Con un articolo pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, dal titolo “Recent north magnetic pole acceleration towards Siberia caused by flux lobe elongation”, Philip W. Livermore, geofisico della “School of Earth and Environment at the United Kingdom’s University of Leeds”, assieme al suo team di ricercatori, ha cercato di fornire una spiegazione plausibile a un fenomeno che, da qualche anno, sta preoccupando il mondo scientifico.
Stiamo parlando dello spostamento del polo nord magnetico che, secondo gli scienziati, si sta dirigendo verso la Siberia con una velocità media annuale più elevata rispetto al passato.
Ma cerchiamo di capire innanzitutto cosa è il polo nord magnetico e quale sia la sua importanza.
Esso è definito come quella zona della superficie terrestre dove le linee del campo geomagnetico sono perpendicolari al suolo e dirette verso il terreno e si trova al largo delle coste del Canada.
La sua posizione è stata individuata la prima volta nel 1831 e da allora continua a spostarsi verso la Siberia accelerando, tra il 1990 e il 2005, da una velocità di 0 – 15 km/anno all’attuale velocità di 50 – 60 km/anno.
Nel mese di ottobre del 2017 il polo nord magnetico ha attraversato la Linea Internazionale del cambio di data (International Date Line), passando a circa 390 km dal polo geografico, con una direzione che punta a sud.
Il polo nord magnetico riveste una particolare importanza nel campo della comunicazione satellitare e, soprattutto nella navigazione.
Per far sì che, a livello globale, i sistemi di comunicazione e di navigazione siano uniformati su un’unica mappa di riferimento, è stato sviluppato dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Stati Uniti) e dal British Geological Survey (Regno Unito) un sistema per la rappresentazione del campo magnetico terrestre, denominato World Magnetic Model.
Normalmente, il modello è stato aggiornato ogni cinque anni, con l’ultima revisione datata 2015.
A seguito però dell’incremento della velocità di spostamento del polo nord magnetico, si è reso necessario aggiornare il modello più di frequente. Lo stesso Livermore non esclude che tale aggiornamento debba seguire una cadenza annuale.
L’analisi dei dati geomagnetici ad alta risoluzione, raccolti dal gruppo di ricerca di Livermore, ha portato alla conclusione che il polo nord magnetico sembra essere controllato da due placche di campo magnetico, una sotto il Canada e l’altra sotto la Siberia.
Le due placche, se considerate come un tutt’uno, sono elementi tipici del campo magnetico terrestre; se trattate separatamente forniscono gli elementi per spiegare i movimenti del polo nord magnetico.
Secondo i ricercatori, “l’attuale struttura a due placche del campo magnetico alle alte latitudini quindi definisce le due estremità di un condotto lineare di un campo quasi-verticale, lungo il quale il polo nord magnetico può effettivamente viaggiare”.
Secondo Livermore, le due placche rappresentano delle aree da dove il campo magnetico terrestre fuoriesce dal nucleo terrestre “come una matassa di spaghetti” e che si possono interpretare come il sottoprodotto dell’interazione tra forze diverse.
Sempre Livermore afferma che tali placche del campo magnetico si muovono continuamente – su una scala temporale di centinaia di anni – ma la componente del Canada sembra che si stia muovendo più velocemente.
I ricercatori hanno infatti scoperto che la placca del versante canadese si è allungata e si è indebolita – e che questo è probabilmente il risultato delle variazioni del percorso del flusso nel nucleo terrestre registrato a partire dagli anni 70. L’indebolimento della placca canadese ha fatto sì che si rafforzasse la spinta di quella siberiana, con il risultato che il nord magnetico viene spinto maggiormente verso di essa.
I modelli del gruppo di ricerca prevedono che il polo nord continuerà il suo moto verso la Siberia, percorrendo tra i 390 e i 660 km nell’arco dei prossimi dieci anni.
Livermore dà per certo che l’indebolimento della placca canadese sia la causa dei recenti movimenti, mentre non si hanno certezze sulle cause che hanno provocato questo allungamento.
Livermore e i suoi colleghi sono convinti che l’allungamento sia dovuto al flusso del nucleo terrestre, ma non escludono la presenza di altri processi che possono giocare un ruolo importante, come per esempio la diffusione del campo magnetico che fuoriesce dal nucleo.
Fonte: Nature