Covid-19: un gruppo sanguigno sembrerebbe meno a rischio

Un nuovo studio preliminare basato su un campione di 75 mila soggetti confermerebbe una relazione tra gruppo sanguigno e possibilità di contrarre il covid19

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Uno studio svoltosi in Cina a Marzo aveva rivelato che soggetti con gruppo sanguigno A sarebbero più esposte all’infezione da covid19. Sì trattava solo di uno studio preliminare che poteva anche essere smentito.

Ad Aprile, non molto tempo dopo l’inizio della pandemia, la società di test genetici 23andMe ha intrapreso una ricerca simile, proponendo dei test per aiutare gli scienziati a comprendere meglio come la genetica possa avere un ruolo nel perché alcune persone che contraggono il nuovo coronavirus, SARS-CoV-2, sviluppano gravi infezioni , mentre altri presentano solo sintomi lievi o moderati o non presentano alcun sintomo.

L’8 Giugno, la società ha pubblicato i primi risultati dello studio, che ha coinvolto oltre 750.000 partecipanti.

I dati preliminari dello studio genetico in corso di 23andMe su COVID-19 sembrano fornire ulteriori prove dell’importanza del gruppo sanguigno di una persona, determinata dal gene ABO, rispetto alla al virus”, ha dichiarato la società.

Più specificamente, il sangue di tipo O può essere più resistente contro il nuovo virus. In effetti, i primi risultati indicano che le persone con sangue di tipo O hanno tra il 9 e il 18% in meno di probabilità di risultare positivi per COVID-19 rispetto agli altri gruppi sanguigni.

Questi risultati sono validi se adeguati all’età, al sesso, all’indice di massa corporea, all’etnia e alle comorbilità“, ha osservato la società, aggiungendo che “sembrano esserci piccole differenze nella sensibilità tra gli altri gruppi sanguigni“.

Sono stati inoltre segnalati collegamenti tra COVID-19, coagulazione del sangue e malattie cardiovascolari”, ha specificato Adam Auton, ricercatore capo dello studio, a Bloomberg. Questi rapporti hanno fornito alcuni suggerimenti su quali geni potrebbero essere rilevanti“.

Detto questo, “Sono i primi giorni; anche con queste dimensioni del campione, potrebbe non essere sufficiente trovare associazioni genetiche “, ha aggiunto. “Non siamo l’unico gruppo che sta osservando questo, e alla fine la comunità scientifica potrebbe aver bisogno di mettere in comune le proprie risorse per affrontare realmente le domande che circondano i legami tra genetica e COVID-19″.

Già il primo studio svolto a Marzo dai ricercatori cinesi aveva causato nell’opinione pubblica, una volta divulgato, diverse perplessità. Questo ulteriore studio, su un campione di ben 75.000 soggetti, sembra confermare che esista una correlazione tra gruppo sanguigno e possibilità di contrarre l’infezione da covid19. Tuttavia è importante sottolineare quanto ancora poco si sappia su sars-cov-2 e che in linea di principio, scienziati e ricercatori stanno navigando a vista.

Non rimane che avere fiducia nella ricerca ed attendere ulteriori evidenze scientifiche che smentiscano o confermino la teoria genetica.