Il rover Perseverance della NASA, impegnato nella sua cruciale missione di ricerca di tracce di vita antica sul Pianeta Rosso, ha recentemente fatto una scoperta intrigante nel cuore del cratere Jezero. Questa vasta depressione a forma di ciotola, situata a nord dell’equatore marziano e ritenuta dagli scienziati un antico bacino lacustre miliardi di anni fa, sta rivelando un paesaggio geologico complesso e inaspettato.
A partire dal dicembre 2024, il rover ha intrapreso l’esplorazione di un pendio elevato denominato Witch Hazel Hill, una formazione che gli scienziati sperano possa custodire preziose informazioni sul clima primordiale di Marte e sulle condizioni ambientali che avrebbero potuto favorire l’emergere della vita.

Il Rover Perseverance svela rocce aliene nel cratere Jezero
L’undici aprile, durante la sua avanzata metodica, Perseverance ha raggiunto un confine geologico di notevole distinzione visiva, un punto di incontro tra affioramenti rocciosi dalle tonalità chiare e scure. In questa singolare area, una roccia in particolare ha catturato l’attenzione del team scientifico. Soprannominata affettuosamente “Skull Hill” per la sua forma peculiare, questa formazione rocciosa si ergeva in netto contrasto con la superficie circostante, caratterizzata da rocce più chiare e disseminate. Il suo colore scuro, la forma spigolosa e una texture superficiale punteggiata la rendevano un’anomalia evidente nel paesaggio marziano, come dettagliato in un recente post sul blog della NASA.
La regione specifica in cui è stata individuata Skull Hill, denominata Port Anson, si è rivelata contenere diverse altre rocce dalle caratteristiche simili, suggerendo un’origine non locale. Queste rocce, designate con il termine evocativo di “galleggianti“, rappresentano un enigma geologico affascinante. Gli scienziati ipotizzano che queste formazioni rocciose isolate abbiano intrapreso un viaggio attraverso distanze considerevoli miliardi di anni fa, in un’epoca in cui Marte presentava un ambiente significativamente più caldo e umido, caratterizzato dalla presenza di fiumi, laghi e, potenzialmente, persino vasti oceani.
Con il graduale ritiro delle acque e la successiva erosione del materiale circostante più tenero nel corso di ere geologiche, queste rocce più resistenti sarebbero rimaste isolate, quasi “appollaiate” sulla superficie marziana attuale, testimoni silenziose di un passato acquatico ormai perduto.
Come si legge nel post ufficiale: “Abbiamo trovato alcuni di questi galleggianti dai toni scuri nella regione di Port Anson. Il team è attivamente impegnato nel tentativo di comprendere meglio la loro provenienza geologica e i meccanismi attraverso i quali sono giunte in questa specifica area del cratere Jezero“. La scoperta di queste “galleggianti” solleva interrogativi fondamentali sulla storia geologica di Marte, sui processi di trasporto di materiale su vasta scala e sulla potenziale diversità litologica del pianeta rosso. L’analisi approfondita di queste rocce aliene potrebbe fornire indizi cruciali sulla composizione del mantello marziano primordiale e sulle forze geologiche che hanno plasmato il paesaggio che Perseverance sta ora esplorando meticolosamente alla ricerca di segni di vita passata.
Annuncio pubblicitario
Interessato all'Intelligenza Artificiale?
Prova a leggere su Amazon Unlimited la nostra guida su come installarne una in locale e come ricavarne il massimo.
Una Intelligenza Artificiale locale ti permette di usufruire di tutti i vantaggi derivanti dall'uso dell'IA ma senza dover pagare costosi abbonamenti.
📘 Leggi la guida su AmazonDecifrando gli enigmi di Skull Hill
L’aspetto peculiare di Skull Hill, caratterizzato da una superficie punteggiata di numerose fosse, ha immediatamente suscitato la curiosità del team scientifico di Perseverance, spingendolo a considerare diverse ipotesi sulla loro formazione. Secondo le analisi preliminari, una possibile spiegazione risiede nel distacco e nella successiva erosione di piccoli frammenti di materiale intrinseco alla roccia stessa. Nel corso di ere geologiche, questi componenti più fragili potrebbero essersi staccati a causa di processi di alterazione chimica o fisica, lasciando dietro di sé le cavità che oggi osserviamo.
Un’altra ipotesi affascinante riguarda l’azione erosiva del vento marziano. Pur essendo un’atmosfera rarefatta rispetto a quella terrestre, il vento su Marte è in grado di trasportare minute particelle di polvere e roccia. Queste particelle, spinte dalla forza del vento, potrebbero aver agito nel tempo come una sorta di carta vetrata naturale, erodendo lentamente la superficie di Skull Hill e creando gradualmente le caratteristiche fosse. Questa ipotesi evoca l’immagine di un processo di scultura ambientale su scala temporale geologica, plasmando la roccia attraverso l’azione incessante di agenti atmosferici.
L’aspetto scuro e la forma isolata di queste rocce “galleggianti” avevano inizialmente suggerito una possibile origine meteoritica. Rocce spaziali giunte sulla superficie marziana avrebbero potuto presentare caratteristiche morfologiche e compositive distintive. Tuttavia, le recenti analisi dei dati chimici ottenuti dallo strumento SuperCam a bordo di Perseverance hanno fornito risultati inattesi, indicando che la composizione di Skull Hill e delle rocce simili non corrisponde a quella di un tipico meteorite. Questa scoperta ha costretto il team scientifico a riconsiderare le ipotesi sulla loro origine, aprendo nuove strade di indagine.
Un’alternativa geologica plausibile per spiegare la natura scura di queste rocce risiede in una potenziale origine vulcanica. Sia sulla Terra che su Marte, minerali come l’olivina, il pirosseno e la biotite sono noti per conferire alle rocce ignee la loro caratteristica colorazione scura.
Se Skull Hill e le altre “galleggianti” fossero effettivamente di natura ignea, la loro presenza in questa specifica regione potrebbe essere spiegata in diversi modi. Potrebbero provenire da formazioni vulcaniche vicine che hanno subito processi di erosione nel tempo, liberando frammenti rocciosi che sono stati poi trasportati e depositati nell’area di Port Anson. In alternativa, queste rocce vulcaniche potrebbero essere state espulse dal sottosuolo in seguito all’impatto di un asteroide, un evento catastrofico che avrebbe scavato in profondità, portando in superficie strati vulcanici più antichi.
Fortunatamente, come sottolineato nel post della NASA, il rover Perseverance è equipaggiato con strumenti scientifici avanzati in grado di misurare con precisione la composizione chimica delle rocce marziane. La capacità di analizzare in dettaglio gli elementi e i minerali presenti in Skull Hill e nelle altre “galleggianti” dalle tonalità scure si rivelerà cruciale per il team scientifico.
Comprendere la composizione specifica di queste rocce uniche fornirà indizi fondamentali per interpretarne l’origine geologica, distinguendo tra le diverse ipotesi formulate e gettando nuova luce sulla storia vulcanica e sui processi geologici che hanno plasmato il paesaggio del cratere Jezero miliardi di anni fa. La composizione chimica sarà la chiave per svelare il mistero di queste rocce aliene e per arricchire la nostra comprensione del passato geologico di Marte.
L’instancabile raccolta di indizi di Perseverance su Marte
Negli ultimi mesi, il rover Perseverance della NASA ha intrapreso una fase di intensa attività scientifica sul suolo marziano, segnando un’accelerazione significativa nel ritmo di acquisizione dati rispetto a qualsiasi altro periodo successivo al suo atterraggio, avvenuto quattro anni or sono. Come annunciato dai rappresentanti del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA in una recente dichiarazione, Perseverance ha meticolosamente raccolto campioni da cinque rocce distinte, ha condotto analisi dettagliate su ulteriori sette formazioni rocciose e ha impiegato il suo potente laser per lo studio a distanza di ben 83 altre rocce.
Questa frenetica attività testimonia l’efficacia degli strumenti scientifici a bordo del rover e la crescente comprensione del contesto geologico del cratere Jezero da parte del team di missione.
Gli scienziati coinvolti nella missione hanno sottolineato come, frequentemente, l’esplorazione del cratere richieda settimane, se non addirittura mesi, di ricerca meticolosa per individuare una singola roccia che presenti caratteristiche scientifiche uniche e che giustifichi la complessa procedura di campionamento. Tuttavia, la topografia e la composizione geologica del bordo del cratere Jezero si sono rivelate un vero e proprio tesoro scientifico.
In questa regione dinamica, Perseverance si imbatte costantemente in rocce nuove e intrinsecamente intriganti ad ogni svolta del suo percorso, come evidenziato nella dichiarazione del JPL. Questa abbondanza di materiale geologico inesplorato sta offrendo opportunità senza precedenti per comprendere la storia geologica e il potenziale passato biologico di Marte.
“I bordi dei crateri… bisogna amarli“, ha entusiasticamente dichiarato Katie Morgan, scienziata del progetto Perseverance presso il JPL, esprimendo la soddisfazione del team scientifico per le scoperte in corso. “Gli ultimi quattro mesi sono stati un vero e proprio turbine per il team scientifico, e crediamo fermamente che Witch Hazel Hill abbia ancora moltissimo da rivelarci: si è dimostrata tutto ciò che speravamo e persino di più”. L’entusiasmo della dottoressa Morgan riflette l’alto potenziale scientifico di questa regione del cratere, che sta fornendo dati preziosi sulla stratigrafia, la mineralogia e la potenziale presenza di molecole organiche preservate nelle rocce antiche.
L’obiettivo ultimo e profondamente ambizioso della missione Perseverance è quello di riportare sulla Terra i campioni di roccia accuratamente raccolti per condurre analisi di laboratorio sofisticate, volte a determinare inequivocabilmente se la vita sia mai esistita sul pianeta rosso. Tuttavia, questo sforzo monumentale, noto come la missione Mars Sample Return della NASA, sta attualmente affrontando sfide significative in termini di budget, tempistiche e complessità tecniche.
Queste incertezze stanno mettendo a rischio il futuro della missione di riporto dei campioni, lasciando la comunità scientifica internazionale in attesa di sviluppi futuri che ne chiariscano la fattibilità e le tempistiche. Nonostante queste sfide logistiche, l’incessante lavoro di Perseverance sul bordo del cratere Jezero continua a fornire dati scientifici di inestimabile valore, aprendo nuove finestre sulla storia geologica di Marte e sul suo potenziale di aver ospitato la vita in un lontano passato.
Per maggiori informazioni visita il sito ufficiale della NASA.