanza permanenti o fossero semplicemente corpi idrici transitori che scomparvero non appena Marte perse la sua atmosfera;
– e, se il primo Marte fosse effettivamente coperto di lastre di ghiaccio, invece che di fiumi fluenti, che si sono sciolti per scavare un gran numero delle reti di valli che ne sfregiano la superficie.
Questo non vuol dire che non abbiamo fatto grandi progressi nell’affrontare molti dei più grandi enigmi di Marte ma, sebbene lo strumento SHARAD (Mars SHAllow RADar sounder) del Mars Reconnaissance Orbiter abbia fatto grandi progressi nella mappatura del ghiaccio polare, dobbiamo ancora inviare con successo un lander ai poli. L’ultima volta che la NASA ha provato a farlo, la sua missione Mars Polar Lander del 1998 si è conclusa con uno schianto ad alta velocità contro il Polo Sud marziano.
È anche vero che nel nostro sistema solare interno, la comunità scientifica planetaria ha molto da recuperare in termini di esplorazione su Venere, Mercurio è sul pianeta nano Cerere. Una recente nuova analisi dei dati inviati dalla sonda spaziale Dawn della NASA indica che Cerere una volta ospitava un oceano salato e globale che da tempo si è ghiacciato.
Gli scienziati planetari oggi hanno raccolto prove credibili che Marte avesse laghi e fiumi oltre ad almeno un grande oceano. Ma le grandi domande sui tempi dell’evoluzione di Marte nel corso della storia del sistema solare rimangono senza risposta, così come l’origine delle sue due lune, Deimos e Phobos.
Quindi, il dilemma che si presenta oggi agli scienziati è il seguente: come possiamo continuare ad approfondire la nostra comprensione di Marte senza trascurare il resto del nostro sistema solare? Forse, una soluzione per ampliare i nostri orizzonti, sarebbe incoraggiare nuovi attori nell’esplorazione interplanetaria – come Cina, India e Emirati Arabi Uniti (EAU) – a continuare e persino aumentare la loro esplorazione robotica di Marte. Ciò libererebbe entità più esperte, come la NASA e l’Agenzia spaziale europea (ESA), ad avventurarsi molto più lontano all’interno del nostro sistema solare.
Fonte: Forbes