venerdì, Maggio 9, 2025
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ESA, Trump e lo Spazio: l’Europa cerca la sua indipendenza

La prospettiva di un'alterazione delle relazioni transatlantiche, innescata dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, sta spingendo l'Europa a rafforzare la propria autonomia strategica, con implicazioni dirette per la sicurezza continentale e il settore spaziale. Questo cambiamento di paradigma, alimentato da una crescente consapevolezza delle vulnerabilità geopolitiche, richiede una riconsiderazione del ruolo e delle strategie dell'ESA

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Il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti sta inducendo i leader europei a riconsiderare le proprie alleanze strategiche, con un conseguente incremento della spesa per la difesa e una crescente enfasi sull’autonomia.

Tale riorientamento, dettato da una rinnovata consapevolezza delle vulnerabilità geopolitiche, si estende significativamente al settore spaziale, ponendo l’ESA di fronte a nuove sfide e opportunità.

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ESA, Trump e lo Spazio: l'Europa cerca la sua indipendenza
ESA, Trump e lo Spazio: l’Europa cerca la sua indipendenza

L’imperativo dell’autonomia spaziale europea

Secondo Josef Aschbacher, direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), l’organismo intergovernativo che coordina le ambizioni spaziali dei paesi europei, tra cui gran parte dell’Unione Europea e il Regno Unito, la spinta verso una maggiore autonomia continentale impone un parallelo e sostanziale aumento degli investimenti nelle tecnologie spaziali.

Ci sono molti ambiti nello spazio che vengono considerati quelli in cui l’Europa vorrà aumentare la propria autonomia, ed è chiarissimo che in una situazione geopolitica più volatile la necessità di maggiore autonomia è evidente“, ha dichiarato Aschbacher: “La situazione sta cambiando drasticamente”. Questa affermazione sottolinea la necessità strategica per l’Europa di rafforzare la propria capacità di agire in modo indipendente nello spazio, un dominio sempre più cruciale per la sicurezza, l’economia e la scienza.

L’umanità sta rivolgendo il proprio sguardo verso il cielo con un’intensità senza precedenti. Siamo nel pieno di una seconda corsa allo spazio, caratterizzata dalla partecipazione di governi e aziende private, che stanno sfruttando i formidabili progressi compiuti nei settori dei satelliti, dei sensori e, soprattutto, dei razzi.

Gli analisti prevedono che questo settore raggiungerà un valore di mille miliardi di dollari, una dimensione paragonabile all’attuale industria aeronautica, con una crescita esponenziale prevista nei settori dell’osservazione della Terra, delle comunicazioni e persino del turismo spaziale. L’aumento della spesa militare, potenzialmente accelerato da un ritorno di Trump, potrebbe fornire un ulteriore impulso, con le forze armate che competono per ottenere equipaggiamenti di spionaggio avanzati.

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Il ruolo di Aschbacher come direttore dell’ESA implica anche la promozione di investimenti continui nella ricerca scientifica a beneficio dell’umanità, attraverso progetti come la misurazione della velocità del vento mediante laser, i satelliti per il monitoraggio climatico e il telescopio Euclid, progettato per svelare i misteri della materia oscura.

La collaborazione con gli Stati Uniti è stata fondamentale per la scienza spaziale europea per decenni, con progetti congiunti che spaziano dall’invio di astronauti alla Stazione Spaziale Internazionale al telescopio James Webb e al programma Artemis per il ritorno dell’uomo sulla Luna. Aschbacher, che gestisce un budget di 7,7 miliardi di euro, si trova di fronte alla sfida di bilanciare la necessità di autonomia europea con la proficua collaborazione con la NASA, il cui budget è di 25,4 miliardi di dollari.

Il ritorno di Trump solleva dubbi sulla continuità della cooperazione transatlantica, data la sua propensione a imporre tagli drastici alla NASA. La situazione è ulteriormente complicata dall’influenza crescente di Elon Musk e della sua azienda SpaceX. SpaceX, grazie ai suoi razzi riutilizzabili Falcon 9, ha già rivoluzionato il settore dei lanci spaziali, riducendo drasticamente i costi.

Il controverso mandato di riduzione dei costi di Musk sotto la presidenza Trump potrebbe portarlo a esercitare un’influenza significativa sulla politica spaziale statunitense, nonostante l’evidente rischio di conflitti di interesse derivante dal suo ruolo di appaltatore chiave della NASA. La scelta di Trump per l’amministratore della NASA, il miliardario Jared Isaacman, che ha pagato SpaceX per un volo spaziale, evidenzia ulteriormente questa potenziale influenza.

I paesi europei stanno anche correndo per svincolarsi dalla dipendenza da Starlink di SpaceX, una rete di satelliti internet in orbita terrestre bassa (LEO). Starlink ha costruito la costellazione LEO più grande del mondo, fornendo accesso internet affidabile in località remote e diventando una componente essenziale delle comunicazioni militari dell’Ucraina dopo l’invasione russa del 2022. Questa dipendenza strategica ha spinto l’Europa a cercare alternative autonome per garantire la propria sovranità digitale e la sicurezza delle comunicazioni.

L’ESA tra collaborazione statunitense e la ricerca di alternative strategiche

Interrogato specificamente sull’influenza di Elon Musk sulla politica spaziale statunitense, il direttore generale dell’ESA, Josef Aschbacher, ha mantenuto una posizione di cautela diplomatica, rifiutandosi di commentare “la politica interna degli Stati Uniti e chi dovrebbe influenzare queste decisioni”.

Nonostante le potenziali incertezze geopolitiche, Aschbacher ha ribadito l’impegno dell’ESA nel proseguire la propria parte dei lavori pianificati nell’ambito della collaborazione con gli Stati Uniti, citando in particolare la costruzione della capsula Orion, destinata al trasporto di astronauti. Aschbacher ha espresso la propria “fiducia” nella continua collaborazione degli Stati Uniti con l’Europa nel quadro del programma Artemis, inclusa la realizzazione del “gateway lunare“, una stazione spaziale che orbiterà attorno alla Luna e che rappresenta un elemento chiave per le future missioni umane sul nostro satellite.

Pur manifestando fiducia nella prosecuzione della collaborazione con gli Stati Uniti, l’ESA si sta attivamente preparando per eventuali cambiamenti di scenario: “Se dovessero verificarsi cambiamenti e se i nostri partner e amici statunitensi dovessero cambiare i loro piani, saremo ovviamente pronti per il piano B“, ha dichiarato Aschbacher, sottolineando la lungimiranza strategica dell’agenzia. In questo contesto, Aschbacher ha aggiunto che l’ESA è pronta a “rafforzare la nostra autonomia e la nostra capacità di conseguenza”. Tuttavia, ha precisato che “oggi non è il momento di parlare del piano B, perché il piano A è già in atto“, evidenziando la priorità attuale della collaborazione con gli Stati Uniti.

Nell’ottica di diversificare le proprie collaborazioni e di prepararsi a possibili scenari futuri, l’ESA sta anche valutando attivamente partnership con altri paesi che potrebbero rientrare nel suo “piano B“. Aschbacher ha specificamente indicato Australia, Emirati Arabi Uniti e India come partner promettenti per l’Europa nel settore spaziale. Queste nazioni stanno emergendo come attori significativi nell’esplorazione e nella tecnologia spaziale, offrendo all’Europa potenziali alternative e complementi alla tradizionale cooperazione con gli Stati Uniti.

Il panorama del trasporto spaziale è attualmente dominato da SpaceX, come evidenziato dal recente successo della sua capsula Dragon, che ha riportato sulla Terra quattro persone, tra cui due astronauti che erano rimasti bloccati sulla Stazione Spaziale Internazionale a causa di problemi tecnici riscontrati sul velivolo Starliner della rivale Boeing. Questo evento sottolinea la posizione di leadership di SpaceX nel settore dei lanci spaziali e le sfide che altre aziende, come Boeing, stanno affrontando nel tentativo di competere in questo mercato in rapida evoluzione.

La dipendenza Inattesa da SpaceX e la rinascita con Ariane 6

Un periodo critico ha segnato l’accesso europeo allo spazio in seguito al ritiro del razzo Ariane 5 e alla messa a terra del vettore Vega C, entrambi gestiti da Arianespace, una società di proprietà congiunta dei colossi aerospaziali Airbus e Safran. Questa simultanea indisponibilità di lanciatori affidabili ha paradossalmente costretto l’Europa a dipendere da SpaceX, un’entità esterna, per il lancio di parte dei satelliti del suo sistema di navigazione Galileo. Questa situazione ha rappresentato una vera e propria “crisi dei lanci“, la cui fine è coincisa con il primo volo operativo del tanto atteso razzo Ariane 6 di Arianespace avvenuto lo scorso anno, segnando un ritorno alla capacità di lancio autonoma.

Guardando al futuro, l’ESA sta attivamente cercando di stimolare la concorrenza nel settore dei lanci di prossima generazione, con un focus particolare sullo sviluppo di razzi riutilizzabili. Questa strategia mira a emulare le significative riduzioni di costo ottenute da SpaceX grazie alla sua tecnologia di riutilizzo dei vettori. Un progetto chiave in questo ambito è il motore Prometheus, interamente finanziato dall’ESA, il cui lancio è previsto, secondo le dichiarazioni di Aschbacher, in “meno di una manciata” di anni. Parallelamente, altri attori privati europei, come l’innovativa startup tedesca Rocket Factory Augsburg, stanno entrando in competizione in questo promettente mercato.

Se i piani procederanno senza intoppi, i lanciatori europei di prossima generazione potrebbero decollare anche dal Regno Unito, ponendo fine alla storica dipendenza dallo spazioporto dell’ESA situato nella Guyana francese, in Sud America. Aschbacher ha espresso un parere positivo sullo sviluppo di spazioporti nel Regno Unito, menzionando in particolare quello situato nelle isole Shetland, come un ulteriore passo avanti verso una maggiore autonomia europea nel settore spaziale.

È importante notare che l’ESA, finanziata da 23 Stati membri, non è un’organizzazione dell’Unione Europea, il che ha significato che la Brexit non ha rappresentato un ostacolo al coinvolgimento del Regno Unito, sebbene vi sia stata una temporanea pausa nel suo ruolo all’interno del programma satellitare climatico Copernicus.

Il mandato primario dell’ESA è l’esplorazione pacifica dello spazio. Tuttavia, le evidenti applicazioni militari delle tecnologie spaziali potrebbero facilitare l’ottenimento di maggiori finanziamenti da parte dei governi membri dell’agenzia nel prossimo novembre, in un contesto di rapido riarmo e tentativo di colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti in termini di sicurezza. Nonostante ciò, Aschbacher è un convinto sostenitore della scienza.

Con una formazione in scienze naturali presso l’Università di Innsbruck, è entrato a far parte dell’ESA nel 1990, percorrendo una brillante carriera fino a guidare la Divisione di Osservazione della Terra. Pur riconoscendo il ruolo cruciale che le tecnologie spaziali “svolgeranno per soddisfare molti di questi requisiti di sicurezza” per i governi europei, ha anche sottolineato l’importanza di investimenti continui nella ricerca scientifica.

Aschbacher ha efficacemente paragonato gli investimenti nel settore spaziale a quelli nella ricerca fondamentale, evidenziando come quest’ultima abbia permesso agli scienziati di sviluppare vaccini contro il Covid-19 con una velocità sorprendente durante la pandemia: “Gli investimenti nello Spazio in Europa devono aumentare per garantire che l’Europa possa mantenere il suo standard di qualità della vita e quello dei suoi cittadini“, ha affermato con convinzione.

La scienza è un punto di forza dell’Europa. È in realtà la ragione per cui il progresso e lo sviluppo economico possono verificarsi, o addirittura accelerare“. Questa affermazione sottolinea come gli investimenti spaziali non siano solo una questione di prestigio o di sicurezza, ma un motore fondamentale per l’innovazione, la crescita economica e il benessere complessivo della società europea.

Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale dell’ESA.

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