Statue piangenti e piogge di sangue

Ieri come oggi, dunque, statue raffiguranti varie divinità hanno pianto lacrime o sangue, che siano Dee o Madonne o immagini sacre di Santi poco importa

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La letteratura cristiana medioevale, così come quella moderna, è ricca di aneddoti su statue che per miracolo piangono o addirittura lacrimano sangue. Questi aneddoti sono presenti in altre dimensioni religiose; in quella pagana ad esempio e in quella Buddista soprattutto a livello popolare.

TITO LIVIO nella sua famosa “Storia di Roma”, cita diversi di questi aneddoti, quando ancora il Cristianesimo non aveva ancora fatto la sua comparsa a Roma (Livio era nato il 59 a.C. morto nel 17 d.C.).

Il fenomeno delle statue piangenti si verificava in periodi particolarmente bui e a Roma certamente quei periodi non mancavano. Invasioni, assedi, guerre o flotte inghiottite dal mare erano seguite dal proliferare di statue di divinità piangenti che volevano in qualche modo partecipare al dolore degli esseri umani. Questi fenomeni sembravano accadere anche quando una società “degenerava”, diventava troppo ricca, opulenta e legata alle cose materiali. Le statue, secondo i sacerdoti, piangevano offese e rattristate a causa del comportamento degli esseri umani.

Come possiamo facilmente intuire, a far nascere la psicosi collettiva erano proprio i sacerdoti per frenare la diaspora dei fedeli dai templi ai quali preferivano attività più piacevoli e certamente meno ultraterrene. Approfittando di carestie, catastrofi naturali come lunghi periodi di siccità, malattie endemiche o guerre, i sacerdoti erano pronti a inculcare nella mente del popolo che la manifestazione divina era dovuta al cattivo comportamento degli uomini che non osservano quanto preteso dagli Dei che non si limitavano a piangere offesi ma infliggevano sciagure e solenni punizioni.

Quando Annibale, dopo aver valicato le Alpi e invaso la valle Padana nel 218 a.C., riuscì in breve tempo a vincere i primi scontri importanti contro Roma, prima al Ticino poi alla Trebbia, in territorio romano accaddero dei “prodigi”. Si racconta che a Mantova le statue degli dei lacrimarono così tanto sangue che il fiume Mincio iniziò a tingersi di rosso. Non contenti, i sacerdoti segnalarono che sulle strade caddero gocce di sangue, dunque una vera e propria pioggia di lacrime di sangue degli dei offesi (in realtà quella pioggia rossa altro non era che una nuvola impregnata dalle sabbie provenienti dal deserto africano come accade ancora oggi).

Pochi mesi dopo, a Lanuvio, città Laziale, la statua della dea Giunone, sposa di Giove e dea della fecondità, cominciò a piangere lacrime di sangue. I dintorni di Roma si riempirono di dei in lacrime. Pianse la statua della dea Feronia e piansero altre statue di divinità in altri quartieri di Roma, di giorno e di notte e per lungo tempo, la gente terrorizzata tornò ai templi a pregare, chiedere perdono e a offrire un obolo, che per i sacerdoti era certamente quello che contava.

Anche a Monte Albano gli dei, secondo i racconti, si diedero da fare con il loro spettacolo, anche il lago Volsinii (Bolsena) si tinse di rosso. Addirittura le messi piansero lacrime di sangue, ancora una volta era la Dea Feronia a versare le lacrime perché era lei la protettrice delle messi. Roma non fu da meno, anche la capitale dell’impero vide le lacrime della Dea Giunone e al Campidoglio invece fu il cielo a piangere sangue, una pioggia di sangue divino che possiamo spiegare come la solita pioggia di sabbia rossa del deserto.

Questi piagnistei divini non furono prerogativa degli Dei romani, anche in Grecia, in Cina in India e in Giappone gli Dei piangevano offesi o adirati. Anche le statue raffiguranti il Budda si adirarono con gli improvvidi fedeli. Le colossali statue con artifici vari addirittura parlarono.

Ieri come oggi, dunque, statue raffiguranti varie divinità hanno pianto lacrime o sangue, che siano Dee o Madonne o immagini sacre di Santi poco importa, secondo autorevoli sacerdoti e fanatici in preda ad allucinazioni mistiche gli dei sdegnati ci mostrano un segno invitandoci a tornare sui nostri passi, a fare mea culpa, a tornare nei santuari a lodarli e a offrire loro un obolo, ieri come oggi il mercato del sacro ha sempre funzionato.

Dal medioevo a oggi sono tante le statue che hanno pianto lacrime o sangue e molteplici sono i segni “divini” che si sono palesati agli esseri umani, almeno secondo fervidi credenti e altrettanto fervidi fanatici. Dalla Roma del 1796, occupata dai francesi, al secondo dopoguerra in Italia, statue raffiguranti divinità hanno mostrato sdegno e preoccupazione in molti posti della nostra penisola, eventi ritenuti miracolosi dalle autorità ecclesiastiche.

Non sappiamo di quali trucchi si avvalessero in passato, certamente non dissimili dai trucchi utilizzati oggi per produrre un simulacro divino in grado di piangere. Uno dei trucchi più banali è quello di applicare un po’ di sangue sul volto della divinità, anche animale, o realizzare piccoli fori dove inserire piccoli dispositivi che rilasciano anche a comando il liquido, utilizzare statue cave realizzate in materiale poroso che rilasciano il liquido dove la superficie esterna smaltata presenta dei piccoli e impercettibili graffi. L’effetto è assicurato e il “miracolo” pur fasullo creerà una polarizzazione, chi crederà al miracolo e raccomanderà la sua anima alla divinità di turno e chi invece cercherà di spiegare la malefatta. Anche allora non ci sarà peggior sordo di chi non vorrà sentire e la ragione verrà da tanti messa ancora una volta in discussione.

Fonte: http://antibufala.altervista.org/statue_piangenti.htm