Stabilito cos’è la sostanza dall’apparenza gelatinosa rinvenuta dal rover cinese sulla Luna

Finalmente sappiamo di cosa è fatta la misteriosa sostanza gelatinosa fotografata sul lato meno conosciuto della Luna dal rover cinese YUTU-2

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Il rover cinese YUTU-2 inviato sulla Luna nell’ambito della missione Chng’e 4, lanciata nel gennaio 2019 sta continuando la sua attività di esplorazione sul lato lontano della Luna. Grazie a questa spedizione, è stato possibile osservare una prospettiva tanto sconosciuta quanto affascinante del nostro satellite. Nel settembre scorso, qualcuno ricorderà che il piccolo rover cinese individuò sul fondo di un cratere una sostanza dall’aspetto insolito e da allora le ipotesi sulla sua natura si sono rincorse, sino a qualche ora fa.

Pare, infatti, che la materia misteriosa abbia finalmente rivelato la sua natura: si tratta di un residuo roccioso e vetroso di colore verde che si è fuso, probabilmente in seguito all’impatto di un meteorite, generando la sostanza dall’apparenza gelatinosa e luccicante che ci ha tenuto col fiato sospeso per diversi mesi.

Grazie alle immagini del VNIS, Sheng Gou, dell’Accademia cinese delle scienze è riuscito a determinare la sua composizione chimica, oltre a quella della regolite circostante (la polvere e la ghiaia presenti sulla superficie lunare). Secondo questa analisi, la regolite è formata prevalentemente da plagioclasio (circa il 45 percento), pirosseno (7 percento) e olivina (6 percento), insomma, materiale lunare abbastanza ordinario. La sostanza vetrosa, tuttavia, era un po’ più difficile da qualificare, probabilmente a causa della scarsa luce: si poteva solo distinguere il plagioclasio, con una presenza di circa il 38 percento.

Questo non si distanzia tanto dalla regolite circostante, facendo supporre che la composizione potesse essere simile. I ricercatori sono stati anche in grado di determinare che il materiale è di colore verdastro scuro e misura circa 52 per 16 centimetri. Gli studiosi hanno concluso che la sostanza è stata probabilmente creata durante l’impatto con un meteorite: quando il corpo celeste ha colpito, ha sciolto parte della regolite, che si è mescolata con la regolite non fusa.

Ma l’impatto non è avvenuto necessariamente nel cratere in cui è stato trovato il materiale. Questo perché la regolite è probabilmente una miscela di materiale proveniente da due diversi crateri, quindi è possibile che il materiale sia stato formato in un cratere diverso ed espulso, atterrando dove, alla fine, Yutu-2 lo ha trovato.

Inoltre, sono state misurate anche le dimensioni del cratere: circa 2 metri di diametro. Il diametro stimato  è stato creato da un dispositivo che ha simulato il fenomeno che avrebbe dovuto creare un cratere di dimensioni pari a soli 2 centimetri: troppo piccolo per creare una materia gelatinosa di quella portata.

Ci sono però dei limiti a queste valutazioni: non si è in possesso di un campione reale da analizzare. Come già evidenziato, la luce era scarsa e Yutu-2 è passato dal sito alla fine di agosto dello scorso anno, quindi è improbabile che si possa ottenere una seconda serie di immagini. Tuttavia, questi risultati sono piuttosto sorprendenti sulla base dei dati a disposizione e questo garantisce una certa sicurezza sulla vera natura della sostanza lunare gelatinosa.