Il progressivo scioglimento dei ghiacciai, un fenomeno che testimonia l’incalzante cambiamento climatico, sta riportando alla luce un tesoro inestimabile: manufatti millenari, testimonianze di un’umanità che ha sfidato le vette ghiacciate fin dalla preistoria.
In Norvegia, paese pioniere nell’archeologia glaciale, la scoperta di oltre 4.500 reperti ha aperto una finestra straordinaria sulle antiche rotte commerciali, sulle tecniche di sopravvivenza e sulle vite dei nostri antenati.

L’archeologia glaciale: una disciplina in ascesa
L’archeologia glaciale, una disciplina relativamente giovane, si dedica allo studio dei reperti organici e inorganici conservati nei ghiacciai. La Norvegia, con il suo programma “Secrets of the Ice”, si è affermata come leader in questo campo, grazie all’impegno nella ricerca, nel recupero e nella conservazione di questi tesori nascosti. Espen Finstad, co-direttore del programma, sottolinea l’importanza di questi ritrovamenti per comprendere le antiche industrie, le rotte commerciali e le strategie di adattamento delle popolazioni che abitavano queste montagne.
La banchisa di Lendbreen, un sito di straordinaria ricchezza archeologica, ha rivelato una quantità sorprendente di manufatti millenari, testimonianza del suo ruolo cruciale come via di transito durante l’era vichinga e medievale. Le intense ondate di calore dell’estate 2024 hanno accelerato lo scioglimento del ghiaccio, portando alla luce nuove scoperte di inestimabile valore, tra cui frecce, tessuti e resti di animali.
Tra i manufatti millenari rinvenuti, spiccano oggetti di uso quotidiano come guanti, indumenti, calzature e utensili, ma anche resti di animali, slitte e strutture in legno. Questi manufatti, conservati intatti dal ghiaccio per millenni, offrono uno sguardo privilegiato sulla vita quotidiana, sulle tecniche di caccia, sull’allevamento e sui trasporti delle popolazioni che abitavano queste montagne.
Fin dall’età della pietra, i ghiacciai norvegesi sono stati attraversati da rotte di caccia, di viaggio e commerciali. Gli oggetti ritrovati lungo questi sentieri rivelano una fitta rete di scambi tra la costa e le zone interne del paese, testimoniando la mobilità, l’intraprendenza e la capacità di adattamento delle antiche popolazioni. Il riscaldamento globale, responsabile dello scioglimento dei ghiacciai, rappresenta una minaccia per la conservazione di questi manufatti millenari, poiché l’esposizione all’aria e all’acqua accelera il processo di decomposizione. Tuttavia, allo stesso tempo, offre agli archeologi un’opportunità unica per studiare e recuperare testimonianze di un passato altrimenti inaccessibile.
Il recupero dei manufatti millenari dai ghiacciai in scioglimento pone sfide significative in termini di conservazione. Gli archeologi devono agire rapidamente per recuperare gli oggetti prima che si deteriorino a causa dell’esposizione agli agenti atmosferici. Inoltre, è necessario sviluppare tecniche di conservazione adeguate per preservare questi reperti per le generazioni future.
Manufatti millenari: frammenti di vita quotidiana e tecniche perdute
Per raggiungere Lendbreen, gli archeologi utilizzano cavalli da soma, animali indispensabili per trasportare l’attrezzatura necessaria all’allestimento del campo base. In questo scenario suggestivo, una freccia, eccezionalmente conservata, giaceva semplicemente sul ghiaccio, come un dono inaspettato: “È molto raro trovare dei manufatti millenari così ben conservati sul ghiaccio. Quindi è stato un po’ un regalo. Era molto bello“, ha raccontato Espen Finstad, co-direttore del programma. Solitamente, il ritrovamento di reperti richiede un’accurata opera di scavo, ma in questo caso, gli archeologi hanno potuto semplicemente raccogliere la freccia, un’esperienza quasi magica.
Le frecce ritrovate a Lendbreen testimoniano un’intensa attività di caccia alle renne, che nell’età del ferro e nel Medioevo assumeva quasi i connotati di un’industria: “Naturalmente la gente cacciava per procurarsi il cibo, ma anche per venderlo al mercato“, ha spiegato Finstad. Le frecce, quindi, non erano solo strumenti di sussistenza, ma anche merce di scambio, simbolo di un’economia fiorente e di una società organizzata.
Le frecce, con le loro punte, i loro materiali e le loro tecniche di fabbricazione, possono rivelare preziose informazioni sulle società del passato. Alcune punte di freccia, ad esempio, sono ricavate da cozze di fiume provenienti da luoghi lontani, indizio di quanto gli antichi viaggiassero e commerciassero. Le frecce preistoriche ritrovate dal team di Finstad, alcune con l’impennaggio ancora intatto, sono manufatti millenari rari e delicati, testimonianza di una conservazione eccezionale e di tecniche di lavorazione raffinate.
Oltre alle frecce, gli archeologi hanno ritrovato a Lendbreen piccoli oggetti “strani“, difficili da identificare. Si tratta di frammenti di legno, pelle e tessuto, testimonianze della vita quotidiana di epoche passate, che non si trovano in altri contesti archeologici, perché si sono degradati. Finstad ha stimato di aver trovato circa 50 di questi oggetti misteriosi nel 2024, piccoli tesori che aprono una finestra sulla vita di tutti i giorni dell’era vichinga e di epoche precedenti. Questi oggetti, spesso di piccole dimensioni, rivelano tecniche di lavorazione, materiali utilizzati e aspetti della vita quotidiana che altrimenti rimarrebbero sconosciuti.
Conclusioni
Le forti nevicate hanno ostacolato gli sforzi degli archeologi, ma non hanno spento il loro entusiasmo. Ora, con una mappa più chiara dei siti da esplorare, il team di Finstad è impaziente di tornare a Lendbreen: “Siamo entusiasti di tornarci“, ha concluso Finstad, consapevole che i ghiacci norvegesi custodiscono ancora molti altri manufatti millenari, pronti a essere svelati. Le future spedizioni si concentreranno sull’esplorazione di nuove aree e sull’analisi dei reperti già ritrovati, con l’obiettivo di ricostruire un quadro sempre più completo della vita e delle attività delle popolazioni che hanno abitato le montagne della Norvegia.