di Oliver Melis per Reccom Magazine
Nel 2000 il mondo degli appassionati di ufologia subì una forte scossa che arrivò a minare le basi dell’ufologia moderna: la storia del primo crash alieno e gli studi sulla retroingegneria dovevano improvvisamente essere retrodatati dal 1947, anno del crash di Roswell, al 1933, anno in cui sarebbe avvenuto un ufo crash a Vergiate, nei pressi di Varese. La storia venne a galla grazie all’invio di alcuni fogli dattiloscritti all’allora presidente del CUN (Centro Ufologico Nazionale) Roberto Pinotti, Il materiale, ricevuto da ignoti, raccontava una vicenda che era per certi versi simile a quanto sarebbe occorso quattordici anni dopo dall’altra parte dell’oceano, il caso Roswell.
I documenti dattiloscritti raccontavano del ritrovamento, avvenuto nel 1933, di un “disco volante” con a bordo due piloti, schiantatosi nel milanese, in provincia di Varese, a Vergiate, non lontano dall’aeroporto di Malpensa. Della vicenda, raccontano i documenti, si occupò l’OVRA, la polizia segreta fascista, che informò direttamente Mussolini, il quale decise di creare un gruppo segreto di lavoro denominato gabinetto RS/33, guidato da Guglielmo Marconi, fisico e premio Nobel.
Il compito del gruppo RS/33 (Ricerche Speciali?) sarebbe stato quello di studiare la macchina volante recuperata. Era tassativo l’ordine di evitare qualsiasi fuga di notizie poichè il recupero e lo studio di quelli che sembravano chiaramente i resti di una macchina volante di origine aliena potevano dare al governo fascista un grande vantaggio tecnologico, sfruttabile anche sotto l’aspetto militare. I resti dell’Ufo, descritto come un velivolo cilindrico, con una strozzatura poco prima del fondo, con oblò sulla fiancata da cui uscivano luci bianche e rosse, vennero occultati in un hangar della Savoia-Marchetti a Vergiate insieme ai corpi dei piloti, conservati in formalina e descritti come alti un metro e ottanta con occhi e capelli chiari. Ci furono tentativi di ricostruire la navicella aliena e di utilizzarne le tecnologie attraverso la creazione di un’arma, detta “il raggio della morte”, che venne testato da Marconi alla presenza dello stesso Mussolini, nei pressi di Acilia.
Secondo alcune testimonianze, il raggio riuscì a bloccare a distanza i motori di alcuni automezzi e a distruggere piccoli modellini di aereo, inoltre incendiò e incenerì un gregge di pecore che stazionava nei pressi del luogo dell’esperimento. Secondo alcune fonti, i tentativi di retroingegneria culminarono con la realizzazione del prototipo di un aereo a getto, in particolare il Campini – caproni che venne testato dall’aeronautica militare tra il 1939 ed il 1940. Altre fonti parlano della cessione alla Germania, che aveva una maggiore capacità tecnologica ed industriale, nel 1941, degli studi ricavati dalla tecnologia aliena, che culminarono con la realizzazione delle armi V/7, armi che i nazisti stavano sviluppando in quegli anni. Per altri il mezzo alieno finì bruciato in un misterioso incendio dei capannoni della Siai Marchetti, innescato da un dipendente internato in seguito in manicomio, Presunti testimoni affermarono che alla fine della guerra i resti della navicella ed i corpi dei piloti furono presi in custodia dagli americani, dopo aver occupato gli stabilimenti italiani per la manutenzione degli aerei militari.
Questo, più o meno, il riassunto tutt’altro che chiaro di quanto accaduto all’epoca, almeno per quanto ci è dato conoscere attraverso i documenti e le illazioni lette in rete.
In realtà non abbiamo prove concrete della caduta di nessun veicolo a parte qualche segnalazione di oggetti volanti che già nei primi decenni del secolo XX° venivano segnalati in diverse parti del mondo. Non esiste prova dell’esistenza del gabinetto RS/33, dagli archivi documentali di epoca fascista non è finora mai emerso nulla in merito. Il gabinetto RS/33 dipendeva direttamente dal Duce? Essendo svincolato, secondo le testimonianze, da ogni altro ente istituzionale si era ventilata anche questa ipotesi ma un fatto del genere, non in è linea con l’organizzazione del regime fascista, governo autoritario, complesso e organicamente strutturato nelle sue articolazioni e nei suoi rapporti con le istituzioni dello Stato civili e militari.
Per quanto riguarda i documenti molti hanno sollevato dubbi sulla loro veridicità vista la mancanza di di riscontri oggettivi. Gli unici documenti pervenuti in proposito arrivano da fonte anonima e potrebbero essere falsi anche se non esiste, ad ora, nemmeno la prova definitiva della falsità di detti documenti. Il CISU (Centro Italiano Studi Ufologici) pubblicò anche un suo studio, con perizie e consultazioni, in merito dove concludeva che la vicenda fosse falsa oppure uno scherzo giocato da burloni al noto Centro Ufologico Nazionale, che però ci era cascato. Anche la rivista “UFO: la visita extraterrestre”, del contattista e stimmatizzato Giorgio Bongiovanni, concludeva che si trattava di un’abile falsificazione.
I files fascisti sembrano voler sostenere che l’Italia avesse avuto un ruolo cruciale nel ritrovamento di tecnologia aliena creando un caso simile a quello di Roswell, con tanto di comitato Majestic-12, cioè il gabinetto RS-33 con a capo uno scienziato di chiara fama. Ci sono i documenti portati come prova, inviati da un fantomatico personaggio rimasto nell’ombra, proprio come nell’ombra rimangono tanti personaggi che hanno dato vita al caso Roswell. Una storia fantasiosa dove i personaggi e le vicende si rincorrono giocando a nascondino e portando alla luce, guarda caso le solite notizie superficiali che sembrano ricalcare il solito clichè ufologico ben collaudato che ha dato alla luce dicerie, documenti e sopratutto libri.
La caduta di un veicolo spaziale alieno in Italia sarebbe stata un evento assai complicato da mantenere segreto anche durante l’epoca fascista. Risulta difficile credere che l’OVRA avrebbe nascosto il veicolo in un hangar privato invece di inviarlo, più opportunamente, verso un centro sperimentale attrezzato e, all’epoca, il posto giusto sarebbe stato il centro sperimentale di Guidonia. Ricordiamoci che era il 1933 e, anche se nel giro di pochi anni l’aeronautica italiana arrivò a sperimentare uno dei primissimi aerei a reazione (il Campini-Macchi) l’Italia entrò in guerra con i biplani CR-42, i trimotori SM-79 e come top della tecnologia il Macchi C-200 e non con avveniristiche macchine dalle armi fantascientifiche e, aggiungo, visto l’esito positivo del raggio della morte come mai non fu mai impiegato sul campo? Semplicemente perché non esisteva.
L’Italia nel periodo 1933-35 raggiunse il massimo sviluppo per quanto riguarda l’aviazione civile e militare per poi avviarsi in un lento ma costante declino. Nessuna ingegneria inversa quindi? Improbabile, se l’italia avesse avuto per le mani tecnologia aliena e non fosse riuscita a utilizzarla, probabilmente in quell’epoca nessuno ci sarebbe riuscito; l’Italia all’epoca era ancora all’avanguardia nel campo dell’aeronautica. La ridda di ipotesi si commenta da sola, tecnologia ceduta ai nazisti o sottratta agli americani o misteriosamente andata distrutta in un incendio: Insomma, ancora una volta qualcuno è riuscito a centrare il suo obbiettivo e ho il sospetto che qualche burlone dopo anni rida ancora.
In futuro, però, torneremo ancora su questa vicenda anche per le implicazioni, di cui spesso si parla, della cessione della tecnologia aliena ai tedeschi, che l’avrebbero utilizzata per sviluppare armi e mezzi che, se entrati per tempo nel ciclo produttivo, avrebbero potuto permettere un esito diverso della seconda guerra mondiale.
Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO Italia, Perle complottare e le scie chimiche sono una cazzata
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